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REGIONE, 3 FUNZIONARI NEI GUAI

Cave, regalie da imprenditori per non vedere: 5 misure cautelari. Bardi: «Si faccia chiarezza»

Tentata concussione, corruzione e falso ideologico: un nuovo scandalo giudiziario travolge la Regione Basilicata. Su disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Potenza, i Carabinieri Forestali del Gruppo e del Nucleo investigativo ambientale agroalimentare e forestale del capoluogo, hanno eseguito 5 misure cautelari personali, 3 arresti domiciliari e 2 divieti di dimora nella regione Basilicata a carico di funzionari dell’Ufficio Difesa del suolo, geologia ed attività estrattive della Regione, nonché di alcuni imprenditori.

GLI INDAGATI E LE MISURE CAUTELARI

Agli arresti domiciliari il funzionario regionale Vito Antonio Nella e gli imprenditori operante nel settore della coltivazione delle cave Luigi Alianelli e Giuseppe Grieco. Mentre sottoposti al divieto di dimora nella regione Basilicata, i due funzionari regionali Nicola Cafarella e Donato Palma.

TRA RIPRISTINO AMBIENTALE E FIDEIUSSIONI, LE REGALIE

Le indagini della Procura di Potenza, iniziate nel 2021, hanno permesso di accertare, a livello di gravità indiziaria, grazie anche all’uso di intercettazioni telefoniche ed ambientali, «un’allarmante e pervasivo sistema di vero e proprio addomestica- mento delle funzioni pubbliche di controllo proprie dei funzionari regionali», che, sulla base del quadro indiziario emerso, a fronte di diversi tipi di regalie e vantaggi economici, beneficiavano alcuni imprenditori dediti alla coltivazione mineraria di cave ubicate nella regione Basilicata consentendo loro, di fatto, di evitare di porre in essere le previste, ed ovviamente onerose, attività di ripristino ambientale a valle dell’attività estrattiva e di evitare che la Regione Basilicata escutesse le fideiussioni bancarie che i titolari di cave sono tenuti ad apprestare proprio a garanzia del corretto adempimento delle predette attività di ripristino.

FUNZIONARI PUBBLICI E «DITTE AMICHE»: I SOPRALLUOGHI AL BAR

Le indagini hanno fatto emergere un comporta- mento «molto accorto e guardingo» degli indagati nei cui confronti, tuttavia, grazie alla professionalità degli investigatori, sono stati comunque acquisiti indizi di reato ritenuti gravi. A seguito delle intercettazioni, i predisposti servizi di appostamento effettuati dalla polizia giudiziaria coordinata dalla Procura di Potenza, hanno consentito di tracciare gli incontri dei funzionari pubblici indagati e dei rappresentanti delle ditte “amiche”, in luoghi sempre diversi e “riservati” esterni agli Uffici, come ad esempio auto, bar, distributori di benzina e via discorrendo. Il meccanismo normativo, che permette la continuazione delle varie fasi dell’attività estrattiva previo ripristino ambientale delle fasi già completate, sulla base degli indizi raccolti durante le indagini, le cui risultanze sono da verificare in sede dibattimentale, risultava del tutto aggirato sia attraverso verbali di sopralluogo ideologicamente falsi, che cioè davano atto di attività di ripristino non svolte, sia con la mancata escussione delle polizze fideiussorie nel caso di mancato ripristino. Dalle indagini, è emerso, sempre a livello di gravità indiziaria, «una violazione sostanziale e reiterata delle normative volte alla tutela dell’ambiente e del paesaggio che, ancorchè coperta da una formale regolarità amministrativa, ha determinato danni al paesaggio lucano, anche attraverso la vanificazione dei controlli di polizia che dovevano necessariamente fermarsi di fronte ad autorizzazioni rilasciate dalla Regione».

IL DANNO AMBIENTALE ED ECONOMICO

Sulla base degli indizi raccolti, la Procura ha concluso che a fronte dei benefici ottenuti dai funzionari pubblici e del profitto per gli imprenditori, «è corrisposto un grave danno al territorio lucano, deturpato da voragini la cui eventuale eliminazione e messa in sicurezza richiederà uno sforzo economico notevolissimo da parte della Regione Basilicata, anche in considerazione del fatto che, come detto, le fideiussioni che gli imprenditori fornivano all’Amministrazione regionale, non sono state escusse nei tempi dovuti». 

IL FUNZIONARIO HA “CANTATO” SOLO DOPO I RICATTI SUBITI

«Non può non evidenziar- si, infine – ha commentato il Procuratore distrettuale Francesco Curcio -, una nota positiva: in un caso è emerso a livello di gravità indiziaria che ad un imprenditore erano stati richiesti, da un Pubblico Ufficiale sottoposto ad indagine, esborsi di denaro per lo svolgimento di attività di Ufficio». «Ebbene – ha spiegato Curcio -, questo imprenditore ha collaborato con gli inquirenti denunciando i ricatti che gli erano stati rivolti. Grazie alle sue propalazioni, quindi, una delle vicende oggetto dell’indagine non solo è emersa, ma, sulla base delle susseguenti investigazioni, è stata ritenuta dimostrata a livello di gravità indiziaria, consentendo, così, l’adozione del provvedimento cautelare anche per tale episodio».

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