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CROLLO NASCITE E FUGA GIOVANI

L’analisi di Livia Graziano

Il tasso di natalità è un indicatore demografico estremamente importante, in grado di descrivere un quadro chiaro su diversi aspetti della società e dell’economia di un luogo. Studiato dagli economisti e dai sociologi, è diventato, negli ultimi tempi un tema molto caro al noto imprenditore sudafricano Elon Musk, direttore tecnico della compagnia aerospaziale SpaceX, fondatore di The Boring Company, cofondatore di Neuralink e OpenAI, amministratore delegato e product architect della multinazionale automobilistica Tesla, proprietario e presidente di Twitter. Durante la sua recente visita in Italia non ha mancato di commentare come l’Italia, pur vivendo in uno stato di benessere generale, si collochi tra gli ultimi dieci Paesi al mondo per tasso di natalità e che se l’andamento dovesse continuare così, il Bel Paese non avrà più persone. Certo, l’analisi del magnate appare semplicistica e non tiene conto di numerosi altri fattori; uno per tutti il fenomeno immigrato- rio, spesso clandestino, cui l’Italia è notoriamente soggetta, essendo uno degli ap- prodi preferiti delle rotte pro- venienti dal Nord Africa. Ad ogni modo, secondo il bilancio demografico dell’Istat, i nuovi nati nel 2019 sono sta- ti 435 mila con una tendenza al ribasso evidenziata dai dati dati Istat aggiornati al 2021 che rivelano come lo scorso anno nel Paese ci siano state meno di 400 mila nascite. Al di là delle considerazioni di Elon Musk, la diminuzione della natalità costituisce un serio problema per la società italiana che necessita di una quanto mai necessaria inversione di tendenza. In questo quadro fosco, la Basilicata, purtroppo, non costituisce un’eccezione; infatti, secondo gli ultimi dati emersi dall’Istat dell’aprile 2023, il territorio lucano si trova di fronte ad una sfida demografica importante dove nel corso degli ultimi anni, il numero di nascite nella regione è diminuito costantemente, portando ad una situazione di preoccupazione per l’equilibrio demografico e lo sviluppo economico. Molti sono i fattori che con- tribuiscono a questa inesorabile oramai diminuzione, tra questi l’urbanizzazione, con un crescente spostamento del- le persone verso le grandi città, lasciando le zone rurali meno popolate. Questa scelta può essere legata a diversi motivi, come le opportunità lavorative e quindi l’accessibilità ai servizi. Con un tasso di natalità troppo basso, al netto di eventuali fenomeni migratori, la popolazione tende a diminuire nel tempo, portando ad un invecchiamento demografico e ad una diminuzione della forza lavoro disponibile. Fra gli altri, i conti della previdenza sociale (leggasi pensioni) peggiorerebbero a causa del forte disequilibrio tra i lavoratori ed i pensionati che si verrebbe a creare. Inoltre, un’elevata proporzione di anziani rispetto ai giovani può mettere a dura prova diversi sistemi sanitari, già abbastanza precari sul territorio regionale. Ma come invertire la rotta? Alcune misure del Next Generation EU, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) vanno nella direzione di favorire ed aiutare, ad esempio, le donne e le fami- glie a meglio gestire i figli fin dalla loro nascita, prevedendo la costruzione di nuovi asili nido. L’obiettivo è molto ambizioso: creare 264 mila nuovi posti entro la fine del 2025 con oltre 2.600 interventi. Ma la misura è apparsa fin da subito come una pallottola spuntata, soprattutto per le regioni del Sud, e quindi per la Basilicata, dove è prevista la costruzione di ben 73 nuove strutture in 54 paesi, finanche in paesi con zero nascite. Come se bastasse costruire nuovi asili nido per incrementare le nascite. Senza lavoro e senza nuova ricchezza, difficilmente le giovani coppie troveranno il coraggio di mettere al mondo figli che vadano oltre una sola nascita, considerando che il tasso medio delle nascite in Italia, per ogni donna, è di 1,24 che si riduce a 1,09 in Basilicata. Una seria politica delle nascite non può, quindi, prescindere da un aumento della ricchezza media sul territorio che, evidentemente, attenua le difficoltà di accudire una famiglia e, contemporaneamente, diventa un attrattore per quanti possano decidere di trasferirsi in tale territorio. Se guardiamo ad alcune misure del governo regionale, come il bonus gas ad esempio, esse potrebbero essere un valido attrattore ancor più valide se unite ad esempio a misure quali diminuzione delle tasse o politiche attive di recupero delle abitazioni abbandonate, molto numerose in tutta la regione, soprattutto nei paesi dell’entroterra sempre più sul- la strada di un completo abbandono. La Basilicata, quindi, con il suo patrimonio culturale, le sue risorse naturali e, perché no, il suo essere una regione con un basso tasso di criminalità, testimoniato dalle molte statistiche che puntualmente ne evidenziano tale qualità, ha il potenziale per attrarre nuove persone, nuovi nuclei famigliari. Affrontare questa sfida richiederà sforzi da parte della regione, delle istituzioni locali e della società; è quindi, necessario promuovere politiche che valorizzino la regione e offrano opportunità lavorative e di crescita ai giovani. Fondamentale è senza dubbio puntare fortemente sulla qualità dei servizi quali l’assistenza sanitaria, la qualità dell’istruzione e le infrastrutture che, tutte insieme, possono contribuire a rendere la Basilicata un luogo più attraente per le giovani famiglie.

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