PER CHI NON SUONA LA CAMPANELLA
Parco dei Balocchi, la ricreazione infinita all’Appennino lucano immobile da anni
Dai 10 milioni fermi ai finanziamenti ottenuti per progetti già approvati che non partono: l’Ente parodia
«Ad oggi, nonostante l’immenso sforzo svolto anche dai dipendenti, la realtà è che l’intera struttura molto sottorganico ha accumulato ritardi di anni: ci sono oltre 10 milioni di euro di risorse ferme; esistono finanziamenti ottenuti e progetti già approvati pronti, ma fermi. Si tratta di interventi di efficientamento energetico su immobili pubblici in tutti i Comuni e di progetti sulla mobilità sostenibile e sulla promozione turistica. Azioni che innescherebbero benefici per le comunità che al momento giacciono ferme, con percezioni e ricadute negative sull’intero territorio e per la sua popolazione» le parole di Antonio Rubino, sindaco di Moliterno e Presidente della Comunità del Parco sono un J’accuse importante e ben documentato contro la governance del Parco dell’Appennino Lucano. Antonio Rubino non è un estremista verbale, è un uomo moderato ed un amministratore che, quindi, pondera le parole prima di pronunciarle le cui parole, proprio per queste sue caratteristiche umane e professionali, devono essere tenute in grande considerazione.
DA TITO A LAGONEGRO
Il Parco dell’Appennino Lucano è grande quanto metà della Provincia di Potenza, confina con Potenza al Nord e con Maratea al Sud, una cerniera naturale tra il Cilento e il Pollino, una potenzialità territoriale immensa che potrebbe essere utilizzata per creare sviluppo ed economia ma che giace ferma ed immobile, accumulando problemi su problemi.10 milioni di Euro che potrebbero essere investiti e sono fermi. Rubino, nella sua pacata prosa istituzionale, attribuisce tutte le mancanze di gestione all’assenza di un Direttore Generale nominato con pieni poteri ma, in realtà, sono tantissimi i Parchi che non hanno un DG eppure funzionano. Inadeguata appare la programmazione di Priore, alla guida del Parco ormai da tempo immemorabile ma che non ha mai prodotto nessun’idea gestionale, nessun progetto, nessuna forma di valorizzazione del territorio.
ANIMALI SELVATICI E UNGULATI
È diplomatico Antonio Rubino quando dice che un parco non può esistere senza animali selvatici ma deve trovarsi un modo per contenere la fauna selvatica. Noi che non abbiamo incarichi istituzionali diciamo che, se da un lato appare una palese sciatteria la mancanza di un piano di gestione della fauna selvatica, ancora più fallimentare è il fatto che questa selvaticità, questa natura preservata sia praticamente sconosciuta ai più, non sia attrattiva per nessuno.Il Piano di contenimento per la fauna selvatica non esiste. Ci chiediamo se esista un piano di comunicazione, di pubblicizzazione, di valorizzazione del Parco. Quanti turisti vengono a visitare il Parco della Val d’Agri? Quanti italiano conoscono dell’esistenza del Parco della Val d’Agri? Quanti lucani conoscono che alle porte di Potenza e fino a Maratea esiste una vasta area ambientale, un parco nazionale esattamente che ha la stessa importanza del Parco del Gran Sasso, di quello del Cilento o di quello del Vesuvio? Quanti sono gli ingressi turistici per il Parco dell’Appennino Lucano? Quali i percorsi attivati? Quali sono gli attrattori che possono essere interessanti? Quali le tipicità che potrebbero portare persone? Domande senza risposta che non si possono ridurre soltanto alla mancanza di un Direttore Generale come diplomaticamente dice Antonio Rubino ma che si riconducono direttamente alle distrazioni di Priore e alla sua totale mancanza di visione strategica.
COSIMO LATRONICO E LA BASILICATA DEI PARCHI
«Costruire una rete dei Parchi, per condividere e coordinare le azioni di tutela e di sviluppo sostenibile del territorio, oltre che per scambiarsi buone pratiche, è una cosa utile.» ha detto l’assessore regionale all’ambiente Cosimo Latronico a margine dell’incontro con i gestori dei Parchi Nazionali e Regionali della Basilicata. Una dichiarazione, quella di Latronico, che denota una visione strategica che mai nessuno aveva avuto così chiara fino ad ora in Basilicata. Una visione strategica, che però, se non vuole rimanere soltanto sulla carta e vuole trasformarsi in un fatto concreto deve superare le criticità determinate da gestioni insufficienti, scarse e pigre come quella del Parco dell’Appennino Lucano.Altrimenti saremo sempre alla dichiarazione di intenti. La Basilicata è un naturale polmone verde tra la densamente popolata Campania e la popolosa Puglia. Potrebbe essere per il Sud Italia ciò che rappresenta l’Umbria per il Centro Italia. Così, purtroppo, non è. Quell’immenso Parco dell’Appennino Lucano che congiunge il Parco del Cilento con quello del Pollino, la città di Potenza con il mare e che ha al suo interno due importanti stazioni sciistiche e tante tradizioni che potrebbero essere potenti attrattori territoriali rappresenta un autentico buco nero di mancanza di programmazione e di azioni che non si può più tollerare a lung