LAGONEGRO, IL POETA DE FINO ED I SUOI VERSI
Il ricordo di Vincenzo Capodiferro
Il professor Gerardo Gino De Fino di Lagonegro era un fine poeta, nato il 4 gennaio 1930 e morto il 17 aprile del 2019. Leggiamo nella sua biografia predisposta per la sua “Miscellanea”, edita nel lontano 2004 da Zaccara, tipografia storica del centro lucano: «… ha dimostrato fin dalla più te- nera età, l’amore per le Lettere, la poesia e la filosofia… ha considerato la sua missione educativa un vero e proprio apostolato, profondendo sempre il meglio di sé stesso». Quanto è vero! Per tutte le preghiere che ci ha lasciato, per ogni categoria di persona: preghiera del- l’aviatore, del carabiniere, del carrista e tanti altri. «Durante la sua lunga carriera di docente, ha cercato di inculcare nell’animo dei suoi allievi, quei va- lori e contenuti intimi che costituiscono poi i sani e basilari principi del vivere civile. È amante della natura tutta che rispetta e a cui si ispira». Poiseguono tutti i riconoscimenti dell’epoca. Era membro di varie accademie letterarie. Tra le pubblicazioni ricordiamo “Momenti dell’anima”, Milano, Stefanoni 1969, ristampa 1995 da Zaccara di Lagonegro; “Aneli- ti”, Stefanoni, Milano 1972, ri- stampa Zaccara, Lagonegro 1995; “Segni del mio tempo”, Zaccara, Lagonegro 1995. La casa editrice Stefanoni ha una lunga storia: fondata a Lecco nel 1843. Mamma: è sole che scalda il cuore del figlio che soffre e illumina la via della vita, ch’è lotta. Il ricordo della madre, pietra miliare di tanti poeti, tra cui Ungaretti. Fratello Jan Palach che come torcia ardesti la vita in segno di protesta contro l’ingiustizia dei potenti per te prego. (Da “Aneliti”, “Fratello”). De Fino ha vissuto i pesanti tempi di piombo, ma è riuscito a mantenere viva la fiaccola ardente della fede ed ha abbracciato quei valori del cristianesimo rivoluzionario, che ha sempre recato nel cuore. I poteri oppressivi, sia di destra che di sinistra, costituiscono un attentato alla libertà umana ed alla persona, suprema depositaria di tutti i diritti e soprattutto di tutti i valori, di ogni genere. Leggiamo in “Momenti del- l’anima” “Lucania”, un altro classico dei nostri poeti, da Sinisgalli a Scotellaro: Cara, dolce terra che mi desti i natali in uno dei tuoi cento presepi abbarbicati ai picchi innevati che si ergono immacolati al cielo, dalle cui falde sgorgano mille illibate sorgenti… La poesia di De Fino appartiene ad altri tempi: è fine, entusiasta, classicheggiante, reca valori inestimabili, sgorga come sorgente da un cuore puro, sempre innamorato, gentile. Volevamo ricordare la figura di un grande maestro, che ha girato nelle nostre terre dimenticate, morte, ha trovato grande accoglienza nei cuori semplici, miti, della gente povera: pastori, agricoltori, umili artigiani. È lo specchio di quella civiltà nascosta, ancestrale, che ha accompagnato generazioni e generazioni, genti lontane. La sua versificazione diventa ricordo, storia, una storia d’amore, quell’amore di cui canta, in “Inno all’Amore”: La vita è Amore. In ogni sua manifestazione, anche nel dolore, soprattutto nel dolore. Amors è “senza la morte”, ciò che resiste alla morte, come canta il Cantico: Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio/ perché forte come la morte è l’amore/ tenace come l’inferno è lo slancio amoroso. /Le sue vampe sono fiamme di fuoco/ una fiamma del Signore
Di Vincenzo Capodiferro