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AL CONSORZIO SERVE UNA BONIFICA

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Com’è nel suo carattere di pugnace patriota Salvatore Caiata, uno dei deputati più entusiasti della Meloni, non le ha mandate a dire a nuora affinché suocera intendesse e così sollecitato a prendere posizione ha tuonato per la discontinuità della governance di quel carrozzone pieno di debiti e, manco a dirlo, con l’acqua alla gola che è il Consorzio di Bonifica e su cui non è bastata la tirata d’orecchie di Donzelli a Quarto, se il segretario dei fratellini d’Italia ancora s’impiccia per riconfermare l’amministratore unico, nonostante il diktat romano di non mischiarsi nelle nomine per aver mani libere e pretese alte. Ora lasciamo stare che Giuseppe Musacchio sia finito a processo a Torino come lasciamo stare il surreale cahiers de doléances di Antonio Pessolani che invoca il diritto di nomina agricola, dimenticando che qui la grande Coldiretti non ha solo arato i campi, ma fatto politica perché è stata prima defilippiana, poi pittelliana, dopo bardiana ed ora giustamente si fa selfie fragolosi con Lollobrigida, ma solo la discontinuità pretesa da Caiata servirà a far buona una bonifica. Scrive Stanisław Lec:“Anche i gigli nella palude tremano di fronte alla bonifica”.

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