AttualitàBasilicataBlog

UNIBAS, TSUNAMI FALLIMENTO

L’Ateneo senza futuro che ne promette uno ai sempre meno iscritti: l’inettitudine gestionale che consegna l’Università al baratro. Si continua a fingere di non vedere i numeri fallimentari: così impossibile invertire la rotta

L’ Università degli Studi di Basilicata continua ad autocertificare il suo clamoroso flop, la sua oggettiva decadenza, la sua palese insignificanza nello scenario accademico e nelle potenzialità del territorio. Il test d’ingresso alla facoltà di Architettura non è stato un test per gli studenti ma per l’Università. Se, infatti, il numero basso di partecipanti ha fatto sì che tutti i partecipanti siano stati promossi, i numeri bocciano clamorosamente e senza appello l’Università stessa. Come in quelle scuole di montagna, dove per poter garantire il numero minimo per la sopravvivenza si iscrivevano anche gli anziani che non avevano ottenuto il titolo di studio, così all’Unibas vengono ammessi anche gli studenti che non avrebbero ottenuto neanche la votazione minima per essere ritenuti sufficienti in altre facoltà di Architettura in Italia.

A CHE SERVE L’UNIBAS?

Quando ci furono le pompose dichiarazioni nell’anniversario della sua fondazione, fummo gli unici in Basilicata che, con la prestigiosa firma di Paride Leporace, ponemmo alla classe dirigente lucana l’interrogativo sulla sopravvivenza stessa dell’Università. È bastato poco, davvero troppo poco perché il tempo ci desse ragione delle nostre perplessità. Essere Cassandra non è una condizione idilliaca, non porta giovamento a Cassandra né a chi la sente senza ascoltarla, eppure siamo stati costretti ad esserlo. Purtroppo le luci lampeggianti dei festeggiamenti hanno fatto sì che nessuno ci prestasse ascolto. Finita la festa i problemi si sono ripresentati in tutta la loro drammaticità con tinte ancora più estreme di quelle che noi stessi avremmo mai immaginate. Eppure Unibas continua ad essere sostenuta dalla Regione Basilicata, dalle estrazioni petrolifere, dagli Enti pubblici con cui ha convenzioni di studio e di ricerca ma, malgrado ciò, continua ad essere un nulla. Si fa prima a dire cosa non è che cosa è. Unibas non è un punto di riferimento per il territorio, non è un punto di riferimento della ricerca accademica, non è un istituto universitario ricercato da- gli studenti, non è un motore di sviluppo, non è un raccordo con la città. E, questa volta, non basta neanche lo stantio riferimento alla poco attrattività del territorio. Matera è una delle città più visitate ed ambite dai turisti di tutto il mondo, ormai è un caposaldo del turismo italiano, nota ovunque per la sua bellezza e per l’unicità della sua urbanistica ed architettura. Eppure la facoltà di Architettura posizionata a Matera non riesce ad attirare gli studenti lucani né quelli extraregionali. Ci chiediamo, a questo punto, a cosa serva l’Università degli Studi di Basilicata se ridotta in questo stato. Ci chiediamo se esistano interessi specifici in tal senso o se ci troviamo davanti ad una semplice e banale inettitudine gestionale.

LE POTENZIALITÀ INESPRESSE

Eppure l’Italia è piena di cittadine di provincia che, proprio partendo dall’Università, sono riuscite ad attirare studenti e giovani da ogni parte d’Italia. Se, infatti, a Milano qualche mese fa e per pochi giorni contro il caro affitti si posizionarono le tende davanti all’Università, la risposta possibile per tanti potrebbe essere proprio venire a studiare in Basilicata dove il costo della vita è decisamente più basso e la qualità della vita è sostanzialmente buona. Se, però, neanche questa differenza economica uni- ta all’attrattività di Matera riescono a rendere appetibile ed interessante l’Unibas, allora il problema non può che essere nella gestione accademica. Evidentemente gli anniversari festeggiati in modo pomposo non bastano.

Di Massimo Dellapenna

Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com
error: Contentuti protetti