IL 27 GIUGNO 2023 A PALERMO IL XVI SIMPOSIO COTEC EUROPA
Le COTEC di Italia, Spagna e Portogallo si riuniranno per trattare il tema dell’innovazione nella finanza sostenibile alla presenza del Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, del Re di Spagna, Sua Maestà Felipe VI e del Presidente della Repubblica del Portogallo, Marcelo Rebelo de Sousa, quali presidenti onorari delle tre COTEC
COTEC 2023
IL 27 GIUGNO 2023 A PALERMO IL XVI SIMPOSIO COTEC EUROPA
Quest’anno la XVI edizione del Simposio COTEC Europa si svolgerà il 27 giugno al Teatro Massimo di Palermo
Le COTEC di Italia, Spagna e Portogallo si riuniranno per trattare il tema dell’innovazione nella finanza sostenibile alla presenza del Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, del Re di Spagna, Sua Maestà Felipe VI e del Presidente della Repubblica del Portogallo, Marcelo Rebelo de Sousa, quali presidenti onorari delle tre COTEC.
INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SERGIO MATTARELLA AL XVI SIMPOSIO COTEC EUROPA “INNOVAZIONE NELLA FINANZA SOSTENIBILE”
Palermo, 27/06/2023 (II mandato)
Rivolgo un saluto di benvenuto e di grande amicizia a Sua Maestà il Re Felipe VI e al Presidente del Portogallo, Marcelo Rebelo De Sousa.
La loro presenza a Palermo è motivo di onore e di grande piacere, per la Repubblica e per me.
Un saluto al Commissario europeo per gli affari economici e monetari, on. Gentiloni, ai Ministri, ai Presidenti delle Fondazioni Cotec, al Presidente della Regione, al Sindaco, al Presidente dell’Assemblea, a tutti i presenti.
Desidero ringraziare gli organizzatori del XVI Simposio per la rinnovata opportunità di discutere tematiche che sono al centro dell’agenda internazionale e sono di evidente impatto per la nostra vita e per quella delle future generazioni.
Sostenibilità, finanza e innovazione sono le tre parole chiave di questo appuntamento; questioni che trovano largo spazio nell’agenda internazionale e interpellano i Governi.
Il tema di questa edizione ci invita a riflettere sul potere trasformativo dell’innovazione in tutti i settori, anche in quello della finanza, e circa il ruolo di quest’ultima nel mobilitare risorse per obiettivi di inclusione e crescita.
Basti pensare alle trasformazioni gemelle, digitale e verde, poc’anzi citate, e al significato che esse assumono per una responsabile gestione dell’avvenire del pianeta e per un modello di sviluppo equo.
Una governance adeguata è, naturalmente, strumento chiave per vincere le sfide globali con cui ci confrontiamo, per mete collettive di progresso.
Si tratti dell’ambiente, della salute, dell’istruzione, della lotta alla povertà, della tutela dei diritti fondamentali, il combinato di tali sfide appare immane e certamente tale da richiedere non soltanto che vengano mobilitate risorse di matrice pubblica ma anche il coinvolgimento della società civile e degli attori che in essa agiscono.
Sono sotto gli occhi di tutti le conseguenze del cambiamento climatico nella vita delle popolazioni: esse sempre più frequenti e pervasive, soprattutto nelle aree più fragili del mondo.
Vale per le isole a rischio di sommersione nel Pacifico così come per la desertificazione in atto in tante aree.
L‘esigenza pressante di fornire risposte attendibili e durature si aggiunge alla necessità di porre riparo a disuguaglianze che accrescono, in molteplici aree del globo, le condizioni di disperazione e di abbandono.
Se la crescita dell’economia globale negli ultimi decenni ha riversato qualche stilla di risorse verso le aree meno fortunate, pandemia e rinnovate tensioni internazionali, a partire dalla guerra scatenata dalla Federazione Russa contro l’indipendenza dell’Ucraina, hanno provocato un rallentamento delle economie, con una contrazione delle capacità di spesa in tutti i Paesi e soprattutto in quelli a più basso reddito.
Le tensioni geopolitiche rischiano altresì di alimentare progressive fratture nei rapporti internazionali, tali da compromettere il contesto degli accordi raggiunti in sede globale nello stesso sistema delle Nazioni Unite.
Con il rischio di riproporre la narrativa di un mondo diviso tra un club di Paesi agiati e arroccati nel loro egoismo, di Paesi protagonisti, come i Brics, di un impetuoso, talvolta contraddittorio, ciclo di sviluppo e, infine, di Paesi del sud abbandonati a un destino di povertà.
È evidente la presenza di tensioni in questa direzione, con l’affievolimento delle iniziative che tengano conto della indivisibilità del destino dell’umanità.
La riflessione proposta per iniziativa dei tre Paesi qui rappresentati manifesta l’intenzione di non arrendersi a una deriva di questo tipo e, al contempo, dimostra la consapevolezza del ruolo che possono assumere, per combatterla, le istituzioni finanziarie internazionali e i soggetti della finanza.
Non possiamo farci guidare soltanto dalle emergenze.
L’impegno nel realizzare gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite richiama a un’azione ad ampio raggio, in grado di coinvolgere più attori possibili.
L’impegno è quello di una transizione verso un nuovo assetto, verso una crescita sostenibile, a confronto con la trasformazione climatica e con la sostenibilità sociale.
Una transizione che riguarda anche i Paesi emergenti e quelli in via di sviluppo.
Appare, infatti, del tutto incongruo che questi Paesi accettino di pagare il prezzo ambientale e sociale che ha pesato sui Paesi di più remota industrializzazione nel loro percorso di crescita, invece di inserirsi nel gruppo di testa che guida il cambiamento, evitando quei costi ambientali e sociali.
La riforma dell’architettura finanziaria internazionale è una prima sfida, per rendere disponibili maggiori risorse rivolte allo sviluppo, principalmente attraverso riforme mirate ad una migliore efficienza delle banche multilaterali di settore.
Un processo di aggiornamento ampio e condiviso, che metta insieme la solidarietà che dobbiamo alle regioni del mondo in ritardo di sviluppo, con l’esigenza di responsabilizzare i Governi beneficiari dei finanziamenti affinché adempiano ai rispettivi impegni di riforme interne, per un mondo in migliori condizioni.
La sola mobilitazione di risorse pubbliche – è stato osservato – risulterebbe in ogni caso insufficiente.
Vitale, allora, è dare vita a un processo virtuoso con il coinvolgimento del settore privato in partenariati che moltiplichino le capacità di spesa, promuovano il trasferimento di tecnologia e la libera circolazione di talenti, per rilanciare la crescita, per contribuire agli obiettivi globali di sviluppo sostenibile.
Il sistema finanziario deve applicare meccanismi e regole efficaci per indirizzare sempre più risorse private verso settori e progetti sostenibili da un punto di vista ambientale e sociale.
Occorre proseguire una riflessione condivisa sulle innovazioni che effettivamente siano in grado di sostenere un’agenda di accelerazione verso gli obiettivi delineati in sede Onu.
Sull’insieme di queste tematiche, Spagna, Portogallo, Italia, con l’Unione Europea, possono svolgere un ruolo importante.
Anzitutto quella di favorire il consolidamento e l’integrazione delle finanze pubbliche dei Paesi emergenti, anche per aumentare la loro capacità di attrarre finanziamenti internazionali destinati all’ammodernamento sostenibile.
In secondo luogo, cogliere l’opportunità di finanziare la formazione, la ricerca e l’applicazione di nuove tecnologie nei Paesi partner incoraggiando l’innovazione e sostenendo l’attività imprenditoriale.
È la diplomazia della crescita, della crescita sostenibile, che identifica anzitutto nel capitale umano la forza trainante di un futuro fatto di sostenibilità, innovazione, inclusività.
La circolazione del sapere costituisce il principale veicolo per lo sviluppo economico e per il rafforzamento istituzionale.
Investire in formazione, in ricerca, significa, dunque, creare le premesse per la crescita materiale e umana.
La Repubblica Italiana è chiamata a fare la sua parte, in occasione degli appuntamenti multilaterali dei prossimi mesi, a partire dal secondo vertice ONU di luglio sui Sistemi Alimentari, in seno al G20 e alla COP28 sul clima.
Nel 2024, con la presidenza del G7, l’Italia avrà inoltre la possibilità di orientare l’agenda dei lavori verso un coordinamento con i Paesi partnercon uno sguardo di lungo periodo.
Sicurezza alimentare, clima, energia e investimenti in infrastrutture sostenibili saranno aree di interesse, con particolare riferimento al continente africano.
È in gioco la prosperità dell’intero pianeta.
Ora più che mai le tre Fondazioni qui rappresentate sono chiamate a continuare a svolgere la loro essenziale funzione di stimolo, di foro privilegiato di dialogo e di riflessione in cui far confluire idee ed individuare azioni comuni, delineando ambiti di possibile cooperazione.
L’intera comunità internazionale e noi tutti abbiamo la responsabilità di collaborare attivamente per promuovere la transizione, già iniziata, con l’obiettivo di ridurre i pericoli di instabilità macroeconomica e di allontanamento fra diverse aree del mondo, per sostenere, invece, il ristabilimento di regole condivise e sostenibili.