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PAPA FRANCESCO A TUTTO CAMPO DAL VATICANO IN PIAZZA SAN PIETRO

PAPA: UN APPELLO ALL’UNITÀ DELLA CHIESA PER LA PACE NEL MONDO
PAPA: LA PAURA BLOCCA, ISOLA VERSO IL DIVERSO E LO STRANIERO

Il Papa: lo spirito maligno gode delle discordie, lo Spirito Santo porta la pace 
Papa Francesco dopo la preghiera del Regina Caeli ha ricordato lo scrittore Alessandro Manzoni, nel 150.mo anniversario della morte
Nella Messa di Pentecoste, Francesco invita a non lasciarsi sedurre dal divisore ma a invocare il dono di unità dello Spirito, capace di creare armonia nel mondo, nella Chiesa e nel cuore di ciascuno. Raccomanda di porlo al centro dei lavori sinodali, ricordando che “senza di Lui la Chiesa è inerte, la fede è solo una dottrina, la morale solo un dovere, la pastorale solo un lavoro”

Antonella Palermo – Città del Vaticano

Il rosso liturgico della Solennità di Pentecoste rifulge nella Basilica vaticana, gremita di cinquemila fedeli, dove Papa Francesco presiede la Santa Messa. Un rosso che riporta, inesorabilmente, anche al sangue dei tanti conflitti che lacerano il mondo e a cui il Pontefice, nella sua omelia, non trascura di rivolgere un pensiero dolente. 

Tanti conflitti oggi nel mondo

Attinge a Sant’Agostino e a San Basilio, Papa Francesco, per spiegare la potenza dei doni dello Spirito Santo. “Armonia” è il frutto che riassume la sua azione, contro ogni forma di confusione, dispersione, disordine. “Questo modo d’agire lo vedremo sempre, nella vita della Chiesa”, aggiunge il Papa a braccio.

Oggi nel mondo c’è tanta discordia, tanta divisione. Siamo tutti collegati eppure ci troviamo scollegati tra di noi, anestetizzati dall’indifferenza e oppressi dalla solitudine. Tante guerre – pensiamo alle guerre! -, tanti conflitti: sembra incredibile il male che l’uomo può compiere!

La seduzione del maligno

Nell’opera creatrice di Dio lo Spirito agisce per l’unità, mentre il maligno prova “gioia” degli antagonismi.

Sì, a precedere ed eccedere il nostro male, la nostra disgregazione, c’è lo spirito maligno che «seduce tutta la terra» (Ap 12,9). Egli gode degli antagonismi, delle ingiustizie, delle calunnie. E, di fronte al male della discordia, i nostri sforzi per costruire l’armonia non bastano. Ecco allora che il Signore, al culmine della sua Pasqua, al culmine della salvezza, riversa sul mondo creato il suo Spirito buono, lo Spirito Santo, che si oppone allo spirito divisore perché è armonia, Spirito di unità che porta la pace. Invochiamolo ogni giorno sul nostro mondo!

Agire attraverso lo stupore

Francesco torna sulla specificità dell’armonia, che non è omologazione o uniformità. Rispetta e valorizza i carismi di ciascuno. “E questo ci deve far pensare in questo momento dove la tentazione dell’indietrismo cerca di omologare tutto in discipline soltanto di apparenza, senza sostanza”, osserva ancora il Pontefice a braccio.

Spirito che non comincia da un progetto strutturato, come faremmo noi, che spesso poi ci disperdiamo nei nostri programmi; no, Lui inizia elargendo doni gratuiti e sovrabbondanti. Infatti a Pentecoste, sottolinea il testo, «tutti furono colmati di Spirito Santo» (At 2,4). Tutti colmati, così comincia la vita della Chiesa: non da un piano preciso e articolato, ma dallo sperimentare il medesimo amore di Dio. Lo Spirito crea armonia così, ci invita a provare stupore per il suo amore e per i suoi doni presenti negli altri.

Il Sinodo dev’essere un cammino secondo lo Spirito

Inevitabile per Papa Francesco fare riferimento al percorso sinodale in atto che, ribadisce, deve essere animato dal soffio dello Spirito, da chiedere e ascoltare, da porre al principio e al cuore dei lavori.

Il Sinodo non deve essere un parlamento per reclamare diritti e bisogni secondo l’agenda del mondo, non l’occasione per andare dove porta il vento, ma l’opportunità per essere docili al soffio dello Spirito.

Senza lo Spirito la Chiesa è inerte

Con lo Spirito vivificante, l’amore del Signore ci conquista e la speranza rinasce, sottolinea il Papa che invita: “Costruiamo armonia nella Chiesa!”. E aggiunge: “Se vogliamo armonia cerchiamo Lui, non dei riempitivi mondani. Invochiamo lo Spirito Santo ogni giorno, iniziamo ogni giornata pregandolo, diventiamo docili a Lui!”.

Senza di Lui la Chiesa è inerte, la fede è solo una dottrina, la morale solo un dovere, la pastorale solo un lavoro. E tante volte sentiamo tanti cosiddetti pensatori, teologi che ci danno dottrine fredde, sembrano matematiche, perché manda lo Spirito dentro

Lo Spirito dona la “grazia dell’insieme”

Lasciarsi plasmare dallo Spirito, raccomanda ancora Francesco, aldilà dei nostri giudizi affrettati e delle nostre resistenze a promuovere riconciliazione e comunione, al di là di tutte le nostre possibili testardaggini. Come d’abitudine fa il Pontefice per aiutare a interiorizzare i nuclei del messaggio evangelico, pone alcune domande: “Il mio modo di vivere la fede è docile allo Spirito o è testardo? Testardo alle lettere, testardo alle cosìddette dottrine che soltanto sono espressione fredde di una vita?”. Ancora l’invito a chiedere che lo Spirito venga, in abbondanza. Perché lo Spirito “armonizza i cuori lacerati dal male, frantumati dalle ferite, disgregati dai sensi di colpa”. Ancora, a braccio:

Promuovo riconciliazione e creo comunione, o sempre sto cercando, ficcando il naso dove ci sono difficoltà per sparlare, per dividere, per distruggere? Perdono, promuovo riconciliazione, creo comunione? Se il mondo è diviso, se la Chiesa si polarizza, se il cuore si frammenta, non perdiamo tempo a criticare gli altri e ad arrabbiarci con noi stessi, ma invochiamo lo Spirito.

Il Papa: Manzoni “cantore di vittime e ultimi”, protetti dalla Provvidenza di Dio
Papa Francesco dopo la preghiera del Regina Caeli ha ricordato lo scrittore Alessandro Manzoni, nel 150.mo anniversario della morte
Francesco, dopo la recita del Regina Caeli, dedica le sue prime parole all’autore de “I promessi sposi”, nel 150.mo anniversario della morte, definendolo “una delle figure più alte della letteratura”, che nel suo capolavoro descrive poveri e sofferenti come “sostenuti anche dalla vicinanza dei pastori fedeli della Chiesa”

Alessandro Di Bussolo – Città di Vaticano

“Cantore delle vittime e degli ultimi”: così Papa Francesco definisce lo scrittore Alessandro Manzoni, del quale lo scorso 22 maggio si è commemorato il 150° anniversario della morte, nelle prime parole dopo la recita del Regina Caeli di questa domenica. E lo qualifica “una delle figure più alte della letteratura”. Nelle opere del grande romanziere lombardo, autore de I promessi sposi, spiega il Papa le vittime e gli ultimi “sono sempre sotto la mano protettrice della Provvidenza divina, che ‘atterra e suscita, affanna e consola’”. E inoltre “sono sostenuti anche dalla vicinanza dei pastori fedeli della Chiesa, presenti nelle pagine del capolavoro manzoniano”.

“Ho letto I promessi sposi tre volte, mi ha dato tanto”

Francesco, il 19 agosto 2013, qualche mese dopo la sua elezione, nell’intervista rilasciata ad Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà Cattolica, affermava: “Ho letto il libro I promessi sposi tre volte e ce l’ho adesso sul tavolo per rileggerlo. Manzoni mi ha dato tanto. Mia nonna, quand’ero bambino, mi ha insegnato a memoria l’inizio di questo libro: ‘Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti’”.

Francesco e le citazioni del Manzoni

Il 14 gennaio 2014, ricevendo in udienza il vescovo Anthony Palmer, responsabile ecclesiastico internazionale delle Chiese Evangeliche Episcopali, il Papa ha registrato un piccolo videomessaggio in cui riferendosi all’unità dei cristiani affermava: “Dice uno scrittore italiano famoso, il Manzoni, in un romanzo, un uomo semplice del popolo dice questa frase: ‘Non ho trovato mai che il Signore abbia incominciato un miracolo senza finirlo bene’”. E nell’udienza generale del 27 maggio 2015 dedicata ai fidanzati, evocando I promessi sposi, raccomandava: “Voi italiani, nella vostra letteratura avete un capolavoro sul fidanzamento. È necessario che i ragazzi lo conoscano, che lo leggano”.

Francesco: lo Spirito ci libera dalla paura, e ci fa sentire l’amore di Dio
Prima della preghiera del Regina Caeli, il Papa ha sottolineato che nella Pentecoste i discepoli, chiusi nel cenacolo perché sconvolti dalla morte di Gesù e senza speranza, ricevono lo Spirito Santo dal Risorto e annunciano la buona notizia senza più paura. Anche a noi, paralizzati dalla paura dell’altro, dello straniero e persino di Dio, lo Spirito porta la vicinanza del Signore, “illumina il cammino e sostiene nelle avversità”

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Lo Spirito Santo libera dalla paura: quando come i discepoli a Pentecoste, perdiamo la speranza, “ci chiudiamo dentro” e ci isoliamo, Lui “ci fa sentire la vicinanza di Dio e così il suo amore scaccia il timore, illumina il cammino, consola, sostiene nelle avversità”. Lo sottolinea Papa Francesco prima della preghiera del Regina Caeli, recitata dalla finestra dello studio nel Palazzo apostolico, dopo la celebrazione della Messa di Pentecoste nella Basilica vaticana. Ricorda che il Risorto raggiunge gli apostoli nel cenacolo, dove si erano rifugiati dopo la morte di Gesù, e “in quella situazione di paura e angoscia” soffiando su di loro, dice: “Ricevete lo Spirito Santo”

Come i discepoli, ci chiudiamo in noi stessi per paura

Così Cristo, spiega il Papa, “desidera liberare i discepoli dalla paura che li tiene rinchiusi in casa, perché siano capaci di uscire e diventino testimoni e annunciatori del Vangelo”. E sottolinea che con la morte di Gesù “i loro sogni erano andati in frantumi, le loro speranze erano svanite. E si erano chiusi dentro”. Quante volte, si chiede Francesco, “anche noi ci chiudiamo dentro noi stessi?”

Quante volte, per qualche situazione difficile, per qualche problema personale o familiare, per la sofferenza che ci segna o per il male che respiriamo attorno a noi, rischiamo di scivolare lentamente nella perdita della speranza e ci manca il coraggio di andare avanti? Tante volte succede questo. E allora, come gli apostoli, ci chiudiamo dentro, barricandoci nel labirinto delle preoccupazioni.

Bloccati dalla paura dell’altro e anche di Dio

Questo “chiuderci dentro”, chiarisce il Pontefice, “accade quando, nelle situazioni più difficili, permettiamo alla paura di prendere il sopravvento e di fare la ‘voce grossa’ dentro di noi”. La causa, prosegue, è la paura, quella “di non farcela, di essere soli ad affrontare le battaglie di ogni giorno, di rischiare e poi di restare delusi, di fare delle scelte sbagliate”

La paura blocca, paralizza. E anche isola: pensiamo alla paura dell’altro, di chi è straniero, di chi è diverso, di chi la pensa in un altro modo. E ci può essere persino la paura di Dio: che mi punisca, che ce l’abbia con me… Se diamo spazio a queste false paure, le porte si chiudono: quelle del cuore, della società, e anche le porte della Chiesa! Dove c’è paura, c’è chiusura. E non va bene.

Lo Spirito ci fa sentire la vicinanza di Dio che consola

Il Vangelo però, ricorda il Papa, “ci offre il rimedio del Risorto: lo Spirito Santo. Lui libera dalle prigioni della paura”. Quando lo ricevono, gli apostoli, è la festa di Pentecoste, “escono dal cenacolo e vanno nel mondo a rimettere i peccati e ad annunciare la buona notizia”.

Grazie a Lui le paure si superano e le porte si aprono. Perché questo fa lo Spirito: ci fa sentire la vicinanza di Dio e così il suo amore scaccia il timore, illumina il cammino, consola, sostiene nelle avversità.

Una nuova Pentecoste scacci le paure che ci assalgono

Di fronte ai timori e alle chiusure, è l’invito finale di Francesco, “invochiamo lo Spirito Santo per noi, per la Chiesa e per il mondo intero: perché una nuova Pentecoste scacci le paure che ci assalgono e ravvivi il fuoco dell’amore di Dio”.

 

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