ANGELUS E POST ANGELUS DI PAPA FRANCESCO
Nel post Angelus, Francesco si è rivolto ad un centinaio di persone giunte in piazza San Pietro con striscioni e foto della ragazza scomparsa nel 1983, il suo ricordo è andato alle famiglie di tutte le persone scomparse. Il pensiero del Pontefice è poi andato alle vittime della rivolta in un carcere dell’Honduras e “al martoriato popolo ucraino”
PAPA FRANCESCO
Il Papa all’Angelus: buttare via la propria vita è l’unica cosa da temere
Michele Raviart – Città del Vaticano
“Io, di che cosa ho paura? Di non avere quello che mi piace? Di non raggiungere i traguardi che la società impone? Del giudizio degli altri? Oppure di non piacere al Signore e di non mettere al primo posto il suo Vangelo?” Lo chiede a se stesso e ai circa ventimila fedeli in piazza San Pietro Papa Francesco, prima della preghiera dell’Angelus (Ascolta il podcast con le parole del Papa). Per tre volte infatti, nella Parola di oggi, Gesù ripete ai suoi discepoli di non avere paura, “non perché nel mondo andrà tutto bene, ma perché per il Padre siamo preziosi e nulla di ciò che è buono andrà perduto”.
Non sprecare l’esistenza a inseguire cose di poco conto
Una sola cosa, afferma Gesù è da temere, e per spiegarla usa l’immagine della Geenna, la grande discarica dei rifiuti di Gerusalemme:
Gesù ne parla per dire che la vera paura da avere è quella di buttare via la propria vita. Buttare via la propria vita: e su questo Gesù dice: “Sì, abbiate paura di quello”. Come a dire: non bisogna tanto temere di subire incomprensioni e critiche, di perdere prestigio e vantaggi economici per restare fedeli al Vangelo, ma di sprecare l’esistenza a inseguire cose di poco conto, che non riempiono il senso della vita.
Mai mettere le cose davanti alle persone
Questo avviene anche oggi, ricorda Francesco, quando “si può essere derisi o discriminati se non si seguono certi modelli alla moda, che però mettono spesso al centro realtà di secondo piano: le cose anziché le persone, le prestazioni anziché le relazioni”. Tre gli esempi che fa il Papa: i genitori che a causa del lavoro non hanno il tempo necessario per stare con i figli, i sacerdoti e le suore impegnati nel loro servizio ma che dimenticano di dedicare tempo a stare con Gesù “altrimenti cadono nella mondanità spirituale e perdono il senso di ciò che sono”, e i giovani, “che hanno mille impegni e passioni: la scuola, lo sport, vari interessi, i telefonini e i social, ma hanno bisogno di incontrare le persone e realizzare dei sogni grandi, senza perdere tempo in cose che passano e non lasciano il segno”.
Andare “controcorrente” costa
Tutto ciò comporta qualche rinuncia “di fronte agli idoli dell’efficienza e del consumismo”, ma è necessario per non andare a perdersi nelle cose, che poi vengono buttate via”, come nella Geenna, dove oggi spesso finiscono le persone, gli ultimi, “spesso trattati come materiale di scarto e oggetti indesiderati”.
Rimanere fedeli a ciò che conta costa; costa andare controcorrente, liberarsi dai condizionamenti del pensare comune, essere messi da parte da chi “segue l’onda”. Ma non importa, dice Gesù: ciò che conta è non buttare via il bene più grande: la vita. Solo questo deve spaventarci.
Una fedeltà al Vangelo che, fin dalle origini della Chiesa ha conosciuto, insieme alle gioie, tanti rischi. “Sembra paradossale: l’annuncio del Regno di Dio è un messaggio di pace e di giustizia, fondato sulla carità fraterna e sul perdono” ricorda il Papa, “eppure riscontra opposizioni, violenze e persecuzioni.
Francesco: vicinanza e preghiere per la famiglia di Emanuela Orlandi
Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
Vicinanza ai familiari di Emanuela Orlandi, la cittadina vaticana scomparsa il 22 giugno del 1983, è stata espressa da Francesco oggi, nei saluti del dopo Angelus, di fronte ad un centinaio di manifestanti giunti in piazza San Pietro, con il fratello della ragazza Pietro Orlandi, con striscioni e foto della giovane:
In questi giorni ricorre il 40mo anniversario della scomparsa di Emanuela Orlandi. Desidero approfittare di questa circostanza per esprimere, ancora una volta, la mia vicinanza ai familiari, soprattutto alla mamma, e assicurare la mia preghiera. Estendo il mio ricordo a tutte le famiglie che portano il dolore di una persona cara scomparsa.
Francesco ha poi espresso il suo dolore per la tragedia di martedì scorso, 22 giugno, avvenuta in una prigione dell’Honduras, dove durante la violenza tra gang sono morte 46 detenute.
Mi ha molto addolorato quanto è accaduto alcuni giorni fa nel Centro Penitenziario femminile di Támara in Honduras. Una terribile violenza tra bande rivali ha seminato morte e sofferenza. Prego per le defunte, prego per i familiari. La Vergine di Suyapa, Madre dell’Honduras, aiuti i cuori ad aprirsi alla riconciliazione e a fare spazio a una convivenza fraterna, anche all’interno delle carceri
Nei saluti ai pellegrini, il pensiero è andato ancora una volta all’Ucraina. Il Papa lo ha espresso salutando i volontari di Radio Maria Italia, presenti in piazza con un grande striscione con il quale, ha detto Francesco, “invitano a porsi tutti sotto il manto della Vergine Maria Madre per implorare da Dio il dono della pace e questo lo chiediamo specialmente per il martoriato popolo ucraino”