«SI ATTRAGGANO NUOVI ISCRITTI ALL’UNIBAS, A PARTIRE DAL 77% DEI LUCANI CHE STUDIANO FUORI REGIONE»
L’eurodeputata Chiara Gemma chiede il rilancio dell’università della Basilicata: «Si prospetta un quadro drammatico per il futuro dell’Ateneo»
«I più recenti dati Istat e il recente studio della società di consulenza Talents Venture evidenziano un quadro drammatico per il futuro dell’università della Basilicata. Il calo demografico e la fuga degli studenti verso il Centro-Nord incideranno drammaticamente sulle fu- ture immatricolazioni all’ateneo lucano, perché la presenza di meno giovani significherà avere meno studenti, un fatto che metterà a rischio l’esistenza di alcuni corsi di laurea considerato che già oggi il 58% dei corsi dell’università della Basilicata ha meno di venti studenti. Un effetto domino che comporterà meno entrate per l’università e di conseguenza rischierà di diventare insostenibile sul piano economico». Così, in una nota, l’on. Chiara Gemma, eurodeputata del Sud e della Basilicata. «Per scongiurare questa eventualità, – ha sottolineato – occorre fare in modo che i giovani lucani restino a studiare in Basilicata, poi bisogna intercettare altre fasce di popolazione e attirare iscritti non solo dalle altre regioni ma anche tra gli studenti dei Paesi dell’Ue, attraverso i programmi di studio come l’Erasmus. Un ulteriore aiuto dovrà arrivare dalle risorse del Pnrr destinate agli interventi per incrementare e migliorare le residenze per gli studenti». «Esaminando i numeri e le proiezioni future, – ha continuato l’on. Gemma – il quadro che si registra in Basilicata è allarmante: il 77% degli studenti universitari lucani studia fuori regione; l’università della Basilicata è al secondo posto (-19%) tra i quindici atenei italiani che perderanno il maggior numero di studenti entro il 2030; nel 2040 i ragazzi lucani nella fascia di età tra i 18 e i 21 anni saranno il 33% in meno rispetto ai residenti attuali. Il problema, com’è noto, – ha precisato l’europarlamentare – non riguarda solo la Basilicata. Negli ultimi vent’anni hanno lasciato le regioni del Sud circa 1,2 milioni di giovani. Di questi, uno su quattro è laureato e non possiamo consentire che si rifugi all’estero perché l’Italia non offre le stesse opportunità di crescita personale e professionale. Ciò di cui hanno realmente bisogno i giovani del Mezzogiorno è esercitare il ‘diritto a restare’». «Un primo segnale importante – ha concluso l’on. Gemma – arri- va dalla Commissione europea, che con la Comunicazione sul- l’utilizzo dei talenti nelle regioni d’Europa più colpite dalla transizione demografica, ha lanciato il Talent Booster Mechanism, il meccanismo di valorizzazione dei talenti per trattenere e attrarre i giovani, le capacità e le competenze necessarie, contrastando il fenomeno della trappola demografica».