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IL FEDERALISMO IMBAMBOLATO DI ALIANDRO

TACCO&SPILLO

Col tocco leggero che pur si deve all’ironia calviniana ci siamo presi ben 4 anni per decifrare l’enigma costruito attorno a Gianuario Aliandro da Paterno salito alle cronache per la botta d’aver acchiappato il posto di scaldapoltronista invece che di consigliere eletto e per aver liberamente approfittato della grammatica con una declinazione tracimata dell’io in terza persona, peraltro dentro una contesa calligrafica tutta interna alla Lega e che ha segnato fughe pilotate verso FdI, partito che qui in Basilicata ha fatto incetta di transfughi e riciclati, appiedati e riconfermati e che però almeno può contare sul copyright originale di Gianni Rosa. Ora lasciamo stare l’iconografia al ribasso che questo centrodestra liquido ha mostrato con 10 mani alzate su 21 per approvare le leggi di bilancio e di stabilità come lasciamo stare che l’abbia fatto a maggio inoltrato, causando lo scellerato blocco dei pagamenti a cittadini e imprese, ma questa mancetta di 50.000 euro per far celebrare con fasti, trombe e coriandoli i 50 anni del Comune di Paterno quando non è stato messo un centesimo per il fondo unico delle autonomie locali fa capire quanti danni può fare la versione paesana del federalismo imbambolato di Aliandro. Scrive Maurizio Manco:“Certe cose vanno fatte proprio perché non servono a nulla”.

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