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FDI ATTACCA, MA NON SI STACCA

Dai parlamentari Rosa, Caiata e Mattia a Quarto, Toto e Giuzio, FdI accerchia il Gen sulla Sanità: «Si faccia presto». I dirigenti menano, ma assessori e consiglieri non mollano e non firmano. “Il Fatto” spiega il perché

La Sanità rappresenta il vero tallone d’Achille delle politiche del Governo Bardi. Infatti, se su ambiente, energia, agricoltura e tante altre cose il cambiamento (seppur parziale) si è visto, nella Sanità tutto è rimasto come prima. Non è stato mai realizzato un nuovo modello sanitario, non sono state recepite le visioni ideali di sussidarietà che pure sono proprie della destra (e che il super consigliere Giampiero Perri dovrebbe ben ricordare essendo capisaldi della dottrina cattolica che era alla base della sua giovanile militanza in Alleanza Cattolica), non sono stati avviati rapporti sani con la sanità privata che, anzi, si è trovata più volte a protestare nei confronti della Regione Basilicata. Il modello lombardo che distingue mette in competizione sanità pubblica e privata ribadendo il diritto pubblico alla salute, è stato per anni il modello di riferimento del centrodestra ed, in particolar modo, di Forza Italia. Un modello che si sarebbe potuto impiantare, mutatis mutandis, anche in Basilicata e che sembrava almeno nelle corde ideali del Governatore quando chiamava ad agire manager del Nord Italia che di quel modello erano stati i protagonisti e gli attuatori. In realtà nulla di tutto ciò è successo. Alla fine della legislatura la Sanità lucana si trova esattamente nelle stesse condizioni in cui era quando governava il centrosinistra. Nulla è cambiato, né in meglio né in peggio.

L’ATTACCO DI FDI

Se, per ovvie ed evidenti ragioni di perfetta continuità con quanto accaduto in passato, risulta molto poco credibile il centrosinistra quando attacca sulla sanità di tutt’altra portata è la polemica portata da Fratelli d’Italia. Una polemica avviata dai parlamentari del partito del presidente Meloni e che oggi viene ribadita con una nota congiunta (riportata in pagina) dai parlamentari Mattia, Caiata e Rosa, cui si uniscono anche il segretario regionale Quarto ed i segretari provinciali Giuzio e Toto ad indicare che su questa linea il partito è unito e chiede a Bardi il conto delle sue azioni e delle sue scelte. Il partito di maggioranza relativa chiede chiarezza e che vengano mantenute le promesse che Bardi aveva sottoscritto nel patto di fine legislatura e che, a tutt’ora sono rimaste lettera morta in merito al «pagamento delle prestazioni rese extra budget, che la stessa legge nazionale consente e che devono essere onorate per non tradire gli impegni che l’intera maggioranza ha preso sulla questione».

GALELLA, LATRONICO, LEONE, CICALA E COVIELLO NON FIRMANO

Se è vero come è vero che la posizione di Fratelli d’Italia è non solo corrispondente alla realtà ma coerente con quanto espresso in campagna elettorale e nell’ansia di cambiamento che il partito della Meloni esprime, non si può non evidenziare una certa contraddizione tra la tattica e la strategia di Fratelli d’Italia, tra la linea politica del partito e l’esecuzione materiale dei rappresentanti in Consiglio e in Giunta Regionale. Sul documento mancano le firme degli assessori Galella e Latronico, del capogruppo Coviello e del consigliere regionale Leone. Una omissione che può benissimo essere rappresentata con il fatto che gli stessi non ricoprono incarichi di partito (in realtà il bon ton istituzionale avrebbe necessitato almeno la firma del capogruppo consiliare in Regione Coviello) ma che non riesce a nascondere una più profonda contraddizione. La Sanità non è un elemento accessorio della politica regionale. Si può dire che è la spina dorsale stessa delle politiche regionali, l’essenza stesa della regionalizzazione del nostro sistema istituzionale. Non condividere le strategie nella Sanità significa non condividere più della metà della spesa del Bilancio Regionale. Ci chiediamo se in questo contesto sia compatibile la permanenza di Galella e Latronico in Giunta con gli attacchi di Fratelli d’Italia a Bardi. Le decisioni sulla Sanità, infatti, non sono decisioni monocratiche ma collegiali. Riguardano il Consiglio e la Giunta, luoghi dove FdI ha la maggioranza relativa e i numeri per poter bocciare una delibera, una legge o per portarla in discussione e costringere la maggioranza ad approvarla. Se il contenuto della posizione di FdI è logico e coerente, questo non nasconde la distanza tra pensiero e azione. Una proposta di delibera o di Legge in senso contrario a quanto deciso e/o non deciso da Bardi non è mai pervenuta nelle istituzioni preposte a decidere.

LA MELONI DICE NO AL BARDI BIS

Intanto, “Il fatto quotidiano” fa sapere che nella riunione di maggioranza che si è tenuta nei giorni scorsi il Presidente del Consiglio avrebbe già espresso il suo diniego alla riconferma di Bardi proposta e ribadita da Tajani a nome di Forza Italia che, invece, avrebbe ottenuto il consenso alla riconferma di Cirio in Piemonte. È chiaro che siamo alle prime schermaglie di una discussione tutt’altro che conclusa e il Generale proverà a trovare una quadra che gli consenta di pro- vare a ripetersi ma, per adesso sembrerebbe che sia la Lega che Fratelli d’Italia non avrebbero alcuna in- tenzione di consentirgli il bis. Ora dipenderà tutto da Forza Italia che, dopo aver ottenuto la Presidenza della Sicilia (sottratta a Fratelli d’Italia), della Calabria, del Molise e del Piemonte dovrebbe riuscire a trovare un motivo per superare la fredda logica del manuale Cencelli per difendere Bardi in Basilicata, portando così 5 Presidenze regionali su 15 (le regioni in totale sono 20 ma il Trentino Alto Adige ha due consigli provinciali e non si vota il consiglio regionale e quattro regioni sono in mano al centrosinistra) in dote ad un partito che, ad oggi, rappresenta molto meno di un terzo dell’elettorato di centrodestra. I freddi numeri, però, pur essendo uno degli elementi delle valutazioni politiche non sono l’unico elemento. Esiste anche la capacità di mediare tra le varie anime, il sostegno complessivo dei Partiti e l’affermazione di un progetto comune.

Di Massimo Dellapenna

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