IL NUOVO MERIDIONALISMO PIAGNONE IN BASILICATA
Post Eipli di Massimo Dellapenna
“Ci hanno scippato l’acqua” è il ritornello che alcune minoranze chiassose continuano a ripetere in merito alla Legge che sopprime l’EIPLI e istituisce Acque del Sud Spa, quasi a voler far credere che l’EIPLI fosse un ente regionale e non un ente statale controllato dal ministero di cui Acque del Sud Spa eredita tutte le competenze e non i debiti. Con la lacrima sul volto alcuni intellettuali del nuovo meridionalismo piagnone, invece, provano a dire che “l’autonomia differenziata vale solo per le cose che servono al Nord e non per le nostre risorse” e lo fanno convinti di trasformare in proposta meridionalista il vuoto di idee e di concetti che si manifesta in ogni affermazione non sostenuta dai fatti.
IL TITOLO V DELLA COSTITUZIONE
Iniziamo con il dire che “la Costituzione più bella del mondo” all’art. 117 stabilisce che lo Stato ha competenza esclusiva in materia di “tutela dell’ambiente”. Lo spettacolo recriminante della sinistra istituzionale ed ambientalista lucana dovrebbe ben sapere che la tutela della acqua per costante giurisprudenza della Corte Costituzionale è competenza esclusiva dello Stato. Dovrebbero saperlo non tanto e non soltanto perché la Corte Costituzionale si è richiamata più volte a questi principi ( Sentenza 229 del 2017, Sentenza 254 del 2009, Sentenza 246 del 2009) ma soprattutto perché proprio l’art. 7 della Legge Regionale n. 2 del 2019 è stata dichiarata incostituzionale proprio per questi motivi. Se la sinistra lucana che ora grida allo “scippo” e chiede l’autonomia differenziata sull’acqua non dovesse avere buona memoria di quella vicenda proviamo a rinfrescargliela, così da impedire la perpetrazione di una narrazione che non ha nessun fondamento di verità e che rischia soltanto di eccitare gli animi senza paventare né proporre soluzioni, ricette o visioni concrete. Era il Marzo del 2019, la stagione tretennale della sinistra al Governo volgeva al termine e il Consiglio Regionale approvava la legge di stabilità. Al suo interno c’era l’art. t che disponeva il riconoscimento in favore dei comuni macrofornitori di risorse idriche di un contributo di compensazioni ambientali per ogni metrocubo di acqua immessa in rete, finalizzato al “mantenimento delle condizioni ambientali delle fonti di approvvigionamento idrico da acquifero per dare seguito all’implementazioni di politiche tese allo sviluppo sostenibile nonché di consentire il completamento delle opere afferenti le reti di distribuzione”. Il Governo era presieduto dall’attuale leader dei Cinque Stelle Antonio Conte. Fu proprio il Governo Conte ad impugnare la Legge davanti alla Corte Costituzionale affermando che era in contrasto con la Costituzione l’idea di destinare la compensazione ambientale al completamento delle opere afferenti la rete di distribuzione poiché, scriveva il Governo Conte “i costi devono trovare copertura nella tariffa secondo quanto disposto dall’art. 154 del D.lgs 153/2006.” Fu proprio in quel caso che il Giudice delle Leggi in un collegio presieduto da Marta Cartabia e composto tra gli altri da Giuliano Amato ebbe modo di precisare per l’ennesima volta la riconducibilità della gestione dell’acqua alla competenza esclusiva dello Stato ai sensi dell’art. 117 che assegna ad esso la competenza in materia di “tutela ambientale” e, quindi, dichiarare costituzionalmente illegittimo il tentativo del centrosinistra lucano di Governo di assegnare risorse ai Comuni per “il completamento delle opere afferenti la distribuzione”.
LE MANI DEI PRIVATI E LA SPECULAZIONE SULL’ACQUA
Chiarita che la competenza sull’acqua è competenza esclusiva dello Stato perché così dice la Costituzione più bella del mondo e così ribadisce la Corte Costituzionale a più riprese ricordandoglielo anche alla Regione Basilicata del tempo del Partito Regione resta da smentire l’altra bufala che in queste ore cerca di farsi strada dai megafoni urlanti della propaganda: “i privati metteranno le mani sull’acqua e potranno speculare”. Premesso che la partecipazione dei privati è minoritaria, non decisionale e limitata è la Legge che impedisce ai privati qualsiasi forma di speculazione. L’art. 9, paragrafo 1 della direttiva 2000/60/CE, infatti, prevede il principio del recupero dei costi dei servizi idrici. Tale principio, recepito nel D.lgs. 152/2006 stabilisce all’art. 154 che “La tariffa costituisce il corrispettivo del servizio idrico integrato ed e’ determinata tenendo conto della qualita’ della risorsa idrica e del servizio fornito, delle opere e degli adeguamenti necessari, dell’entita’ dei costi di gestione delle opere, e dei costi di gestione delle aree di salvaguardia, nonche’ di una quota parte dei costi di funzionamento dell’ente di governo dell’ambito, in modo che sia assicurata la copertura integrale dei costi di in- vestimento e di esercizio secondo il principio del recupero dei costi e secondo il principio “chi inquina paga”. Il Ministro dell’ambiente e della tutela del ter- ritorio e del mare, su pro- posta dell’Autorita’ di vigi- lanza sulle risorse idriche e sui rifiuti, tenuto conto della necessita’ di recuperare i costi ambientali anche secondo il principio “chi in- quina paga”, definisce con decreto le componenti di costo per la determinazione della tariffa relativa ai servizi idrici per i vari set- tori di impiego dell’acqua.”. Non solo, dunque, non sarà Acque del Sud Spa a determinare il prezzo della tariffa idrica ma essa è vin- colata a parametri normati- vi difficilmente derogabili secondo principi stabiliti dal Governo. Insomma, Acque del Sud Spa non avrà competenze sulle tariffe, i privati non avranno competenze di ruolo nella gestione e, soprattutto, le tariffe non potranno essere determinate in modo speculativo. Chi dice il contrario mente, fa propaganda e chi fa propaganda lo fa per un motivo non sempre nobile.
I NOSTALGICI DELL’EIPLI E IL BUCO DELL’AVVOCATO MUSACCHIO
“Follow the Money” dice gola profonda in “tutti gli uomini del Presidente” e, allora, se noi proviamo a seguire il denaro possiamo verificare il debito che il Consorzio di Bonifica ha nei confronti di EIPLI è infinito. Ogni anno EIPLI presenta la bolletta dell’acqua al Consorzio e Musacchio decide di non pagarla perché la ritiene eccessiva. Una vicenda che va avanti dal 2018 e che, secondo alcuni bene informati, avrebbe prodotto un debito complessivo del Consorzio guidato da Musacchio pari a circa 18 milioni di Euro nei confronti di EIPLI. Chi chiediamo come sia possibile. Ci chiediamo come sia possibile che un consorzio non paghi l’acqua che gli viene fornita e, soprattutto, ci chiediamo come sia possibile che, mentre le grasse firme della stampa di sinistra gridano contro lo scippo dell’acqua e rimpiangono il corretto funzionamento dell’EIPLI, gli avvocati del vento non paga- no le tariffe dell’EIPLI per- ché le ritengono eccessive. Soprattutto ci chiediamo come sia possibile che Musacchio sia ancora al suo posto malgrado le evidenti inefficienze. Misteri che si porta via il vento e con esso alcuni amici del vento che siedono, o almeno di- cono, di sedere a destra.
Di Massimo Dellapenna