FEDELI ALLA POLITICA
La “balena bianca” e altri feticci, i nì che caratterizzano l’indeciso revival lucano. Cattolici ed elezioni, porte aperte alle convergenze parallele per far entrare di tutto
Antonio Rubino, nel suo intervento riportato nella pagina accanto, nel quale pone la questione del ruolo dei cattolici in politica dimostra un’intelligenza e un acume non comune nella politica lucana. Il sindaco di Moliterno, con i suoi interrogativi sul ruolo dei cattolici in politica, sulla missione che essi devono svolgere, sulle profonde motivazioni che devono costruire la loro azione centra con acume e grande cultura il cuore del problema che, fino ad ora, sia nel sonnolento dibattito estivo che negli interventi di questi giorni nessuno sembra voler cogliere. Perché i cattolici dovrebbero intervenire in politica? Cosa dovrebbero dire? In che modo una lista di ispirazione cattolica può inferire nelle decisioni politiche? Quale visione del mondo dovrebbe portare?
LA LISTA DEI VESCOVI
All’inizio dell’estate si parlava di una lista dei Vescovi. Giustamente i Vescovi hanno smentito. I Vescovi non fanno liste né le costruiscono. I Vescovi sono impegnati in politica nel senso nobile della ricerca del “bene comune” e non nei tafferugli della vita quotidiana, nei posizionamenti, nelle campagne elettorali etc… Luigi Scaglione ieri sulle nostre colonne si chiedeva “chi ha paura dei Cattolici impegnati in politica?” e, nel commentare positivamente l’impegno cattolico in politica ripercorreva con grande orgoglio tutta la storia della Democrazia Cristiana lucana e non solo, dei vari La Pira e anche di molti sacerdoti che hanno dedicato la loro vita alla politica e all’impegno sociale. È innegabile che l’impegno politico dei cattolici in Italia e soprattutto in Basilicata è stato fondamentale per la nascita della nostra Democrazia. Furono proprio i Cattolici impegnati in politica come Andreotti, Moro, Vannoni, La Pira, Fanfani e tanti altri a riunirsi nell’eremo dei Camaldoli mentre la guerra ancora imperversava, Mussolini ancora raccontava di una improbabile vittoria e il 25 Luglio era ancora da venire per scrivere quel famosissimo Codice dei Camaldoli che segnò la rotta ideale della discesa in campo dei cattolici che avevano compreso che la fine del fascismo non avrebbe riportato l’Italia liberale di Giolitti e che il rischio vero per la libertà era una eventuale vittoria del Comunismo. Quei cattolici, però, non si limitarono ad una posizione di retrovia o di contrarietà a qualcosa, costruirono un progetto politico risultato vincente proprio dalle basi valoriali, religiose e spirituali del cattolicesimo.
I CATTOLICI IN CAMPO PERCHÉ?
E, così, mentre agosto ancora non finisce se potessimo farlo ci piacerebbe sapere cosa e quali siano le posizioni che i politici cattolici vogliono difendere. Per esempio, vorremmo chiedere a Chiorazzo e a tutto quel mondo se sull’utero in affitto vogliono esprimere una netta posizione di contrarietà o se sono favorevoli. Vorremmo chiedere loro se sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso hanno la stessa posizione della sinistra di Ely Schlein o si attengono a quanto definito proprio dal codice dei Camaldoli che espressamente dice che “la famiglia viene definita come istituzione naturale per la procreazione ed educazione della prole e come primo sussidio dato agli uomini per il perfezionamento del proprio essere” escludendo, quindi, dal concetto di famiglia tutte quelle unioni che non hanno questo requisito. Vorremmo chiedere loro se condividono le parole dell’enciclica “Casti Connubi” (testo fondamentale per la visione di politica della famiglia del cattolicesimo)secondo cui “fra procreazione ed educazione esiste un nesso naturale costituito da Dio, che impone alla famiglia la missione e quindi il diritto inalienabile all’educazione della prole” o se credono che lo Stato possa imporre ai bambini un’educazione valoriale nelle scuole che sia in contrasto con le linee guida che ciascuna famiglia imprime. Credono, come è scritto nel Codice dei Camaldoli, che “da rigettarsi è il metodo della coeducazione fondato sulla confusione deplorevole di idee che scambiano la legittima convivenza umana con la promiscuità e uguaglianza livellatrice dei sessi (…)” e che in materia di educazione sessuale, riprovata ogni istruzione collettiva e osservate tutte le cautele che la prudenza cristiana suggerisce, appartiene alla cura personale e paterna propria della famiglia e della Chiesa dare quell’istruzione che si rende necessaria”? Ovvero, per rendere chiara la domanda, credono che l’educazione di genere debba rimanere fuori dalle scuole o debba entrarci? Vogliono impegnarsi per impedire che nelle scuole si faccia indottrinamento di genere o vogliono favorirlo? Credono che sia giusto o sbagliato dare lezioni di sessualità nelle scuole? Intendono entrare in politica per affermare che “lo Stato deve riconoscere la famiglia come è stata costituita da Dio; proteggerla contro tutti i suoi nemici, rimuovendo dall’ambiente pubblico quegli elementi di perversione che influiscono sfavorevolmente sulla gioventù e creando una atmosfera morale sana e conveniente al suo bene spirituale; aiutarla al compimento della sua missione; spingerla all’adempimento dei suoi doveri e, in caso di necessità, supplire alle sue deficienze e completare la sua opera nell’ordine civico” come riportato nel Codice dei Camaldoli o ritengono che la famiglia non è stata costruita da Dio ma dalle convenzioni umane?
SENZA CONTENUTI UNA PAROLA DIVENTA UN IRCOCERVO
Come ricordava Aristotele, l’Ircocervo è quell’animale di cui tutti conoscono il nome ma nessuno le fattezze. Un po’ come il Sarchiapone portato in televisione da Walter Chiari. Così, i cattolici impegnati in politica se non sostanziano i contenuti di quest’impegno trasformano il cattolicesimo politico in un Ircocervo o, più banalmente, in un Sarchiapone. Fino ad ora noi questi contenuti non li abbiamo visti. Fino ad ora abbiamo solo sentito un nome senza contenuti e siamo certi che non li vedremo perché pronunciarsi su questi temi significa o rompere con i cattolici o rompere con il Partito Democratico e la sinistra, essendo le due visioni strutturalmente e idealmente incompatibili e confliggenti. Certo, resta sempre la solita litania dello “Stato Laico” che non riguarda le coscienze. È una litania che, però, se vera svuota anche la funzione dei cattolici in politica che, in questo caso, sarebbero utili come una sinistra che non tutelasse gli interessi delle classi più deboli e, quindi, proprio come la sinistra della ZTL condannata ad essere sconfitta. Le posizioni politiche, infatti, si giustificano con i contenuti e non soltanto con i posizionamenti tattici e, del resto, come ricorda il magistero politico dei Pontefici da Pio IX a Francesco I, l’impegno del laicato cattolico in politica non può prescindere dal portare in politica una preci- sa visione del mondo.
Di Massimo Dellapenna