SERGIO MATTARELLA: “MAI PIÙ VIOLENZA POLITICA, MAI PIÙ STRAGI”
MATTARELLA: “LA FERITA INFERTA AI FAMILIARI DEI CADUTI INFERTA ALLA REPUBBLICA”
9 MAGGIO
MATTARELLA RENDE OMAGGIO ALL’ON. ALDO MORO IN VIA CAETANI
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha deposto una corona di fiori in Via Caetani sotto la lapide che ricorda il luogo del ritrovamento del corpo dell’on. Aldo Moro, a 45 anni dall’uccisione dello Statista.
GIORNO MEMORIA VITTIME TERRORISMO
Persone uccise negli anni di piombo (1978)
Vittime del 1978Modifica
Data | Nome comune | Località | Responsabili | Vittime | Note |
---|---|---|---|---|---|
4 gennaio | Omicidio di Carmine De Rosa | Cassino | Operai armati per il comunismo | Carmine De Rosa(capo servizi di sicurezza FIAT) | Ucciso al volante della sua auto mentre si sta recando al lavoro[1]. Rimase ferito Giuseppe Rota[2]. |
7 gennaio | Strage di Acca Larentia | Roma | Nuclei Armati per il Contropotere Territoriale | Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta (FdG) | Uccisi da numerosi colpi d’arma da fuoco che li hanno colpiti alla testa e al torace[3]. |
9 gennaio | Omicidio di Stefano Recchioni | Roma | Edoardo Sivori(capitano dell’Arma dei Carabinieri) | Stefano Recchioni (FdG) | Durante la manifestazione di protesta per l’omicidio di Bigonzetti e Ciavatta viene ucciso dai carabinieri[2]. Era «clinicamente morto» già dalla sera prima[4]. |
20 gennaio | Omicidio di Fausto Dionisi | Firenze | Prima Linea | Fausto Dionisi(poliziotto) | Ucciso in uno scontro a fuoco mentre un commando di terroristi preparava un’azione volta alla evasione di alcuni detenuti dal carcere di Firenze[5]. |
14 febbraio | Omicidio di Riccardo Palma | Roma | Raimondo Etro e Prospero Gallinari(Brigate Rosse) | Riccardo Palma(magistrato) | Nel processo Moro-quinquies Raimondo Etro, accusato di concorso nell’omicidio del giudice, fu condannato a 20 anni e 6 mesi[6]. |
14 febbraio | Attentato al Gazzettino | Venezia | Giampietro Montavoci(neofascista) | Franco Battagliarin(guardia giurata) | Battagliarin notò un congegno su un gradino esterno al palazzo della redazione e si avvicinò per rimuoverlo. In quello stesso istante l’ordigno esplose[7]. |
28 febbraio | Omicidio di Roberto Scialabba | Roma | Alessandro Alibrandi, Franco Anselmi, Francesco Bianco, Paolo Cordaro, Cristiano Fioravanti, Valerio Fioravanti, Dario Pedretti e Massimo Rodolfo(NAR) | Roberto Scialabba (Lotta Continua) | L’esecutore materiale è Valerio Fioravanti, mentre Cristiano Fioravantiviene riconosciuto mandante dell’omicidio[8]. |
6 marzo | Rapina all’armeria Centofanti | Roma | Daniele Centofanti (civile) | Franco Anselmi(NAR) | Centofanti, vittima della rapina, riesce a liberarsi e sparare contro il rapinatore[9]. |
10 marzo | Omicidio di Rosario Berardi | Torino | Vincenzo Acella, Cristoforo Piancone, Patrizio Peci e Nadia Ponti(Brigate Rosse) | Rosario Berardi(maresciallo di polizia) | Fu ucciso da un gruppo di quattro terroristi in corso Belgio alle 7:45, mentre aspettava il tram 7[10]. |
16 marzo | Agguato di via Fani | Roma | Rita Algranati, Barbara Balzerani, Franco Bonisoli, Alessio Casimirri, Raffaele Fiore, Prospero Gallinari, Alvaro Lojacono, Mario Moretti, Valerio Morucci e Bruno Seghetti(Brigate Rosse) | Raffaele Iozzino, Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Giulio Rivera e Francesco Zizzi(agenti di scorta) | I brigatisti rapirono Aldo Moro, uccidendone la scorta. Due agenti – l’autista appuntato Domenico Ricci e il maresciallo dei carabinieri Oreste Leonardi – erano a bordo di una Fiat 130 blu, non blindata, altri tre – i vicebrigadieri di P.S. Raffaele Iozzino e Francesco Zizzi, e la guardia Giulio Rivera– su un’Alfetta che seguiva[11]. |
18 marzo | Omicidio di Fausto e Iaio | Milano | Ignoti estremisti di destra | Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci(attivisti del CSOA Leoncavallo) | Il giudice istruttore accertò che a compiere l’omicidio furono elementi dell’estrema destra romana in trasferta a Milano[12]. |
11 aprile | Omicidio di Lorenzo Cotugno | Torino | Vincenzo Acella, Cristoforo Piancone e Nadia Ponti (Brigate Rosse) | Lorenzo Cotugno(agente carcerario) | I terroristi lo aspettano sul portone di casa e gli sparano tutto il caricatore. Nonostante le ferite l’agente reagì sparando 7 colpi ferendo uno dei terroristi alla schiena. Un terzo uomo, sceso dalla macchina, gli sparò alle spalle[13]. |
20 aprile | Omicidio di Francesco Di Cataldo | Crescenzago | Brigate Rosse | Francesco Di Cataldo(vicecomandante agenti di custodia del carcere di San Vittore) | Ucciso in via Ponte Nuovo mentre andava a prendere l’autobus[14]. |
4 maggio | Omicidio di Roberto Rigobello | Bologna | Forze dell’ordine | Roberto Rigobello(Movimento proletario resistenza offensiva) | Ucciso mentre tenta una rapina[15]. |
9 maggio | Omicidio di Aldo Moro | Roma | Germano Maccarie Mario Moretti(Brigate Rosse) | Aldo Moro(presidente della Democrazia Cristiana) | Prospero Gallinari e Anna Laura Braghettisvegliarono Moro e gli annunciarono che sarebbe stato liberato, inducendolo a distendersi nel bagagliaio di una Renault. Fu ucciso con una Skorpioncecoslovacca[11]. A sparare fu Mario Moretti, con la complicità di Germano Maccari[16][17][18][19]. |
9 maggio | Omicidio di Peppino Impastato | Cinisi | Vito Palazzolo(affiliato a Cosa nostra) | Peppino Impastato(Democrazia Proletaria) | Delitto mafioso con matrice politica. Vito Palazzolo è l’esecutore materiale[20], Gaetano Badalamenti (boss mafioso) viene riconosciuto come uno dei mandanti dell’omicidio[21]. |
6 giugno | Omicidio di Antonio Santoro | Udine | Cesare Battisti(PAC) | Antonio Santoro(maresciallo di polizia penitenziaria) | Durante il processo Pietro Mutti, membro dei PAC diventato collaboratore di giustizia, accusò Cesare Battisti di aver direttamente eseguito l’assassinio[22]. |
21 giugno | Omicidio di Antonio Esposito | Genova | Adriano Duglio, Francesco Lo Bianco e Luca Nicolotti (Brigate Rosse) | Antonio Esposito(commissario di polizia) | Nel 1984 la Corte d’appello di Genovaha condannato all’ergastolo Francesco Lo Bianco e Luca Nicolotti, mentre Adriano Duglio (diventato collaboratore di giustizia) prese 12 anni. Riccardo Dura, che partecipò all’omicidio, fu ucciso nel 1980 in uno scontro a fuoco[23]. |
28 settembre | Omicidio di Piero Coggiola | Torino | Lorenzo Betassa e Patrizio Peci(Brigate Rosse) | Piero Coggiola(dirigente della Lancia di Chivasso) | Uscito di casa è avvicinato da un giovane che inizia a sparare con una Beretta 7,65 automatica: raggiunto da 12 colpi crolla a terra in un lago di sangue. Muore mezz’ora dopo l’attentato all’ospedale Maria Vittoria per dissanguamento[24]. |
28 settembre | Omicidio di Ivo Zini | Roma | Ignoti membri dei NAR | Ivo Zini (PCI) | Due ragazzi in scooter sparano contro due giovani militanti comunisti, Ivo Zini e Vincenzo Di Blasio: il primo, colpito al petto, muore mentre il secondo, colpito alle gambe, rimane ferito[25]. |
6 ottobre | Omicidio di Claudio Miccoli | Napoli | Giancarlo De Marco, Rosario Lasdica, Ernesto Nonno, Pietro Romano, Davide Savino e Antonio Todaro (NAR) | Claudio Miccoli(attivista del WWF) | Nel 1981 Ernesto Nonno fu riconosciuto l’esecutore materiale del delitto, mentre Pietro Romano fu condannato per concorso anomalo. Giancarlo De Marco, Rosario Lasdica, Davide Savino e Antonio Todaro sono stati condannati per violenza privata e lesioni[26]. |
10 ottobre | Omicidio di Girolamo Tartaglione | Roma | Alessio Casimirri, Massimo Cianfanelli, Adriana Faranda e Alvaro Lojacono (Brigate Rosse) | Girolamo Tartaglione(magistrato) | Le Brigate Rosse rivendicarono l’omicidio con un volantino recapitato alla sede romana del Corriere della Sera[27]. |
11 ottobre | Omicidio di Alfredo Paolella | Napoli | Sonia Benedetti, Bruno La Ronga, Felice Maresca, Susanna Ronconi e Nicola Solimano(Prima Linea) | Alfredo Paolella(docente universitario) | Meno di un’ora dopo l’assassinio, l’attentato è rivendicato da Prima Linea con una telefonata a Il Mattino, dichiarando anche che nella toilette di un bar di Fuorigrotta è depositato il comunicato di rivendicazione[28]. |
3 novembre | Omicidio di Maurizio Tucci | Roma | Guerriglia comunista | Maurizio Tucci(civile) | Ucciso con l’accusa di essere uno spacciatore di droga e un informatore della polizia[29]. |
8 novembre | Omicidio di Giampietro Grandi | Milano | Potere proletario armato | Giampietro Grandi(commerciante) | Nel volantino di rivendicazione fu indicato come uno «spacciatore mafioso»[30]. |
8 novembre | Strage di Patrica | Patrica | Maria Rosanna Biondi, Roberto Capone, Paolo Ceriani Sebregondi e Nicola Valentino(Formazioni comuniste combattenti) | Fedele Calvosa(Procuratore della Repubblica), Luciano Rossi (autista), Giuseppe Pagliei(agente di scorta) e Roberto Capone (Formazioni comuniste combattenti) | Uno degli attentatori, Roberto Capone, rimane ucciso nello scontro a fuoco[31]. |
27 novembre | Omicidio di Saaudi Vaturi | Roma | Guerriglia comunista | Saaudi Vaturi(civile) | La rivendicazione dell’omicidio accusa Vaturi di spaccio di droga e sfruttamento di minori[32]. |
15 dicembre | Omicidio di Enrico Donato | Roma | Guerriglia comunista | Enrico Donati(civile) | La rivendicazione attribuisce ad un errore l’omicidio e individua il vero bersaglio dell’azione in due spacciatori presenti sul luogo del delitto[33]. |
15 dicembre | Omicidio di Lanza e Porceddu |
L’INTERVENTO DEL CAPO DELLO STATO AL QUIRINALE
MATTARELLA: “CELEBRIAMO CON GRANDE EMOZIONE”
MATTARELLA: “LA FERITA INFERTA AI FAMILIARI DEI CADUTI INFERTA ALLA REPUBBLICA”
MATTARELLA: “SI È SCRITTO MENO DEI SERVITORI DELLO STATO”
GIORNATA VITTIME TERRORISMO
MATTARELLA: “SERVITORI DELLO STATO HANNO FATTO LA STORIA, NON I TERRORISTI”
SERGIO MATTARELLA: “MAI PIÙ VIOLENZA POLITICA, MAI PIÙ STRAGI”
SERGIO MATTARELLA: NON SONO I TERRORISTI AD AVER SCRITTO LA STORIA D’ITALIA MA LE VITTIME E IL POPOLO ITALIANO
Il “Giorno della Memoria” dedicato alle vittime del terrorismo interno e internazionale e delle stragi di tale matrice è cominciato con la deposizione da parte del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di una corona di fiori in via Caetani davanti alla lapide che ricorda il sacrificio dell’On. Aldo Moro.
Si è quindi svolta, al Palazzo del Quirinale, la cerimonia di commemorazione condotta da Valentina Cervi e aperta da un filmato realizzato da Rai Storia.
Sono intervenuti la giornalista e saggista Benedetta Tobagi e lo storico Guido Formigoni.
La conduttrice Valentina Cervi ha letto alcuni brani tratti da interventi e testimonianze di Walter Tobagi, Marisa Russo, Giampaolo Mattei, Eugenio Occorsio e Aldo Moro.
La cerimonia si è conclusa con l’intervento del Presidente della Repubblica.
Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della Celebrazione del “Giorno della Memoria dedicato alle vittime del terrorismo”
Palazzo del Quirinale, 09/05/2023 (II mandato)
Signori Presidenti del Senato e del Consiglio, Signor Vice Presidente della Camera, cari familiari delle vittime del terrorismo, celebriamo sempre con grande emozione, ogni anno, questa giornata.
Per far memoria della lunga scia di attentati, stragi, delitti politici che ha insanguinato la storia della nostra Repubblica; e che ha trovato il suo momento di ricordo nella ricorrenza dell’assassinio di Aldo Moro, di cui ricorre oggi il 45° anniversario.
Ringrazio Benedetta Tobagi, che porta nel suo animo il dolore di una figlia a cui viene strappato il padre, un giornalista colto e coraggioso. Un intellettuale schierato dalla parte della libertà della verità e della democrazia. La ringrazio per le sue parole, colme di passione civile e di speranza.
Il Professor Guido Formigoni, che ha tratteggiato in modo profondo ed esaustivo il profilo politico ed etico di Aldo Moro, un uomo pervaso dall’amore e dal rispetto per la democrazia e per lo Stato, animato da spirito di libertà e di solidarietà.
Grazie a Valentina Cervi per l’efficace conduzione e per averci fatto rivivere, con le letture, alcuni tra i troppi episodi di sangue che hanno ferito la storia d’Italia.
Una giovane Repubblica, che si è trovata a fare i conti con il terrorismo politico; con le stragi, talvolta compiute con la complicità di uomini da cui lo Stato e i cittadini si attendevano difesa; con la violenza politica, tra giovani di opposte fazioni che respiravano l’aria avvelenata di scontro ideologico.
Le cifre di quei tragici eventi sono impressionanti: quasi quattrocento vittime per il terrorismo interno, ai quali vanno aggiunti i caduti per il più recente fenomeno del terrorismo internazionale.
Tra di loro appartenenti alle Forze dell’ordine, magistrati, militari; uomini politici e attivisti; manager e sindacalisti; giornalisti; ignari passanti, tra cui donne e bambini.
Tutti erano in pericolo, nessuno venne risparmiato.
Ciascuno di loro fa parte, a pieno titolo, della storia repubblicana.
La ferita inferta ai familiari dei caduti è una ferita inferta al corpo della Repubblica, fondata sulla nostra Costituzione.
Una Costituzione che parla di libertà, di democrazia, di responsabilità, di solidarietà, di rispetto di ogni persona.
I terroristi e i loro complici – così come i cattivi maestri che hanno sostenuto e propagandato la violenza politica – hanno attentato alla vita di donne e uomini, con l’obiettivo dichiarato di scardinare l’ordinamento democratico.
È davvero significativa la lettura che abbiamo appena ascoltato del brano di Aldo Moro, di neppure un anno prima del suo rapimento, e dell’assassinio degli uomini che lo scortavano: Oreste Leonardi, Raffaele Iozzino, Domenico Ricci, Giulio Rivera, Francesco Zizzi.
Seguì la sua barbara uccisione, che segna il culmine della sfida brigatista allo Stato e, nel contempo, l’inizio della parabola declinante del terrorismo rosso.
Lo stesso Moro, dopo l’uccisione a Genova, da parte delle BR, del magistrato Francesco Coco, nel giugno del 1976, aveva sintetizzato in modo inequivoco l’attacco ai valori repubblicani:
«Indirizzandosi contro lo Stato, ordinatore e garante, la violenza colpisce tutti e mette in forse la nostra libertà»
E, aggiungeva, in modo profetico:
«La risposta non è solo nell’impegno delle autorità competenti nel chiarire la situazione e nel fare giustizia, ma anche nell’unanime reazione morale e politica del Paese e nella compostezza e fermezza con le quali il popolo italiano e le forze politiche sapranno vivere queste ore tristi e difficili della nostra vita nazionale»
È stata – come Moro aveva auspicato – la reazione morale del popolo italiano a fare la differenza, nella lotta ai terrorismi e all’eversione, facendo prevalere la Repubblica e la sua legalità.
Un popolo che, nella sua stragrande maggioranza, ha respinto le nefaste velleità di chi avrebbe voluto trascinare l’Italia fuori dal novero delle nazioni libere e democratiche.
Un popolo che, memore dei disastri della guerra, ha rifiutato con decisione l’uso della violenza come arma per la lotta politica.
E che si è stretto attorno alle istituzioni, avvertite come presidio di libertà, di diritti e di democrazia.
Lottando ovunque, nel posto di lavoro, all’interno della società.
Scendendo persino in piazza per manifestarne la difesa.
Lo Stato, le forze politiche e sociali, hanno saputo reagire – nonostante lo smarrimento iniziale – con coraggio e con decisione alla sfida dei terrorismi. Una guerra che è stata vinta – è bene sottolinearlo, qui e ovunque – combattendo sempre sul terreno della legalità costituzionale, senza mai cedere alle sirene di chi proponeva soluzioni drastiche, da regime autoritario. Affidandosi invece al diritto e all’amministrazione della giustizia per proteggere la nostra comunità.
Rifiutando di porsi al di fuori della natura democratica della nostra Repubblica.
Autorità, cari familiari,
Si è molto parlato negli ultimi decenni dei terrorismi e dei terroristi.
Della loro vita, dei loro complici, delle loro presunte ideologie, delle cause che han fatto da base alla loro scelta di lotta armata.
Delle gravi deviazioni compiute da elementi dello Stato, e per le quali avvertiamo tuttora l’esigenza, pressante, di conoscere la piena verità. Su questi argomenti esistono molti studi, numerose pubblicazioni, tante trasmissioni televisive, anche di interesse e pregio.
Meno si è, invece, scritto e parlato della reazione unanime del popolo italiano. Meno dei servitori dello Stato, che hanno posto a rischio la propria vita per combattere violenza ed eversione.
Meno di chi, nelle fabbriche, nelle università, nei vari luoghi di lavoro, ha opposto un no, fermo e deciso, a chi voleva ribaltare le regole democratiche.
Ancor meno si è parlato del dolore, indicibile e irrecuperabile, delle famiglie a cui la lotta armata o i vili attentati hanno strappato un coniuge, un figlio, un genitore, un fratello o una sorella.
Eppure sono state queste persone, non i terroristi, a fare la storia d’Italia.
A scriverne la parte decisiva e più salda.
A esprimere l’autentico animo della nostra società e non la sua patologia.
A costituire un patrimonio collettivo di memoria e di esempio per tutte le generazioni.
Anche questi uomini e queste donne vuole ricordare oggi la Repubblica, in questa giornata dedicata alle vittime dell’eversione e del terrorismo.
Desidero, pertanto, fare espressa memoria di alcune vittime, delle quali ricorrono anniversari significativi.
Vi sono, tra questi, nomi noti e meno noti.
Ma che dimostrano, tutti insieme, quanto sfrontata e minacciosa sia stata la sfida recata allo Stato e alla convivenza civile da parte della violenza ammantata da ideologia.
Ricorre quest’anno il cinquantesimo anniversario della morte dell’agente di polizia Antonio Marino, di appena 22 anni, già ricordato da Benedetta Tobagi, ucciso con una bomba a mano a Milano da appartenenti al gruppo neo-fascista “la Fenice”
Nello stesso 1973 morirono, bruciati vivi nel rogo di Primavalle, Stefano e Virgilio Mattei, di 22 anni il primo, ancora un bambino il secondo, figli di un esponente del Movimento Sociale Italiano, alla cui casa fu appiccato il fuoco da esponenti di Potere Operaio.
A maggio dello stesso anno, avvenne la strage davanti alla Questura di Milano, che costò la vita a Felicia Bartolozzi, di 60 anni; a Gabriella Bortolon, di 23 anni; a Federico Masarin di 30; a Giuseppe Panzino, di 63; provocando inoltre 53 feriti.
Quarant’anni fa, nel gennaio del 1983, le Brigate Rosse rapirono la vigilatrice del reparto femminile del Carcere di Rebibbia, Germana Stefanini, uccidendola con un colpo alla nuca dopo un processo farsa.
Il mese dopo, sempre a Roma fu ucciso l’attivista del Fronte della Gioventù, Paolo Di Nella, colpito alla testa mentre stava affiggendo manifesti per chiedere l’espropriazione di Villa Chigi: un omicidio ferocemente rivendicato da Autonomia Operaia.
Ricordo ancora, con commozione, il Presidente Sandro Pertini, che si recò al Policlinico, dove era ricoverato, in coma irreversibile, Paolo Di Nella, per portare la sua solidarietà e compiere un gesto di pacificazione, rivolto ai giovani di opposte fazioni che, nelle nostre città, erano rimasti irretiti nella rete nefasta della violenza e della vendetta.
Nel luglio di quello stesso anno, l’appuntato in congedo dei Carabinieri Giovanni Bosco fu assassinato in Sardegna dal Movimento Armato Sardo per aver testimoniato in tribunale sui legami tra terroristi e criminalità organizzata.
Ricorrono trent’anni dai gravissimi attentati, di matrice terroristico-mafiosa, di Via dei Georgofili a Firenze e di Via Palestro a Milano. Le vittime di Firenze furono i coniugi Fabrizio Nencioni e Angela Fiume, con le loro figlie Nadia, di 9 anni, e Caterina di appena 50 giorni; e Dario Capolicchio.
E a Milano: Carlo La Catena, Sergio Pasotto, Stefano Picerno, Alessandro Ferrari e Moussafir Driss.
Stragi ancora in cerca di verità e di giustizia
Venti anni fa, a Castiglione Fiorentino, il Sovrintendente della Polizia Ferroviaria, Emanuele Petri, fu ucciso in servizio dai capi delle Nuove Brigate Rosse Mario Galesi e Nadia Desdemona Lioce, ritenuti responsabili degli omicidi di Massimo D’Antona e di Marco Biagi.
Quante esistenze distrutte, quante vite sottratte, quanto sangue e quanto dolore sparso in nome di ideologie disumane e respinte dalla storia!
Queste vittime parlano a tutti noi, parlano ai nostri giovani, sollecitandoli a fare delle istituzioni il luogo autentico del confronto politico, a non lasciarsi accecare dall’odio né tentare dalla violenza per imporre le proprie convinzioni.
L’odio e la violenza costituiscono il percorso dei regimi autoritari. Rappresentano il fallimento dell’umanità, chiamata alla libertà e al rispetto reciproco.
La Repubblica ha saputo produrre i suoi anticorpi, ben sapendo che un clima di scontro violento, parole d’odio, l’avversario trasformato in nemico da abbattere, costituiscono modalità patologiche della contesa politica che, oggi come allora, vanno condannate e respinte con decisione.
La democrazia della nostra Repubblica si nutre di tolleranza, di pazienza, di confronto, di rispetto.
È una strada che a taluno appare lunga e faticosa ma è l’unica di progresso della convivenza.
L’unica capace di ottenere e mantenere nel tempo pace, serenità, benessere, diritti a tutti i cittadini.
È questo l’insegnamento che ci proviene dalle tante, troppe vittime del terrorismo e dell’eversione.
Intorno alla loro memoria ci stringiamo oggi commossi per ribadire con determinazione: mai più violenza politica, mai più stragi.