SALVINI, MA GRAZIE DE CHE!
TACCO&SPILLO
Che Matteo Salvini non abbia dimestichezza coi numeri e con la dura legge dei fatti, ma più furbescamente si dia arie facili col cazzeggio politico l’hanno capito già gli italiani sbugiardandolo dal trionfo del 34% delle europee al misero 9% delle politiche e da cui è ormai inchiodato a vita, nonostante il movimentismo della sua non proprio felice esperienza di governo. Così tanto per amor di verità ci saremmo aspettati che dopo lo strimpello inaugurale di un misero semaforo a senso alternato sulla SS 18 a Maratea avrebbe fatto almeno del salutare outing sulla copiosa rassegna flopplistica della Lega che qui in Basilicata ha toccato apici irraggiungibili perfino ai più volenterosi patrioti del disastro ed invece ci ha deliziato con la statistica evangelica che gli ultimi saranno i primi tanto per zuccherare la figuraccia amara del Guarente, peggior sindaco d’Italia, e ci ha messo pure il climax del ringraziamento con cui ha sperticato lodi per gli asilo nido aperti a luglio. Ora senza accanirsi sull’arditezza linguistica e lo spiccio semantico, a riprova che il senso del ridicolo è presente in questa classe di governo in percentuali infinite, andrebbe rammentata al serafico Salvini la lista delle immacolate devozioni e dei giorni del ringraziamento che i potentini tributano al suo amatissimo sindaco leghista innanzitutto per aver piazzato l’autovelox dov’era inutile metterlo e poi per il verde urbano formato giungla amazzonica, la street art dei rifiuti ammassati, le strade in buca gruviera, i marciapiedi marzapane, le mense scolastiche stellate, la tari incrementata, l’irpef iperbolica. Cantano i Moka Stone:“Ma grazie de che! Ma grazie de che!”.