IL VIAGGIATORE NON È UN TURISTA
La riflessione di Antonella Pellettieri
La Basilicata… schietta, nuda, irrequieta, a volte, stanca e sorniona, sovente ma sicuramente austera e nobile anche nella miseria, sorprendente nella bellezza mozzafiato di alcuni paesaggi o nell’improvviso apparire, durante il percorso, di manufatti architettonici che spezzano i silenzi, che sembrano nati dalla terra, capitelli, colonne, cattedrali, castelli che decorano il territorio quasi usciti dalla matita di un disegnatore e non dall’avidità del tempo che ha regalato e negato all’unisono, come raramente si vede in altri territori. E parlare di turismo è noioso ormai perché la parola turismo non significa molto se vicino non vi è una spiegazione: turismo balneare, turismo religioso, turismo ospedaliero, turismo congressuale, turismo erotico, turismo scolastico, turismo delle origini, turismo delle passioni, turismo enogastronomico, turismo sostenibile, turismo cinematografico, turismo rurale… e anche basta! Da sempre viaggio e ho avuto la fortuna di visitare molti luoghi del mondo ma non mi sono qualificata mai turista anzi lo trovo quasi offensivo. Io mi sento una viaggiatrice e viaggio per molti motivi come pochi, purtroppo. Viaggio per studio, per ampliare le mie conoscenze, viaggio seguendo alcune mostre, viaggio per partecipare a concerti, viaggio per mille motivi e mai nel tempo libero. Decido le mie vacanze in base ai miei viaggi: raramente ho viaggiato con un gruppo di altri viaggiatori e in bus. Una volta ho raggiunto Budapest e un’altra una nota pista da sci in Svizzera e ho capito che non sono portata per i viaggi di gruppo. Spesso mi capita di sentire persone che viaggiano per moda, raggiungono località di moda, vanno in luoghi dove vi sono altri che possono permettersi viaggi lussuosi e farsi vedere: ecco esiste il turismo come certificato di esistenza… Invece chi viaggia davvero sa che la bellezza di un viaggio é nel movimento e non nel raggiungimento di una meta; sa bene che viaggiare significa conoscere i luoghi ma, principalmente, gli abitanti di quei luoghi, gli usi e le abitudini e le strade per arrivarci. Sul vocabolario alla parola turismo si scopre anche che i viaggiatori si offendono ad essere chiamati turisti, il riferimento è al turismo di massa che dalla metà del XIX secolo ha cominciato a invadere e a prendere il posto dei viaggiatori. I viaggiatori viaggiano e i turisti imitano i viaggiatori che osservano ma non partecipano. Le navi da crociera sono l’esempio più drammatico di tutto questo: prendi pezzi di umanità e li rinchiudi su una nave lussuosissima e, in una sorta di rapimento, li porti in giro per il mare e li lasci uscire ogni mattina in un luogo diverso, un qualsiasi luogo tanto quello che vedranno è una messa in scena del reale. Nel reale trovi i viaggiatori anche con i disagi dei viaggi. Oppure i villaggi turistici, campi di concentramento che anche io ho frequentato per comodità quando si è mamma di bambini piccoli. Che il turismo di massa sia una invasione pacifica è noto ma non è noto che il turismo non sia innocuo. Il turismo di massa lascia profonde ferite del suo passaggio, ci sono luoghi che stanno decidendo di non volere più il turismo di massa per tutelare la bellezza paesaggistica e i paesaggi culturali. Il turismo, ormai, è solo guadagno: infatti è una parte del PIL del nostro stato molto importante. In questo settore lavorano tantissime persone con diverse competenze: il turismo di massa è una sorta di spettacolo con molti spettatori. Si osservano i Sassi insieme ad altri, senza soffermarsi e vedendo quello che qualcuno decide di farti vedere perché poi devi andare nel ristorante convenzionato e poi, di corsa, a vedere chissà cosa. Una macchina che produce danaro ma, vi prego, non provate a mettere la parola turismo vicino alla parola cultura. Sono due cose diverse perché la cultura detta di massa è il peggiore degli ossimori. Non illudetevi, viaggiare per moda non vi rende colti, né vedere altri luoghi vi rende migliori: è solo il vostro corpo a muoversi perché nell’inquietudine si formano i mostri più mostruosi. Tornate peggiori di quanto siete partiti: vi siete solo allontanati dal vostro soggiorno nella vostra città fisicamente. La vostra anima è rimasta sospesa e non si è arricchita pranzando nel ristorante della Torre Eiffel… perché diciamolo una volta per tutte: l’enogastronomia e il turismo abbinato sono figli del turismo di massa e non la ricerca di tipicità o non so cosa su mense di 200 persone che vengono ripulite e riapparecchiate per far mangiar e altre duecento persone. Il viaggio è altro, è lentezza, non si sa dove riuscirai a pranzare, non sai cosa troverai, non sai co- s’è la mezza pensione. Un mio amico collega di Roma da oltre trent’anni cerca di trascorrere una settimana del suo tempo in Grecia e, ogni anno, visita due nuove isole. Torna felicissimo e super abbronzato e subito comincia a preparare il prossimo viaggio. Cerca aerei, aliscafi, imbarcazioni che lo portano da un’isola all’altra ma è una sorta di specializzazione che ha imparato anno dopo anno e nessuno saprebbe fare quello che fa lui se non qualcuno con la stessa esperienza. Per questo le agenzie turistiche cercano di chiamarsi solo agenzie di viaggio e gli enti che gestiscono il turismo nelle regioni non sono operatori culturali ma economici: fanno guadagnare e guadagnano con il turismo di massa e, spesso, considerano i viaggiatori persone noiose perché curiose e riflessive e, principalmente, lente e che fanno perdere molto tempo che, come è noto, è denaro. Anche la Bolkestein e le concessioni balneari ai balneari di massa sono leggi che riguardano solo il danaro e mica qualcuno si preoccupa della fragilità delle coste, delle mareggiate e del mare che si mangia le spiagge: qualcuno si è preoccupato del tratto di costa di Maratea nei pressi di Castrocucco, della sua fragilità, del suggestivo paese scomparso che non è stato messo in sicurezza. Vi era solo un obiettivo: permettere ai turisti (di massa) di passare e portare soldi a tutto il popolo di Maratea che vive di pesca, agricoltura turismo di massa seppure di gran lusso. I viaggiatori di una volta che visitavano Maratea e realizzavano diari di viaggio che narravano Maratea, il suo mare, le sue coste sono episodi lontani, del passato. Oggi bisogna produrre e distruggere velocemente per ricominciare a produrre nuovamente e subito distruggere. La smania delle vacanze ma nessuno si chiede il perché di queste vacanze e a cosa servino realmente. Riposo dal lavoro e desiderio di stare in altro luogo diverso dal quotidiano sono altri concetti e non sono di massa… Por favor, fate riposare il mondo e restate nelle vostre case, per bagnarsi nel mare non servono i lidi, basta l’acqua cristallina e il desiderio di farsi baciare la pelle dal sole e dal sale o nell’improvviso apparire, durante il percorso, di manufatti architettonici che spezzano i silenzi, che sembrano nati dalla terra, capitelli, colonne, cattedrali, castelli che decorano il territorio quasi usciti dalla matita di un disegnatore e non dall’avidità del tempo che ha regalato e negato all’unisono, come raramente si vede in altri territori.
Di Antonella Pellettieri