TRAFFICO ILLECITO DI RIFIUTI NEL CATANZARESE, UN LUCANO TRA GLI INDAGATI
Maxi operazione dell’Antimafia calabrese: eseguite 20 misure cautelari e sequestrati beni per 4 milioni di euro
I militari del Nucleo Operativo Ecologico di Catanzaro con il supporto dei reparti territoriali dei Comandi Provinciali di Catanzaro, Vibo Valentia, Crotone, Matera e Siracusa, nonché dell’8° Nucleo Elicotteri di Vibo Valentia, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale emessa dal Gip presso il Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Procura della Repubblica, Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, nei confronti di 20 soggetti indagati, a vario titolo, dei reati di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti. Agli arresti domiciliari, Rutigliano Gioacchino (Terlizzi), Bova Paolo (Amaroni), Pariano Andrea (Crotone), Vescio Campisano Antonietta (Lamezia Terme), D’Angela Sabatino (Lamezia Terme), Anello Alessandro (Vibo Valentia). Altre 10 persone sono state sottoposte all’obbligo di dimora, mentre per i calabresi Frija Giuseppe, Bova Giuseppe, Russo Giuseppe e Bova Rosanna, disposto il divieto temporaneo di attività di impresa. Tra gli indagati, anche il lucano classe ‘78, E.L. di Lagonegro. Contestualmente è stato eseguito il sequestro preventivo, per un valore complessivo di circa 4 milioni di euro, di un complesso immobiliare a destinazione industriale di una s.r.l. con sede in Curinga, in provincia di Catanzaro, di due impianti di recupero e trattamento rifiuti, riconducibili a due distinte Srl, rispettivamente ubicate in Amaroni, Catanzaro, e Cotronei, Crotone, e di 17 automezzi. La complessa attività di indagine è scaturita dalle attività del comparto centrale dei Carabinieri Tutela dell’Ambiente e della Transizione Ecologica, volte a individuare, nel settore ambientale, le ipotizzate illecite ingerenze nei flussi di investimento pubblico previsti dalla missione 2 del Pnrr “rivoluzione verde e transizione ecologica”. I gravi indizi riguardano complessi ed articolati traffici di rifiuti, riconducibili a tre società della provincia di Catanzaro e di Crotone, consistenti nel trasporto di rifiuti della frazione organica provenienti dalla raccolta differenziata di comuni calabresi e siciliani, con riguardo a fanghi da depurazione provenienti da impianti comunali calabresi, nonché ad altre tipologie di rifiuti compresi materiali misti prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti, e il successivo stoccaggio presso le sedi o gli impianti delle predette società. Ciò allo scopo di ridurre il numero dei trasporti verso gli impianti di destinazione finale, caricando fino alla massima capienza gli automezzi, anche miscelando tipologie di rifiuto diverso, e, quindi, abbattere i costi connessi al servizio. La movimentazione dei rifiuti sarebbe avvenuta con l’emissione di Fir in numero superiore rispetto ai rifiuti stoccati e trattati negli impianti, attestando falsamente la ricezione e l’invio a trattamento di ingenti carichi di rifiuti di cui si sarebbe fatta perdere la tracciabilità mediante la combustione e la distruzione, nonché con l’individuazione di impianti adibiti a discariche abusive di rifiuti speciali, non pericolosi, ove i rifiuti venivano anche interrati. Documentati anche multipli episodi di interramento di rifiuti. Il provvedimento cautelare reale ha riguardato anche tre impianti di gestione rifiuti presso i quali si è riscontrato lo smaltimento di rifiuti mediante combustione e sversamento in corsi d’acqua superficiali.