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DIPENDENZE IN AUMENTO IN BASILICATA

L’intervista “Famiglie fuori gioco”, non solo azzardo: ci sono anche le relazioni tossiche di coppia. Le psicologhe dell’associazione: «L’assuefazione affettiva è senza sostanza ma ugualmente nociva»

È quasi un anno che è attivo il gruppo di ascolto “DipendeDaTe” presso la sede dell’associazione “Famiglie Fuori Gioco” a Potenza. L’associazione è molto attiva nella città capoluogo, si occupa della sensibilizzazione, prevenzione e trattament dei comportamenti legati a tutti I tipi di dipendenze. Dek progetto “DipendeDaTe” ne parliamo con le dottoresse Roberta Santopietro, Cecilia Caggianese e Sonia Salvia.

L ’Aps “ Famiglie Fuori Gioco” è un’associazione che vuole promuovere la salute a 360° e per tutte le fasce della popolazione. Quali sono le attività intraprese in tal senso?

«L’associazione “Famiglie Fuori Gioco” nasce a Potenza nel 2010 con lo scopo, appunto, di promuovere la salute in tutti i suoi ambiti e in tutte le fasce della popolazione in generale, con specifica attenzione alla prevenzione e al trattamento di comportamenti a rischio legati alle dipendenze comportamentali come il gioco d’azzardo patologico e la dipendenza affettiva. Tutte le attività e le azioni promosse ed attuate nell’associazione riguardano la prevenzione, sensibilizzazione, formazione e trattamento. Lo strumento caratterizzante il lavoro dell’associazione è il gruppo A.M.A., ovvero un gruppo di auto mutuo aiuto finalizzato al supporto e al sostegno di persone accomunate dalla stessa problematica. Tali gruppi sono condotti da operatori professionali (psicologi e assistenti sociali) dotati di specifica competenza. Inoltre, l’associazione, periodicamente organizza eventi di informazione e sensibilizzazione rivolti alla popolazione generale, con particolare attenzione ai giovani, portando la propria esperienza professionale e di vita sia nelle piazze dei comuni del territorio lucano, che nelle scuole»

In 13 anni di attività come ha risposto la città di Potenza alle iniziative proposte?

«In 13 anni di attività si è notato un notevole incremento nel coinvolgimento della popolazione rispetto alle tematiche di cui si occupa l’associazione. La sensibilizzazione e l’informazione nelle piazze, attraverso appositi stand o grazie ai convegni pubblici, ha spinto molte persone ad approfondire la personale conoscenza sulle tematiche. Il coinvolgimento attivo delle scuole, inoltre, attraverso specifici incontri psico-educativi, ha portato anche i più giovani a riflettere e a prendere consapevolezza dei rischi del gioco d’azzardo patologico e della difficoltà nell’affrontare una relazione disfunzionale. Inoltre, in questi anni, grazie alla preziosa collaborazione dei cittadini e delle scuole, è stato possibile, attraverso la compilazione di questionari, effettuare uno screening per monitorare l’incidenza del fenomeno del gioco d’azzardo sul territorio. Nello specifico, dal 2010, la nostra associazione può contare quasi 500 famiglie che hanno chiesto aiuto per un supporto, intraprendendo un percorso all’interno dei gruppi di auto mutuo aiuto che vede la partecipazione del giocatore/giocatrice e di un accompagnatore. Ad oggi, sono presenti in associazione ben 3 gruppi A.M.A. che si de- dicano completamente al contrasto del gioco d’azzardo patologico ed 1 specifico per la dipendenza affettiva rivolto a sole donne». Dal 2022 nasce un nuovo progetto, “DipendeDaTe” . In cosa consiste? Quali obiettivi vuole perseguire e da quale esigenza nasce? A chi è dedicato? «Il nuovo progetto “DipendeDaTe” nasce dall’osservazione, all’interno dei gruppi A.M.A, del comportamento messo in atto dai familiari che affiancano il giocatore durante il percorso, per lo più accompagnatrici donne. Queste ultime adottavano un comportamento noto come quello “della croce rossina” dove a tutti i costi vogliono salvare il proprio partner, sostituendosi a lui con la convinzione che questa sia l’unica modalità per sentirsi gratificate e riconosciute come “brave ed apprezzabili” partner, arrivando fino al totale annullamento della propria identità, una delle caratteristiche principali nella dipendenza affettiva. Da questa esigenza, parte da settembre 2022, il gruppo di auto mutuo aiuto per sole donne di ogni età, che riscontano questa problematica relazionale nella propria vita. L’obiettivo che si vuole perseguire è quello di favorire il confronto tra donne che vivono la stessa esperienza di relazione affettiva tossica e, grazie al potere della condivisione e del supporto reciproco, acquisire gli strumenti personali per uscirne».

Quella affettiva è una vera e propria dipendenza, ma quanta consapevolezza c’è dei rischi che si corrono? Quanto questa è sentita come una dipendenza da chi ne soffre o da chi è vicino a chi ne soffre?

«Quella affettiva, seppur ancora non presente nel DSM5, è una vera e proprio dipendenza comportamentale, in cui l’oggetto della dipendenza non è una sostanza ma un comportamento che si mette in atto. È una dipendenza sempre più diffusa, che colpisce entrambi i generi, con una prevalenza femminile, e che si caratterizza per una dedizione incondizionata all’altro, una difficoltà ad interrompere una relazione affettiva distruttiva e una tendenza a idealizzare il partner, sminuendo sé stessi. Tutto ciò può generare veri episodi di assuefazione e astinenza se la relazione viene interrotta. Grazie ai colloqui già effettuati con le ragazze che hanno chiesto il nostro supporto, abbiamo notato quanto il livello di consapevolezza possa essere variabile. Vi è una buona parte di donne che riconosce e valuta i rischi di tale problematica su sé stesse, avendo già la consapevolezza di vivere in “gabbia”, ovvero intrappolate in una relazione che sottrae “linfa vitale” al proprio valore personale; vi è però una restante parte di ragazze che invece arrivano presso la nostra associazione dietro suggerimento di familiari o amici, che dall’esterno denotano quanto quella persona sia invischiata in una relazione tossica. In questi casi la diretta interessata non ha ancora la dovuta consapevolezza e nonostante i suggerimenti esterni degli altri, tende a normalizzare la dinamica affettiva vissuta non considerandola una forma vera e propria di dipendenza comportamentale».

Quanto è importante secondo voi l’informazione?

«Questa è una dipendenza comportamentale che rientra tra le “New Addiction”, ovvero quelle nuove dipendenze ancora poco conosciute. Di conseguenza, l’associazione per garantire la massima diffusione del nuovo progetto, mira tanto, come prima cosa, alla sensibilizzazione ed informazione sul tema, attraverso dirette Facebook, sponsorizzazioni sui social, interviste radiofoniche, organizzazione di convegni aperti a tutta la cittadinanza. Il nostro principale obiettivo è quello di innescare una profonda riflessione in tutte quelle donne o ragazze che tendono a giustificare o normalizzare comportamenti tossici e disfunzionali all’interno delle loro relazioni affettive (con il partner, con i genitori, con i figli, con gli amici etc.), poiché abituate anche culturalmente ad accettare di mettersi al “secondo posto” all’interno delle relazioni, svalutandosi o addirittura annullandosi come persone. Dunque, il nostro progetto nasce proprio con l’intendo di ampliare la conoscenza del fenomeno e la consapevolezza del personale modo di vivere in relazione»

L ’Associazione affronta la dipendenza affettiva attraverso i gruppi di auto-mutuo-aiuto. In cosa consiste? È un metodo che funziona?

«Può essere affrontata attraverso un percorso psicologico individuale; ma noi del progetto “DipendeDAte” abbiamo deciso di riproporre anche per la dipendenza affettiva una modalità alternativa, già sperimentata con ottimi risultati nel campo della dipendenza da gioco d’azzardo patologico. I gruppi A.M.A., ovvero gruppi di auto-mutuo-aiuto previsti per la dipendenza affettiva, sono composti da sole donne e si basano sul confronto tra persone che vivono la stessa esperienza di relazione affettiva tossica. Grazie al potere della condivisione e del supporto reciproco, si possono acquisire gli strumenti personali per uscire della problematica. Il percorso in associazione parte con un primo colloquio gratuito conoscitivo richiesto dalla persona che ritiene di vivere una relazione non sana; in tale primo colloquio si accoglie il vissuto relazionale di quest’ultima, soffermandoci anche sul grado di consapevolezza e motivazione al cambiamento della diretta interessata, elementi indispensabili per iniziare il proprio “viaggio”. Successivamente, se si accetta di intraprendere il percorso, sono previsti due incontri individuali psicoeducativi mirati a dar luce agli aspetti della dipendenza affettiva, aumentando così il livello di consapevolezza. Si giunge così all’ingresso nel gruppo, che viene svolto in presenza, presso l’associazione sita in via Tirreno, ogni mercoledì dalle 19.30 alle 21.00. Di settimana, in settimana, l’obiettivo è quello di costruire insieme una nuova strada da percorrere verso nuove mete relazionali. Le “protagoniste” sono le partecipanti al gruppo; noi psicologhe fungiamo invece da guide, per orientare il percorso e rendere più fluida la comunicazione, intervenendo solo per dare direttive e supporto, in momenti critici del “viaggio”».

Il primo approccio verso l’Associazione come avviene? Chi soffre di dipendenza affettiva cerca aiuto o c’è ancora paura? L’argomento è tabù?

«Il primo approccio verso l’associazione avviene telefonicamente contattando una di noi psicologhe o scrivendo tramite i canali social. Nello specifico, nella maggior parte dei casi, veniamo contattate direttamente dalla diretta interessata al progetto; alcune volte, invece, sono le sorelle o le amiche che fanno da tramite e ci cercano per chiedere informazioni specialmente sulla modalità di svolgimento del percorso. Ad oggi le richieste che ci sono arrivate sono già tante, nonostante riscontriamo timore e preoccupazione da parte di chi vuole avvicinarsi al nostro gruppo. La preoccupazione principale è quella di mettersi in discussione e soprattutto di analizzare sotto una nuova luce la propria relazione. Si ha paura di abbandonare i vecchi schemi e di perdere per sempre “l’oggetto del proprio amore” rischiando di rimanere sole. Inoltre, affrontare il proprio problema in gruppo, comporta la paura del giudizio e il rischio di trovarsi, all’interno del gruppo stesso, con altre donne già conosciute. Il messaggio che noi trasferiamo per placare tale timore è il principio di riservatezza, che sottolinea l’idea che siamo lì insieme poiché accomunate dallo stesso problema e con lo scopo di raggiungere lo stesso obiettivo: amare sé stesse; non avrebbe senso “giudicare te, se io vivo una storia simile alla tua”. La tematica della dipendenza affettiva, secondo la nostra esperienza, più che considerarla un tabù, è da intenderla ancora come poco conosciuta anche perché è ancora troppo “normalizzata”, ovvero si accettano, come già detto, come naturali alcune dinamiche relazionali che sono invece disfunzionali»

Che messaggio vi sentite di lanciare a chi si trova in difficoltà?

«Il messaggio più importante per noi è di non avere mai timore nel farsi aiutare sia nei contesti di disagio, sia, nello specifico, nei contesti di dipendenza affettiva. Nei momenti di difficoltà, nelle situazioni difficili è proprio in quei momenti che non bisogna rimanere soli, ma chiedere aiuto è un primo grande passo, un primo atto di coraggio e di amor proprio; chiedere aiuto non significa essere fragili. Condividere con gli altri, con un gruppo, la propria problematica, il proprio malessere è un modo per iniziare ad alleggerirsi dal dolore provato. Condividere: “con te dividere”; è questo il vero senso e il messaggio che vogliamo lanciare circa lo spirito del gruppo. Nel gruppo, inoltre, si crea una sinergia speciale; tra le partecipanti, si va oltre la comunicazione verbale. Le emozioni trasmesse, l’empatia, i vissuti, attivano corde più profonde dell’anima che le sintonizza e le aiuta ad aprirsi, senza critiche o giudizio. Noi siamo quotidianamente attive per diffondere questi messaggi, sia tramite le nostre pagine social (Instagram aps.famigliefuorigioco e Facebook APS Famiglie Fuori Gioco, dove potete scriverci); sia con le brochure in giro per la città. Non esitate a contattarci anche tramite email dipendedate2022@gmail.com, anche solo per chiedere informazioni o saperne di più sulla dipendenza. Infine, puoi trova- re i nostri contatti telefonici nelle pagine citate sopra. “Dipende Da Te” il tuo volerti bene».

 

 

Rosamaria Mollica

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