MARATEA, DOPO LE PAROLE SERVONO I FATTI
SS 18 chiusa, “perla del tirreno” isolata e operatori turistici impossibilitati a programmare. La politica batta un colpo e dia seguito alle promesse di Salvini all’inaugurazione estiva
“Si avvisano i signori viaggiatori che la strada per Maratea è chiusa al traffico, di conseguenza per raggiungere Maratea si farà il giro da Sapri” basta questo post laconico della compagnia di trasporti che collega Praia a Mare con Maratea per spiegare il disastro che si sta consumando sulla viabilità della “Perla del Tirreno”. Sono passati dieci mesi da quando una frana lungo la Strada Statale all’altezza di Castrocucco sostanzialmente isolava Maratea dalla Riviera dei Cedri e rendeva la cittadina non più raggiungibile da sud se non con un grande giro. Le attività turistiche di Maratea, già provate dalla distruzione della spiaggia e dalle difficoltà economiche degli anni del Covid, hanno dovuto superare con la forza della speranza la stagione di Pasqua e si sono preparati a superare l’estate. L’hanno fatto, bisogna dirlo, senza mai piangere ribaltando lo stereotipo del meridionale che da ogni catastrofe naturale vuole ricavare il massimo del profitto grazie alle lacrime e alle lamentele. Hanno affrontato tutte le difficoltà con le proprie forze e le proprie capacità imprenditoriali, confidando nell’intervento dello Stato e della Regione.
FIUMI DI PAROLE
“Un’idea un concetto un’idea finché resta un’idea è soltanto un’astrazione. Se potessi mangiare un’idea avrei fatto la mia rivoluzione” cantava Giorgio Gaber. Il cantautore milanese ironizzava sulla difficoltà di trasformare le meravigliose idee astratte in atti pratici quando se ne proponeva l’occasione. Un principio che il cantautore lombardo dovrebbe trasferire anche al suo conterraneo ministro delle infrastrutture Matteo Salvini. Il Ministro delle Infrastrutture, infatti, a luglio di quest’anno mentre i danni sul turismo si facevano sentire, per dare un segno di vitalità andava proprio a Castrocucco e inaugurava l’apertura della strada. In realtà non era proprio l’apertura della strada. Il Ministro si muoveva per annunciare un senso unico alternato per alcune ore del giorno, decisamente troppo poco per scomodare un ministro ma sufficiente perché le nostre genti lucane, da sempre abituate a fare le nozze con i fichi secchi, si sentissero almeno degnate di una presenza istituzionale capace di alimentare un minimo di speranza verso il futuro. In quell’occasione il Ministro delle Infrastrutture parlò di promessa mantenuta, di lavori da realizzare in tempi concreti e specificò che per quell’opera erano stati spesi 4,5 milioni di euro. Nessuno in quella occasione gli chiese come mai, invece, per realizzare in un anno i lavori al Ponte Morandi a Genova di milioni di euro ne erano stati stanziati circa 200. Una differenza che non è soltanto un numero ma che trasferisce non soltanto il delta di attenzioni ma anche la distanza tra efficacia dell’intervento di Genova e quello di Maratea. Sia chiaro nessuno pretende di paragonare la centralità nell’economia nazionale di Maratea con quella di Genova ma è anche evidente che non è possibile continuare con lavori che non hanno una data di conclusione, con interventi tampone che non risolvono il problema ma rinviano soltanto la crisi ad un momento successivo.
MARATEA VIVE DI TURISMO
Maratea vive di turismo. Ogni anno tutti ci riempiamo la bocca sulla bellezza della cittadina tirrenica. Lo facciamo noi commentatori, lo fanno i cittadini normali, lo fanno le istituzioni. È quasi un ritornello ripetuto e senza sosta. Il turismo, però, non è improvvisazione. Il turismo deve vivere di programmazione. Tra gli elementi alla base della programmazione c’è sicuramente quello della raggiungibilità del luogo, dei suoi collegamenti, della possibilità che un turista possa arrivare senza dover girare tutta la costa tirrenica. Condizioni che sono mancate per la stagione primaverile ed estiva del 2023 e sembrano mancare ancora adesso sia nell’immediato che nel lungo termine. Condizioni che, però, devono essere ripristinate in tempi rapidi. In mancanza le parole su Maratea e le sue potenzialità turistiche rischiano di essere soltanto uno slogan. Una città di mare, i cui operatori come in tutto il resto d’Italia vivono già l’angoscia delle concessioni balneari, non può immaginare nessun futuro se, accanto ad un porto tutto da sistemare e a una programmazione da autoprodurre, ha anche una strada di collegamento sulla cui esistenza non c’è nessuna certezza né nei tempi di realizzazione né nella qualità dell’intervento. La politica lucana, se esiste, batta un colpo. Mentre a Roma parlano Maratea rischia di morire.
Di Massimo Dellapenna