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ESAME DI STATO, PROVA DI VITA INDIMENTICABILE

L’intervento di Antonella Pellettieri

Non avevo molta fiducia in me al Liceo: mi sentivo molto al di sotto delle mie reali capacità di cui ho avuto consapevolezza solo all’Università con un liberatorio 30 e lode al primo esame di latino. Liberatorio perché mi liberavo da molti dubbi e dalle mie ansie: non mi sentivo mai all’altezza degli altri adolescenti, dei decenni (coloro che hanno fra i dieci e i vent’anni)o teenager che mi circondavano. Solo con i vent’anni e dopo aver cambiato città, ho cominciato a sentirmi più sicura e a capire tutti i fenomeni di bullismo di cui ero stata vittima come tutti gli adolescenti. Per questo anche la notte prima degli esami di maturità e gli esami di maturità sono stati una parte della mia vita piena di inquietudini e insoddisfazioni. Dopo la mia laurea mi è successo, per molti anni, di sognare di non aver superato gli esami di maturità e di non potermi laureare malgrado avessi superati tutti gli esami universitari: mi svegliavo spaventata e incredula su quanto quell’esame avesse la forza di essere il più difficile di tutti gli esami della nostra vita. E, comunque, negli anni successivi sono stata sempre curiosa di conoscere le tracce della prima prova dell’esame di maturità: quello che una volta si chiamava il compito di italiano. E le tracce, dagli anni ’80 del- lo scorso secolo, sono molto cambiate e si sono evolute con l’evoluzione della società. La grande rivoluzione tecnologica è in fieri la viviamo sulla nostra pelle giornalmente, non sappiamo cosa succederà e tutto si muove velocemente. Ecco una delle tracce “Marco Belpoliti, Elogio dell’attesa nell’era di WhatsApp, in la Repubblica, 30 gennaio 2018” e viene riportato parte del testo dell’articolo che precisa che, oggi, non sappiamo più attendere e la messaggistica veloce ne è un sintomo. Mi è tornato alla mente un articolo fantastico scritto dal direttore dell’Istituto Storico Germanico, Arnold Esch, dopo la caduta del Muro di Berlino intitolato La storia in fieri che precisava come il tempo avesse una durata diversa dal passato e la storia si trasformava davanti ai nostri occhi. Scriveva che i giornali, dopo due giorni, sono ingialliti e che quando scartava le palline di Natale avvolte nei fogli di giornale, gli articoli gli sembravano provenire dai tempi antichi. Arnold Esch, felice della caduta del muro e della storia che scorreva sotto i suoi occhi e che creava molte perplessità su cui studia e riflette sulla storia come professione, è il predecessore di Marco Belpoliti e del suo articolo e, a 18 anni, io non sarei stata in grado di scrivere un articolo sul tempo e la sua velocità. Perché a 18 anni non si può comprendere il valore del tempo e non esiste alcun confronto con il passato per- ché si è troppo giovani. Ma la traccia è, secondo il mio parere, la più bella e quella che, oggi da adulta, avrei svolto. Ma le altre tracce sono, comunque, belle e molto contemporanee: è dedicata alla rivoluzione tecno- logica e all’Antropocene la poe- sia da esaminare di Salvatore Quasimodo, Alla nuova luna, In principio Dio creò il cielo e la terra, poi nel suo giorno esatto mise i luminari in cielo e al settimo giorno si riposò. Dopo miliardi di anni l’uomo, fatto a sua immagine e somiglianza, senza mai riposare, con la sua intelligenza laica, senza timore, nel cielo sereno d’una notte d’ottobre, mise altri luminari uguali a quelli che giravano dalla creazione del mondo. Amen Ma di assoluta qualità è la traccia dedicata ad Alberto Moravia che con Gli indifferenti disegnò la classe borghese degli anni ’20 che, probabilmente a 18 anni sarei stata in grado di affrontare. Con grande difficoltà avrei potuto affrontare il tema che riguardava Federico Chabod e il suo noto libro, L’idea di nazione, che è un volume che si studia all’università o viene letto dai pochi giovani appassionati di politica in età scolastica. E con la stessa difficoltà avrei potuto affrontare il tema sul testo di Oriana Fallaci, tratto da Intervista con la storia. Non avrei avuto la capacità di affrontare il tema su la Lettera aperta al Ministro Bianchi sugli esami di Maturità inviatagli da un gruppo di intellettuali nel 2021 perché avrei scritto concetti troppo semplici e scontati e inadatti a dimostrare la mia maturità. Il tema su Piero Angela era quello che avrei affrontato più facilmente. Il riferimento a cui Piero Angela si appiglia è uno studio della Banca mondiale che, recentemente, ha valutato che l’80% della ricchezza dei paesi più avanzati è “immateriale”, cioè è rappresentata dal sapere. Ed è questo che fa la vera differenza tra le nazioni. E su questo dovremmo riflettere ogni giorno, tutti, a prescindere dagli esami di Maturità. Ciò che ci rende migliori è dentro di noi ed è la nostra creatività e sono le nostre visioni. Quella creatività e quelle visioni che rendono una giovane intelligenza particolare ed esposta, spesso al giudizio massivo di bulli che cercano “ il diverso, qualcuno sui generis” per bullizzarlo e ferirlo. Ma fra le dieci cose che Piero Angela ha imparato, la più importante è la seguente “ Teniamo presente che solo un sistema molto efficiente è in grado di sostenere tutte quelle attività non direttamente produttive (a cominciare da quelle artistiche e culturali) cui teniamo molto, ma che dipendono dalla ricchezza disponibile”. Dovremmo rifare tutti gli esami di maturità!

Di Antonella Pellettieri

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