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GORGOGLIONE, GUP CONDANNA A 4 ANNI E 4 MESI IL DIPENDENTE INFEDELE PATERNÒ

Negli anni trafugati circa 400mila euro trasferiti dai conti comunali su quelli di parenti: disposto il maxi risarcimento economico e la confisca per equivalente

Il Gup del Tribunale di Matera, Angelo Onorati, ha condannato a 4 anni e 4 mesi di reclusione il dipendente infedele del Comune di Gorgoglione, ex capo del settore Ragioneria, Clemente Paternò. Paternò (difeso dall’avvocato Gianni Di Pierri), accusato di peculato e falso ideologico, aggravati e continuati, aveva scelto il rito abbreviato che prevede una diminuizione della pena. L’inchiesta penale prese il via a seguito della denuncia presentata in Procura da Carmine Nigro in qualità di sindaco di Gorgoglione. Il Comune, rappresentato dall’avvocato Maurizio Spera, si è poi costituito parte civile nel processo. L’ultra sessantenne Paternò, come sostenuto dall’accusa, abusando della funzione pubblica svolta presso il Comune di Gorgoglione, nel corso degli anni ha emesso 34 falsi mandati di pagamento a favore di un suo zio e di sua moglie. La banca che svolge i servizi di Tesoreria per conto del Comune, una volta ricevuti i mandati, indotta in errore, effettuava i relativi bonifici sui conti intestati allo zio e alla coniuge del funzionario infedele che poi, da quei conti, li prelevava in contanti. Gli inquirenti, tramite accertamenti patrimoniali, acquisizioni documentali, analisi di tabulati telematici, escussione di persone informate su quanto accaduto, hanno ricostruito l’intera vicenda a partire dal 2010 per arrivare fino al 2020. Nel corso delle indagini è stato anche acquisito l’indirizzo informatico dal quale Paternò con il proprio smartphone aveva disposto un mandato di pagamento. Ricostruite pure le modalità utilizzate dal funzionario per nascondere gli esborsi nel bilancio del Comune ai controlli interni e dei revisori contabili: Paternò, come da accusa, formava un primo falso mandato, simulando pagamenti per importi Iva dovuti all’erario col metodo del cosiddetto “split payment” ovvero scissione dei pagamenti, cioè pagamenti per servizi fittizi forniti da altri Enti pubblici, e successivamente produceva un secondo falso mandato, con stesso oggetto, numero e importo del primo ma diverso beneficiario, che corrispondeva al suo parente o coniuge. Inserendo come beneficiario fittizio del primo falso mandato un qualsiasi Ente pubblico, l’indagato limitava così il rischio dei controlli successivi sulla contabilità del Comune. All’esito dell’attività ispettiva interna, il Comune di Gorgoglione instaurò il procedimento di licenziamento per giusta causa nei confronti del dipendente infedele. Ad ogni modo, l’ammontare delle somme sottratte è risultato pari a crica 407 mila euro. Per queste condotte delittuose, il Gup di Matera, Angelo Onorati, ha condannato Clemente Paternò a 4 anni e 4 mesi di reclusione, oltre che al risarcimento del danno di 399mila euro più rivalutazione e interessi, con contestuale confisca per equivalente.

Di C. Merlo

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