EIPLI, BYE BYE PER DAVVERO
Commissariata dal ‘79, verrà sostituita da Acqua del Sud SpA: FdI mette le mani anche sugli invasi lucani
Mentre il mondo del bel pensare e del lento agire della sinistra ideologizzata continua ad affrontare la questione idrica sulla base della più melensa ed ottusa delle retoriche, ad affrontare da un punto di vista pratico la gestione e la distribuzione dell’acqua nel Mezzogiorno d’Italia ci pensa Fratelli d’Italia. Con un emendamento a firma Urzì il Partito di Giorgia Meloni costruisce “Acqua del Sud s.p.a”, una società nuova di zecca la cui governance sarà affidata ad un consiglio d’amministrazione di cinque persone tra le quali il Presidente sarà indicate dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste. Urzì è deputato di Bolzano, storico militante della destra Alto Atesina e vicino al Ministro delle Politiche Agricole Francesco Lollobrigida.
IL DECISIONISMO DI LOLLOBRIGIDA
Acque del Sud Spa, nell’intenzione del proponente dell’emendamento e, quindi, di Fratelli d’Italia dal 1 Gennaio 2024 dovrà prendere il posto dell’EIPLI che resterà una bed company poiché non lascerà alla nuova società i debiti pregressi. Che le intenzioni del Governo siano quelle di dare una nuova vitalità alla gestione delle acque nel Mezzogiorno è evidente anche dal fatto che i debiti ed i crediti dell’EIPLI restano in capo all’ente in liquidazione e che tutte le procedure esecutive e le azioni giudiziarie nei confronti dell’EIPLI sono dichiarate improcedibili fino alla nascita di Acqua del Sud spa. Con il piglio decisionista di chi sa di dover affrontare le questioni insolute della nostra Nazione, il Governo Meloni ed il Ministro Lollobrigida hanno deciso finalmente di mettere mano ad una annosa questione che si trascina dal 1979, anno in cui è iniziata la lente liquidazione dell’Ente. La politica del non fare e del non decidere che ha preceduto il Governo Meloni e che ha giocato con le istanze del Sud la partita del finto meridionalismo della retorica, in più di 40 anni non ha mai trovato il tempo di trovare una soluzione definitiva al problema. Commissari si sono susseguiti a commissari, liquidatori hanno preso il posto dei liquidatori senza che una progettualità fosse possibile e senza che si potesse superare il quotidiano e rutinario vivere alla giornata. Durante la Campagna Elettorale Giorgia Meloni aveva detto che al Sud non serviva l’offensivo reddito di cittadinanza ma investimenti e una progettazione seria. Fratelli d’Italia, bisogna darne atto con onestà, ha trasformato le parole in fatti e, con questo emendamento, mette mano e cerca di risolvere una questione che tanti governi hanno tralasciato fino a farla marcire. Quello che sembrava irrisolvibile forse è in via di risoluzione.
HA FATTO PIU’ DA MANGIARE CHE DA BERE
Gaetano Salvemini, parlando di Acquedotto Pugliese disse che era servito più per far mangiare che per far bere. Un assioma che, almeno per questi ultimi anni, è riportabile anche per quanto riguarda l’EIPLI la cui mission è apparsa per molto tempo impercettibile e condizionata da un commissariamento finalizzato alla liquidazione che è durata per oltre una generazione. Come si legge nel sito dell’EIPLI l’ente “concluso il processo di costruzione delle grandi opere idrauliche, assolve principalmente i compiti della gestione, esercizio e manutenzione delle stesse ed agisce quale fornitore all’ingrosso di acqua non trattata, per usi potabili agli acquedotti Pugliese, Lucano ed al Consorzio Jonio Cosentino in Calabria; per usi irrigui a nove consorzi di bonifica nelle regioni Basilicata, Campania e Puglia, e per usi industriali all’ILVA di Taranto e ad altri utenti minori.” Vengono, inoltre, sfruttati alcuni salti idraulici per la produzione di energia elettrica che viene immessa nella rete nazionale. L’attività dell’Ente si esplica attraverso la gestione di otto dighe, di quattro traverse, delle sorgenti del Tara e di centinaia di chilometri di grandi reti di adduzione, con una capacita potenziale di accumulo, regolazione e di vettoriamento di circa un miliardo di metri cubi l’anno. Allo stato attuale, in funzione del grado di completamento delle opere dell’intero sistema idrico gestito dall’Ente, le risorse utilizzate raggiungono mediamente valori inferiori a 600 milioni di metri cubi d’acqua all’anno. L’EIPLI gestisce, tre grandi schemi idrici denominati Ionico-Sinni, BasentoBradano e Ofanto, a cui si aggiunge un quarto schema, molto più limitato degli altri tre, costituito dalle sorgenti del Tara. In Basilicata EPLI gestisce Le dighe del Pertusillo, della Camastra, di Acerenza di Genzano e del Monte Cotugno, strutture vitali per l’approvvigionamento idrico di Puglia e Basilicata. Fino ad oggi sono state nelle mani di un ente in liquidazione, grazie a questo emendamento si avrà una società di capitali nuova ed operativa, affidata al controllo del Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare che potrà avviare i nuovi progetti e completare i vecchi senza l’ingombro pesante delle vecchie e fallimentari gestioni politiche dell’Ente di Irrigazione.
LA GRANDE SFIDA IDRICA
Come si sta dimostrando con le grandi precipitazioni di questi giorni che stanno mettendo in ginocchio parti importanti della nostra Nazione, l’emergenza idrica non è legata tanto al retorico cambiamento climatico ma all’effettiva capacità di accumulo e di gestione della risorsa. Il Governo Meloni ed il Ministro Lollobrigida dimostrano con questo emendamento di avere le idee chiare sull’esigenza di fare investimenti importanti per fronteggiare l’emergenza non sul piano della buona volontà della retorica ma su quella fattiva delle azioni. Anche sulla gestione dell’emergenza idrica esistono due metodi di lettura diametralmente ed ideologicamente opposti, da un lato la sinistra di “ultima generazione”, dall’altro l’azione del Governo Meloni. Due modelli diversi ed opposti come diversi ed opposti sono la retorica e l’azione fattiva.