LA BASILICATA IN VIA D’ESTINZIONE
L’approfondimento di Livia Graziano
Le elaborazioni statistiche vengono prese in esame per analizzare il livello qualitativo delle condizioni di vita di una popolazione o regione, come essa si evolve nel tempo e le differenze che vi sono tra una determinata area geografica rispetto ad un’altra. I dati storici forniscono, quindi, una visione delle qualità della vita incontrovertibile seppure tali dati spesso, risentono, purtroppo, di eventi catastrofici, risultando in forte aumento soprattutto in quei periodi storici quali: la diffusione della colerea asiatica del 1867 (oltre 100.000 morti in Italia in più rispetto all’anno precedente), la prima guerra mondiale (1914-1918) che causò ben 650 mila morti in Italia, la seconda guerra mondiale (1939-1945) con 500 mila decessi o nel 2020 a causa del Covid. L’indice di mortalità indica il numero medio di decessi in un anno ogni mille abitanti; ri- guardo ai periodi non caratterizzati da catastrofi, quali quelle precedentemente elencate, in Italia le regioni in cui il tasso è basso sono il Trentino Alto Adige (10,2 per mille) la Campania (9,5%), il Lazio (9,6%); mentre le regioni in cui il tasso di mortalità è alto sono il Veneto (13,9%), seguito da Valle d’Aosta, Calabria e Puglia (11,8%). Sopra la media nazionale anche Piemonte, Emilia-Romagna, Umbria, Abruzzo e Basilicata. Le cause di morte più frequenti in Italia sono le malattie ischemiche del cuore (75.098 casi), le malattie cerebrovascolari (61.255) e altre malattie del cuore (48.384). I tumori maligni figurano tra le principali cause di morte. Dagli ultimi dati diffusi dall’Istat emerge un quadro chiaro della situazione lucana, dal 2002 tale indice risulta essere sempre e costantemente in aumento, basti pensare che nel 2002 il tasso di mortalità era pari al 9,2%, mentre l’ultimo dato (2019), risalente a prima del Covid-19, riporta un 11,7%. Evidentemente, tale dato è poi aumentato in maniera importante durante il biennio Covid con un 12,6% nell’anno 2021. Leggendo i numeri e provando ad interpretare in maniera approfondita i dati statistici, senza dubbio il maggior numero di morti è dovuto anche alla dimensione della popolazione anziana che in Basilicata assume dimensioni sopra la media nazionale. Difatti, la popolazione lucana presenta, nel 2020, una struttura per età più anziana rispetto al resto del Paese, come emerge dal profilo delle piramidi di età. L’età media, nel 2019, è pari a 46 anni contro i 45,4 della media nazionale. Quest’ultimo dato, chiaramente, è influenzato dalle migrazioni che hanno luogo sul territorio lucano annualmente, dove la popolazione fra i 18 e i 25 anni soprattutto per scelte lavorative e scolastiche tende a scegliere una meta al di fuori del territorio per poi eventualmente fare ritorno in età avanzata. Analizzando i dati per provincia, emerge che Matera presenta dei dati confortevoli dal momento che ha una struttura demografica più giovane, con un’età media di 45,4 anni e un indice di vecchiaia (numero di persone con età superiore a 65 anni ogni 100 ragazzi tra 0 e 14 anni) pari a 194,5. Meno rosea la situazione in provincia di Potenza dove si riscontra un’età media superiore ai 46 anni ed un indice di vecchiaia pari a 210. Probabilmente Matera ha dei dati maggiormente confortevoli rispetto a Potenza poiché, oltre ad essere stata Capitale della Cultura nel 2019, tende ad attrarre moltissimi giovani per i vari, eventi e concerti che vengono effettuati sul territorio. Quindi un territorio che invoglia i giovani a rimanere nella propria terra e non ad andarsene, come invece accade nella zona di Potenza. Dati poco incoraggianti che mostrano una fotografia della Basilicata desolante e poco rassicurante. Difficile trovare una ricetta che possa disegnare un quadro migliorativo per il momento, ma è chiaro che occorrerà uno sforzo e un impegno anche da parte della politica regionale, e non solo, per provare ad immaginare percorsi virtuosi che, da un lato provino ad invertire la tendenza all’aumento della popolazione anziana (magari attuando politiche giovanili adeguate) e dall’altra immaginando e favo- rendo lo sviluppo di servizi ed economie per gli anziani.
Di Livia Graziano