CON LA CULTURA SI MANGIA, MA NON IN BASILICATA
TACCO&SPILLO
Come rabdomanti in cerca di buone notizie c’eravamo quasi illusi che un tocco di grazia e di bellezza si fosse finalmente posato anche qui in Basilicata, non solo per sgomberare una volta per tutte l’ombra del levismo, ma anche per spernacchiare le lusinghe canore che pure l’indagine Adecco mostra come particolarmente gradite dai talentuosi giovani lucani. Ora il Rapporto Io sono Cultura 2023 che Fondazione Symbola e Unioncamere hanno appena pubblicato sul peso economico della creatività ci ha fatto un attimo trepidare d’euforia per aver letto che tra le migliori performance c’è proprio la Basilicata col suo +8,9% e che saluta in avanti perfino Lombardia e Campania. Eppure nemmeno il tempo per festeggiare l’exploit e goderci il bel libro scritto a due mani da Bruno Arpaia e Pietro Greco sulla cultura che si mangia che scopriamo tutti i guai della dinamica occupazionale della Basilicata finita a -0,1% e con l’Umbria riposta in coda nazionale, nonostante la crescita del bel Paese recuperi i 43 mila posti di lavoro persi nell’anno precedente e segni una strepitosa variazione del +3,0%. Scrive drammaticamente Ludwig Feuerbach:“L’uomo è ciò che mangia”.