LA CHIESA CHE SA DIRE NO
TACCO&SPILLO
Tanto è girato e rigirato l’arrosto agostano sui papabili nomi dei candidati governatori e su loro favor cattolico che alla fine si sono spazientiti pure i vescovi lucani se hanno avuto necessità d’uscire dal loro proverbiale riserbo per affermare l’autonomia dell’impegno religioso dagli abbracci mortali della politica che nel frattempo i soliti chierichetti avevano gettato nell’aria come fumo negli occhi per far credere che bastava qualche amicizia curiale per essere degni di meritare la poltrona di via Verrastro. Ora lasciamo stare che la missione della Chiesa dovrebbe essere altrove dalla lotta politica e dentro il campo della sofferenza e della solidarietà e che alcune volte proprio chi esibisce la croce al collo e predica bene tutto il giorno la notte apparecchi con disinvoltura patti col diavolo, ma questa storia di considerare le schiere angeliche di preti, suore e frati e i loro cori evangelici dei parrocchiani come trepidante fanteria elettorale è una cavolata che seppellisce la libertà della chiesa con l’incombenza fastidiosa della politica, nemmeno fosse una riedizione lucana della guerra fredda. Dice un antico proverbio:“Il no spiccia e il si impiccia”.