TUTTI A TAVOLA, NON È UNA BUFALA
TACCO&SPILLO
E chi l’avrebbe detto che in un sol colpo anzi diremo boccone si poteva beccare lo scibile della politica lucana di destra, sinistra e perfino di centro comodamente assiepato al ristorante Fratelli la Bufala a gustare magari mozzarella campana. Ora lasciamo stare il dispetto culinario che s’è voluto fare al povero Aliandro, lo scaldapoltronista leghista che di mestiere fa proprio il casaro come lasciamo stare il motto profetico di Feuerbach secondo cui “l’uomo è ciò che mangia”, ma c’è da dire che una simile iconografia messa tutt’assieme a tavola ha davvero un fascino indiscutibile che già bene s’inquadra con la trepidante fisiognomica con cui i commensali hanno dato il meglio di sé con occhiate zuccherate e battutine velenose, cornicelli e smorfie di varia natura ed umanità, confessioni e sbruffonate da far invidia perfino all’Albertone nazionale che pure se ne intendeva di queste cose. Così intavolati in ordine sparso, manco fosse un matrimonio bipartisan in cui sposi e testimoni si danno gioia per essere chiamati patrioti o compagni, c’era il governatore Bardi, scortato dal consulente del PNNR ed eterno secondo Perri e dalla new entry il denstista Galizia, esperto pare anche d’ortodonzia politica, cioè la difficilissima scienza della masticazione sui fatti di governo. Poco più là e di ritorno dalla conferenza stampa c’erano Polese e Braia con gli apolidi Sileo, Baldassarre e Giorgetti, profughi d’un tavolo, ma anche d’un partito. In rimessa studiata e con la faccia sorniona Pittella col suo staff e, a chiudere la felice brigata, la solitudine grillina di Leggieri. Dice un proverbio: “La tavola è mezza confessione”.