POTENZA, IMMATURI NELLE ISTITUZIONI
Dopo 2 anni non eletto il presidente del Consiglio: Cannizzaro prova a sbloccare la paralisi, ma Guarente tace
Per capire la drammatica importanza dell’impasse che si sta registrando nel Consiglio Comunale di Potenza basti pensare che è dovuto intervenire Francesco Cannizzaro per evidenziare la situazione. Cannizzaro non è uomo da colpi di testa, di solito pacato nelle sue prese di posizione, mai focoso oltre il limite e con un aplomb istituzionale che è stato non solo il tratto caratteristico del suo mandato da Presidente del Consiglio ma anche di tutta la sua attività politica da quando siede nei banchi della massima Assise comunale. Ed è con lo stesso rispetto delle istituzioni che Francesco Cannizzaro è intervenuto, differenziando correttamente l’esistente problema istituzionale dal problema politico.
ESISTE UN PROBLEMA ISTITUZIONALE
Come riportato nei giorni scorsi nella cronaca dei lavori del Consiglio Comunale, il capogruppo di “Noi con l’Italia” ha annunciato che non avrebbe votato per il rinnovo dell’Ufficio di Presidenza. Una decisione condivisa anche dai moderati di “Idea”. «Abbiamo un problema di gestione dei lavori degli organi del Consiglio, a causa della mancata ricomposizione dell’Ufficio di Presidenza. È arrivato il momento che questo Consiglio tratti la questione. Credo che dovremmo essere più incisivi sulla risoluzione di questo problema. È una questione di rispetto delle Istituzioni. Non si può andare avanti così. La mancata elezione dell’Ufficio di Presidenza comporta una serie di inefficienze, anche di carattere amministrativo che non possono più essere tollerate». Le parole di Cannizzaro suonano in tutta la loro autorevolezza nell’Aula del Consiglio e mettono sia la maggioranza che l’opposizione davanti alle loro ineluttabili responsabilità. Il Regolamento prevede che servano 22 voti per eleggere il Presidente del Consiglio. Un numero che la maggioranza non avrebbe neanche se riuscisse a convogliare tutti i voti sulla stessa persona. Serve, infatti, anche il sostegno di una parte dell’opposizione. Nel teatrino dei pupi maggioranza ed opposizione non riescono a trovare la quadra. Compito della maggioranza sarebbe quello di indicare un nome autorevole, capace di piacere a tutti. Compito dell’opposizione è quello di essere responsabili e non pregiudizialmente contrari, magari anche provando a proporre qualcuno della maggioranza che sia di loro gradimento.
LA PARALISI DEL CONSIGLIO
Ad oggi questo stallo determina il fatto che non esiste da più di due anni il Presidente del Consiglio Comunale. Ogni fumata è una fumata nera. Potrebbe sembrare una questione di poco conto, sicuramente non incide direttamente nelle tasche e nella vita dei potentini ma certamente determina un cattivo funzionamento della Istituzione e, quando l’Istituzione non funziona, non si risolvono neanche i problemi. La democrazia vive di riti e di formule, lo Stato e il vivere Civile vivono di Istituzioni funzionanti e determinate a funzionare. Il rinvio “sine die” del problema istituzionale non è un bel segnale per nessuno. È una prova complessiva di immaturità politica. Le regole ci sono per un motivo. Una maggioranza qualificata per l’elezione del Presidente del Consiglio significa garantire che il Presidente non sia soltanto un uomo di parte ma un uomo di tutta l’Assise. Possibile che non esista una sola persona in grado di avere i giusti requisiti per rappresentare tutti, per non essere partigiano e fazioso, per essere gradito a tutte le forze politiche e, soprattutto, in grado di avere il corretto stile istituzionale? Ha ragione Cannizzaro quando dice che è una crisi istituzionale grave. Aggiungiamo noi che è anche la prova di una scarsa qualità della classe politica. Aggiungiamo noi che è anche una prova di non predisposizione alla mediazione che è l’animo stesso della politica. Ci riuscivano il Partito Comunista Italiano e la Democrazia Cristiana ai tempi della grande contrapposizione ideologica, quando in ogni Comune si giocava la piccola guerra fredda tra Nato e Patto di Varsavia e la differenza tra chi difendeva la Democrazia Rappresentativa e chi voleva la Dittatura del Proletariato. Non ci riescono adesso, nel tempo della politica di parte, persone le cui differenze valoriali sono decisamente meno accentuate. Una prova evidente di poca maturità e di poco interesse per le istituzioni.
Di Massimo Dellapenna