NAPOLI, LA BASILICATA C’È
Lo scudetto del riscatto, festeggiamenti lucani per la 3a vittoria del campionato italiano di calcio
“Si può fare” è la frase che il dottor Frankenstin Junior dice nell’omonimo film cult di Mel Brooks. Passata l’ebrezza e l’emozione della vittoria è la prima cosa che mi è venuta a mente fredda ripensando alla vittoria dello scudetto del Napoli. Si può fare grida quello scudetto e non lo grida soltanto a Napoli, lo grida anche alla troppo spesso colpevole rassegnazione del mezzogiorno in cui risuonano ancore le alternative nittiane tra brigante e migrante come uniche opzioni. Si può fare. Si può vincere al Sud senza lasciarlo. Lo si può fare senza dover inseguire modelli altrui. Si può fare. Si possono ribaltare le gerarchie consolidate del mondo in cui ci muove. Se è stato possibile farlo nel calcio è possibile farlo ovunque. Al sud è sempre tutto più difficile. Sicuramente i numeri ci dicono che è più difficile vincere. Il Napoli dimostra che si può fare.
CADERE E RIPARTIRE
Si può fare. Si può fallire e si può ripartire. Esattamente 20 anni fa il Napoli degli scudetti, quello di Maradona e della coppa Uefa non esisteva più. La sezione fallimentare del Tribunale di Napoli aveva decretato la sua fine soffocato dai debiti.Il Napoli ripartiva dalla Serie C, ripartiva dai campi di provincia, da stadi nei quali non aveva mai giocato e che mai i suoi tifosi immaginavano di dover vedere. Ripartiva dalla serie C e il primo anno falliva anche la ripartenza, arriva terza in serie C dietro Rimini ed Avellino perdendo la finale play off proprio contro gli irpini. Due anni nell’inferno della serie C per tornare prima in serie B e poi in serie A.Si può fare. Si può fallire fino a scomparire, si può perdere tutto, si può cadere e non riuscire a risollevarsi e alla fine si può vincere lo scudetto.Vincere lo scudetto partendo dalla serie C non è una cosa che succede spesso, così come nella vita non succede spesso che gli ultimi diventino primi, che chi perde tutto possa poi rifarsi. Lo scudetto al Napoli, però, dimostra che per quanto difficile si può fare.
RICOSTRUIRE DA NUOVE FONDAMENTA
Si può fare. Si può vincere contro i favori dei pronostici. Nelle griglie di partenza il Napoli era, secondo tutti i commentatori sportivi era ben dietro alle milanesi e alla Juve.I commentatori sportivi sbagliavano, la verità è più forte delle ideologie anche nel calcio e una squadra che lascia partire i suoi talenti migliori (Insigne, Martens e Koulibaly) per prendere dei perfetti sconosciuti come Kim e Kvaratskhelia.Si può fare perché gli esperti possono sbagliare.
UNA FESTA TANTO ATTESA
33 anni dall’ultimo scudetto sono un tempo lunghissimo, un tempo in cui il Napoli è stato ferito, è stato ucciso, è morto ed è resuscitato fino ad arrivare alla vittoria.33 anni sono una generazione intera da un punto di vista anagrafica. Dopo 33 anni Napoli ha fatto festa e hanno fatto festa in tutto il mondo da New York a Buenos Aires, da Torino a Milano con piazze piene quanto per i successi delle squadre locali a dimostrazione della diffusione del tifo napoletano in Italia e nel Mondo. Una festa che si è svolta anche a Potenza grazie al Club Napoli e spontaneamente in tanti Comuni della Basilicata. Una festa che ha portato e sta portando milioni di turisti a Napoli con ricavi che Confcommercio stima in 18 milioni di euro fino ad ora soltanto per ciò che concerne gli ingressi di visitatori in Città per assistere ai festeggiamenti legati all’evento sportivo a dimostrazione che gli attrattori territoriali, quando ben funzionanti e nati da iniziative private e non da carrozzoni pubblici, sono capaci di essere autentici motori di sviluppo economico. Un effetto di trascinamento che non si era mai vista in nessun’altra città in cui si sono svolti festeggiamenti per vittorie calcistiche e che meriterebbe di essere approfondito per la sua unicità.