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SI SEGUIRÀ IL MODELLO DEL GOVERNO MELONI?

Gossip e regione di Massimo Dellapenna

«La politica è sangue e merda», lo diceva apertamente il grande socialista Rino Formica, evidenziando da un lato che la politica è il campo più duro della battaglia, dall’altro che non si può fare politica senza versare sangue e farsi raggiungere da qualche schizzo di merda. Noi lo sappiamo e, quindi, non ci scandalizza più di tanto l’ennesima levata di scudi moralistica che compiono alcune testate dell’opposizione. Fa parte del gioco. Ha fatto sempre parte del gioco. Peccato, però, che dietro a questo gioco ci siano vite che rischiano di essere messe alla gogna per un pettegolezzo, carriere che possono essere distrutte da una accusa tutta da provare.

E SE FOSSERO INNOCENTI?

Nel tritacarne mediatico non c’è spazio né per la difesa né per il dubbio. Il tritacarne mediatico lascia solo morti e feriti. Distrugge le vite pubbliche e anche quelle priva- te. Qualche giorno fa Marcello Pittella commentando la sua ennesima assoluzione, ha avuto il coraggio e la determinazione di attaccare apertamente i calunniatori che lo denunciarono sottoponendolo ad anni di gogna mediatica e giudiziaria pur essendo innocente. Come se niente fosse successo, come se le lezioni del passato non dovessero  mai essere utili per il presente e per il futuro, ci troviamo per l’ennesima volta costretti a perdere tempo per commentare un chiacchiericcio. Si dice che un dirigente regionale abbia fatto avances nei confronti di una donna. Si dice, anzi qualcuno lo dice. Non sappiamo se esiste un’indagine, sicuramente non esiste né un processo né tanto me- no una condanna definitiva. Esiste solo un pettegolezzo riportato dalle prime pagine di alcuni giornali dichiaratamente di opposizione. Questo pettegolezzo, però, sta scuotendo il palazzo e mettendo in discussione non solo vite e carriere ma anche la progettazione del- la Sanità lucana.

QUALE QUARTO POTERE

Nei giorni scorsi il Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni ha dato una lezione di metodo politico. Una testata dichiaratamente avversa al Governo ha riportato voci, dicerie, chiacchiere e pettegolezzi inerenti la vita imprenditoriale di un Ministro della Repubblica. L’opposizione subito ha chiesto le dimissioni del Ministro portando il caso in Parlamento. Il Presidente del Consiglio ha dimostrato di essere una donna coraggiosa e determinata e ha confermato la fiducia al Ministro ribadendo che, qualora vi fossero reati accertati con sentenza definitiva, non avrebbe esitato a prendere provvedimenti. Accertati con sentenza definitiva è la frase che distingue la gogna mediatica del gossip dallo Stato di Diritto. La reazione di Giorgia Meloni è stata la reazione di una donna di Stato, non subalterna al gossip, non prona ai commenti dei nemico ed inflessibile davanti alle responsabilità accertate. Non possono essere i giornali di opposizione, gli editori portatori di interessi proprio economici e politici a decidere chi può e chi non può continuare il suo lavoro.

LA REGIONE SEGUIRÀ IL MODELLO MELONI?

E qui si pone l’interrogativo autentico che riguarda la Basilicata. Davanti a questa fuga di notizie, davanti a questo pettegolezzo da comari, davanti a questo continuo gossip senza né processi né sentenze, si avrà la forza e l’autorevolezza di Giorgia Meloni o si continuerà, come spesso accaduto in passato, ad accettare che sia- no i giornali di opposizione a decidere chi abbia competenza, morale ed etica per ricoprire un ruolo. Fino ad ora il completamento regionale ci è sembrato troppo accondiscendente, troppo preoccupato del giudizio dei suoi nemici, troppo attento alle valutazioni dei suoi critici. Potremmo fare un lungo elenco di Dirigenti cacciati solo perché linciati dalle chiacchiere al vento. Si farà anche questa volta così o si dimostrerà di aver capito che la politica e la guerra si differenziano solo nei mezzi. La politica ci insegna che se il nemico attacca qualcuno significa che sta facendo bene il suo lavoro, se non lo attacca significa che è connivente. Forse più che preoccuparsi del pettegolezzo e della calunnia mossa dal nemico, ci si dovrebbe preoccupare della lealtà di quelli che il nemico non attacca. Del resto gli uomini buoni per ogni stagione, capaci di coprire ruoli con la sinistra e con la destra non vengono mai attaccati né criticati proprio perché conniventi. E se si facesse come Giorgia Meloni non facendosi piegare dalle chiacchiere e dalla volontà malefica dei nemici e di alcuni consiglieri bipartisan e si attenda che le sentenze le emetta la magistratura?

Di Massimo Dellapenna

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