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IN CONSIGLIO REGIONALE LA TARGA DEL “1522” NUMERO CHE COMBATTE LA VIOLENZA DI GENERE

L’iniziativa, voluta dalla Fidapa, rientra nella Rete delle donne per le donne: la linea telefonica dedicata al sostegno delle vittime di abusi e stalking

La cronaca nazionale ci racconta ancora troppe storie di donne vittime di violenza. In casa, a lavoro e persino in luoghi pubblici. Di pari passo si moltiplicano anche le iniziative a tutela delle donne e di sensibilizzazione sul tema. Ieri mattina a Potenza, all’esterno del palazzo del Consiglio regionale della Basilicata è stata scoperta la targa con il numero 1522, un servizio pubblico promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Pari Opportunità. Un numero gratuito anche dai cellulari ed attivo 24 h su 24, che accoglie con operatrici specializzate le ri- chieste di aiuto e sostegno delle vittime di violenza e stalking. «L’iniziativa è promossa dalla Task Force Nazionale della Fidapa e accolta positivamente dalla sezione potentina che ha donato la targa – fa sapere la Presidente Loredana Albano – per fornire un contributo prezioso a tutte le donne che necessitano di aiuto: materiale, legale, psicologico -e aggiunge- Il 1522 è un numero pubblico, a disposizione delle donne, che possono sentirsi libere di denunciare, ed è questo il nostro obiettivo: invogliare le donne a denunciare i fenomeni di violenza e di stalking, trovando dall’altro lato professionisti pronti ad ascoltarle ed indirizzarle alle reti associative operanti in tutta Italia ed anche nella nostra regione». Una attività in collaborazione con la Commissione Regionale Pari Opportunità di Basilicata e dell’Ufficio della Consigliera di parità della Regione Basilicata e vede anche la collaborazione del Consiglio regionale di Basilicata. La presidente della Commissione regionale Pari Opportunità di Basilicata, Margherita Perretti a latere dell’iniziativa asserisce: «Negli ultimi mesi c’è stata effettivamente una recrudescenza di episodi di violenza di genere, dimostrando ancora una volta di essere un fenomeno trasversale, dal Nord al Sud dell’Italia in fasce di popolazione diverse ed età differenti. C’è ancora moltissimo da lavorare e vanno unite azioni concrete con azioni anche simboliche, come questa e che sia un monito alle Istituzioni che lavorano per contrastare questo fenomeno ma anche per ricordare alle donne, che se si trovano in queste situazioni, che devono denunciare, devono agire, altrimenti rischiano la vita. Molto c’è da fare ad esempio sul tema della formazione culturale, a tutti i livelli, di tutti gli operatori del settore, sia sanitari che nell’ambi- to della magistratura. Questo però a partire dalla famiglia e dalla scuola. È un lavoro importante che non va fatto in maniera saltuaria, ma deve diventare una tematica oggetto delle lezioni nelle aule scolastiche. Insomma un’azione di sensibilizzazione che vede insieme le Istituzioni con le Associazioni femminili, come è accaduto in questa occasione. Abbiamo difatti a disposizione una vasta rete di associazioni sul territorio, che per noi sono da stimolo ma anche momento di raccordo importante per potenziare quanto più possibile le iniziative». Per la Consigliera di Parità della Regione Basilicata, Ivana Pipponzi, «oltre mettere in sicurezza le donne vittime di violenza o stalking, dobbiamo pensare alle donne quando usciranno dal percorso di sostegno, quando usciranno dal centro anti violenza o quando usciranno dalla casa rifugio, perché dovranno trovare dove andare e cosa fare, e molte di loro non hanno un lavoro o un sostegno economico e tante volte sono costrette a tornare a casa con il loro carnefice, perché è l’unico supporto economico. Da qui allora viene il “reddito di libertà”, che davvero è importante, non a caso la parola “libertà” allude alla libertà dal proprio persecutore, nel trovare un proprio percorso, una propria autonomia economica, avere anche soltanto un sostegno per pagare una locazione in cui vivere, allontanandosi da casa. Noi pertanto abbiamo chiesto che il Governo regionale, attraverso una specifica legge, possa in qualche maniera prevedere un surplus che vada ad aggiungersi al reddito di libertà che proviene dai contributi statali. Ritengo in effetti che 400 euro siano insufficienti, ecco perché è necessario, attraverso una legge ad hoc regionale, implementare questo importo». La Presidente della IV^ Commissione Dina Sileo infine sottolinea come ci sia da «concretizzare una vera e propria rete delle donne. Anche in Commissione Politiche Sociali stiamo tentando di fare una ricognizione di tutte le norme che sono state licenziate negli anni scorsi e di quelle che sono all’esame della IV^ Commissione che riguardano le politiche di genere e non solo, ma che vanno dalla sanità alle pari opportunità, al reddito di libertà. Sono ragionamenti fondamentali che devono essere portati, auspico, in un Consiglio dedicato e in un percorso che veda tutto il mondo femminile compatto nel portare avanti un pensiero fondante, che è un atto di civiltà per la nostra società».

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