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CANNIZZARO: «COSÌ CHIUDEREMO ANCHE PER 2 SETTIMANE AL MESE»

Sanità privata accreditata: «mancano altri 15 milioni di euro»

Sanità lucana, nel pasticcio di parole, con poco capo e senza coda, della maggioranza governativa regionale, una cosa appare certa: la conclusione è sleale. Il presidente Bardi e l’assessore regionale al ramo, novelli funamboli sulle arzigogolature delle antinomie e delle antitesi. Il primo è tranquillo perchè il rosso complessivo delle aziende sanitarie lucane non è di 34milioni di euro, ma di «15milioni di euro», anche se il giorno dopo l’incontro al Mini- stero dell’Economia e delle Finanze, per Braia, che da presidente della 2a Commissione consiliare “Programmazione e Bi- lancio”, ha audito proprio i Dg della sanità lucana, il passivo sarebbe, invece, di 24milioni di euro, e il secondo soddisfatto perchè nella vertenza con le strutture private accreditate «abbiamo raggiunto una soluzione». Per entrambe le tematiche, ancora molte le tessere che non s’incastrano nel rassicurante mosaico cesellato con impasto di ardita speculazione politica da Bardi e Fanelli. Tanti anche gli annessi e connessi, come, per esempio, il fatto che il Tavolo di verifica ministeriale sui Livelli essenziali di assistenza previsto nell’Intesa Conferenza Stato-Regioni del 2005, non ha ancora certificato il rispetto dell’equilibrio economico e finanziario del Servizio sanitario regionale per l’anno 2022. Il Bilancio consuntivo del sistema sanitario regionale, tra l’altro l’ultimo approvato è del 2020, per cui mentre il Mef certificava il rosso lucano, i Dg erano in 2a e 4a Commissione consiliare a decantare, tranne l’Asm, gli utili del 2021, ha monopolizzato il dibattito politico per l’intera settimana, ma in assenza di numeri ufficiali, preferibile rivolgere l’attenzione sulla vertenza per Fanelli risolta. Per l’altra campana, quella appunto delle strutture private accreditate, la soluzione di Fanelli è un concetto astratto che cozza con i numeri fuori asse e soprattutto con i milioni mancanti.

CANNIZZARO SU COSA ACCADRÀ

«Con le condizioni economiche stabilite dalla Giunta regionale – ha dichiarato, contattato da Cronache Lucane, Michele Cannizzaro, rappresentante Cicas nonchè ex Dg del San Carlo di Potenza – i centri accreditati potranno soddisfare le richieste del Cup per circa 2 settimane al mese. Per cui ogni mese, a partire da subito, non verranno erogate agli aventi diritto il 50 % delle prestazioni. Rimandare a casa la metà delle perso- ne prenotate, significa allungare in maniera incisiva le liste d’attesa». A supporto, Cannizzaro produce dati e fatti. Da ricordare, tra le altre cose, sono vicende separate, ma che viaggiano su binari paralleli a quello dell’attuale budget di spesa per gli anni 2023 e 2024 per le strutture private accreditate per la specialistica ambulatoriale, l’atto di Giunta alla base dei trionfalismi di Fanelli, che la Regione, e ci sono ormai da oltre un anno sentenze sfavorevoli a via Verrastro da parte della Giustizia amministrativa, prima Tar e poi Consiglio di Stato, non ha ancora pagato, per l’appunto alle strutture accreditate, gli arretrati del triennio 2018- 2019-2020. C’è dell’altro. La delibera di Giunta approvata e relativa al budget citato, di certo non risolve la questione dei circa 10milioni di euro che la Regione non vuole rimborsare ai privati accreditati relativamente ai mesi di ottobre, novembre e dicembre 2022. Le strutture private accreditate, nel gennaio scorso e per la prima volta nella storia lucana, chiusero una decina di giorni. Per i cittadini, l’impossibilità di accesso alle cure dato che, in quel lasso temporale, nè nel pubblico, nè nel privato accreditato, possibile fare visite e accertamenti. Il grave campanello d’allarme, però, è come se non fosse stato udito, in realtà è stato ignorato, a via Verrastro. Così dai 10 giorni una tantum, il rischio attuale e concreto è la chiusura del- le strutture 2 settimane al mese. In tema di antinomie, per un collegamento tra passato e presente, torna utile il Decreto legge Balduzzi del 2012, contenente le «disposizioni urgenti per la riduzione della spesa pubblica a servizi invariati». La contraddizione lessicale, purtroppo, almeno nel caso della sanità accreditata, diventa un controsenso reale. Le risorse assegnate dalla Regione per il 2023-2024 sono le stesse che l’ultima Giunta Pittella aveva assegnato in base al Decreto legge Balduzzi, ovvero alla riduzione della spesa consuntiva del 2011 ridotta del 2%: 25milioni e 738mila euro annui per i residenti e 2milioni e 144mila euro per i non residenti.

LE PROMESSE DELLA GIUNTA

I soldi sembrano proprio non bastare, a meno di servizi variati e non invariati come da formula normativa, ma il presidente Bardi, l’assessore Fanelli e la Giunta tutta, pare lo sappiano. Non casualmente l’esecutivo regionale ha provato a ripararsi dietro un’altra formula di stile che rimanda e non risolve: la previsione di un «successivo provvedimento» per ripartire tra le strutture private accreditate per la specialistica ambulatoriale, «eventuali ed ulteriori risorse regionali per gli anni 2023 e 2024, secondo criteri da definire, previa approvazione del fabbisogno sanitario e del Piano socio sanitario regionale». Un’allitterazione di aleatorietà. Oltre Bardi, Fanelli e la Giunta, ad essere pienamente consapevole della problematica, il Direttore generale del Dipartimento regionale Francesco Bortolan.

LE PROMESSE DEL DG BORTOLAN

Il 23 febbraio scorso, il tavolo regionale permanente sulla sanità privata. Tavolo convocato dal Dg stesso per acquisire la proposta unitaria dei rappresentanti delle associazioni di categoria in merito al criterio di determinazione del budget provvisorio del primo trimestre dell’anno 2023. Proposta condivisa prodotta, nella sostanza i rappresentanti hanno dettagliato criteri, numeri ed ammontare della spesa, in pratica hanno fatto i compiti che avrebbe dovuto fare quantomeno anche il Direttore generale, e proposta acquisita con soddisfazione dal Dg Bortolan che ha pure verbalizzato espressioni dal tenore qua-e quello della seguente dichiarazione scritta: «Il privato accreditato rappresenta una risorsa indispensabile per soddisfare la domanda di prestazioni sanitarie regionali che il sistema pubblico, da solo, non è in grado di garantire». Su tutte, la suprema promessa: «La Regione non intende sottrarre risorse al settore privato». Dal 23 febbraio in poi, silenzio a senso unico: Dg scomparso. Così, come un fiume carsico, l’insufficiente capienza economica, è riemersa in tutta la sua potenza con la delibera di Giunta che disattende in toto quanto emerso proprio dal tavolo regionale di febbraio. A titolo esemplificativo e non esaustivo, i rappresentanti delle strutture private accreditate avevano, tra le altre cose, “suggerito” di non ricorrere alla suddivisione mensile del budget annuale, «la mensilizzazione delle risorse è una operazione di “cosmetica contabile”, non se ne comprende la ratio in assenza di criteri di appropriatezza e congruità», ma invece la Giunta l’ha fatto. Soprattutto, però, è stato fatto presente al Dg come la produzione effettiva dell’anno 2022 corrispondesse al fabbisogno reale di salute da soddisfare in Basilicata. Numeri alla mano, più prestazioni, ovvero più servizi, più soldi da stanziare. L’equazione meno spesa, con uguali servizi, non trova applicazione al caso reale. Sul tavolo, da ricordare lo sforamento dell’anno scorso, la cifra: 41 milioni di euro annui. La risposta di 48 ore fa dall’esecutivo lucano: per i residenti, budget annuo da 25 milioni e 438mila euro. Visti i precedenti dei non pagamenti Regione-strutture private accreditate, la chiusura periodica annunciata da Michele Cannizzaro, è con ogni probabilità più che un rischio concreto e attuale, ma una sorta di certezza.

Ferdinando Moliterni

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