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LE GUERRE ASSURDE NEL MONDO : MEDIO ORIENTE ED UCRAINA

Israele 🇮🇱 ha bombardato di nuovo nella notte Gaza, mentre è crisi umanitaria nella Striscia, dove gli sfollati sono più di un milione, gli ospedali sono vicini al collasso, ed è attesa, per cinque ore dalle 9 ora locale, la riapertura del valico di Rafah, al confine con l’Egitto, per l’uscita degli stranieri e l’ingresso di aiuti umanitari

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Guerra Israele Hamas


Aperto valico di Rafah per gli sfollati, Tel Aviv 🇮🇱 decreta cessate il fuoco di 5 ore con Usa 🇺🇸 ed Egitto 🇪🇬


GUERRA IN MEDIO ORIENTE

President Joe Biden
«Occupare Gaza sarebbe grave errore»

Tregua umanitaria di 5 ore nel sud della Striscia

Joe Biden si è detto convinto dell’ «eliminazione di Hamas», ma allo stesso tempo ha spiegato che è «necessario avere una Autorità palestinese forte», requisito essenziale per la «strada a uno Stato palestinese».
Intanto è crisi umanitaria nella Striscia, Lazzarini (Unhcr):

«Il mondo ha perso umanità»

Israele 🇮🇱 ha bombardato di nuovo nella notte Gaza, mentre è crisi umanitaria nella Striscia, dove gli sfollati sono più di un milione, gli ospedali sono vicini al collasso, ed è attesa, per cinque ore dalle 9 ora locale, la riapertura del valico di Rafah, al confine con l’Egitto, per l’uscita degli stranieri e l’ingresso di aiuti umanitari.

Philippe Lazzarini, commissario generale dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e il lavoro per i rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente, ha sottolineato che Gaza sta rapidamente esaurendo l’acqua e l’elettricità e che la popolazione deve far fronte a gravi carenze di cibo e medicinali.
«Gaza è strangolata e sembra che il mondo in questo momento abbia perso la sua umanità. Se guardiamo alla questione dell’acqua – sappiamo tutti che l’acqua è vita – Gaza sta finendo l’acqua e Gaza sta finendo la vita», ha detto Lazzarini.
A questo si aggiunge che gli ospedali non resisteranno più di 24 ore con le attuali alimentazioni energetiche.

Intanto il presidente Usa, Joe Biden, ha affermato che Hamas deve essere «eliminato», ma allo stesso tempo ha avvertito che una occupazione di Gaza da parte di Israele sarebbe un «grave errore»
Biden si è detto convinto che l’obiettivo principale debba essere «l’eliminazione di Hamas», ma allo stesso tempo ha spiegato che è «necessario avere una Autorità palestinese forte», requisito essenziale per un percorso che apra la «strada ad uno Stato palestinese».

«Non ora, ma penso che Israele capisca che una parte significativa del popolo palestinese non si sente rappresentato» dal movimento islamista e dai suoi «elementi estremi» e «non condivide le opinioni di Hezbollah»

Biden, ha esortato l’Iran a
«evitare una escalation» del conflitto e ha poi affermato che «non ci sono prove chiare» che Teheran sia dietro l’attacco di Hamas a Israele.

Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha invitato Biden in Israele.
Funzionari statunitensi e israeliani stanno discutendo la possibilità di una visita che richiederebbe una organizzazione capillare ed enormi misure di sicurezza.
La Casa Bianca ha precisato che al momento il presidente non ha in programma nuove visite.

Cos’è la soluzione dei

“due popoli due Stati”

di cui si parla per risolvere il conflitto israelo-palestinese
La “soluzione dei due Stati”, uno ebraico e uno arabo, viene proposta da oltre un secolo come unica via per porre un punto al conflitto israelo-palestinese.
🔺Vediamo di che cosa si tratta e cosa prevede.

“La soluzione dei due Stati è la sola via per la pace”

In questi giorni sono tanti i politici e rappresentanti delle istituzioni internazionali che, commentando l’escalation di violenza in Israele e Palestina dopo l’attacco di Hamas, stanno invocando la

“soluzione dei due popoli due Stati”

Si tratta di una formula vecchia più dello stesso conflitto arabo-israeliano, di cui si parla da oltre un secolo, e prevede la convivenza dei due popoli in due Stati, appunto: uno per gli ebrei e uno per i palestinesi.

🔺Come nasce la “soluzione dei due Stati“❓

Già nel 1917, quando la regione della Palestina fa ancora parte dell’impero ottomano, si inizia a concepire l’idea di creare uno Stato ebraico in quel territorio.
L’allora ministro degli Esteri britannico, Arthur Balfour, scrive una lettera al rappresentante della comunità ebraica nel Regno Unito e referente del movimento sionista, il barone Walter Rothschild, in cui spiega che Londra sia favorevole a creare una “dimora nazionale per il popolo ebraico” in Palestina.
Alla fine della Prima Guerra Mondiale, con la sgretolamento dell’impero ottomano, la lettera – passata alla storia come Dichiarazione di Balfour – viene anche inserita nel trattato che impone il mandato britannico sulla Palestina, durato fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale.

🔺I tentativi di ripartizione prima dello Stato di Israele 🇮🇱

Alla fine degli anni Trenta già si ipotizza la divisione della regione in tre settori diversi: uno arabo, che avrebbe dovuto comprendere Gaza, Hebron e Jenin; uno israeliano che andava da Tel Aviv al confine con la Siria; e uno che coincideva con Gerusalemme, su cui sarebbe rimasto in vigore il mandato del Regno Unito, sotto controllo internazionale.
Durante il mandato britannico viene infatti creata la commissione Peel, riunitasi per la prima volta nel 1937 con il compito di dividere la regione in tre sezioni.
Il primo progetto, però, risulta in un fallimento – soprattutto in quanto prevede lo spostamento di una grande parte della popolazione araba dalle proprie case – e l’anno successivo viene convocata la commissione Woodhead con lo stesso compito.
Anche questo organismo, però, non ottiene successo e il governo britannico – a causa di insormontabili “difficoltà politiche, amministrative e finanziarie” – rimette i lavori a un organismo superiore, che coinvolge più parti in campo.

🔺La risoluzione Onu del 1947 e la ripartizione della Palestina 🇵🇸

Così nel 1947, un anno prima della creazione dello Stato di Israele, si registra un nuovo tentativo di divisione del territorio.
L’Assemblea generale delle Nazioni Unite approva un “Piano di partizione” in cui il territorio palestinese viene diviso: da una parte Gaza e dall’altra la Cisgiordania.
Una soluzione non accettata dalle autorità arabe, che non condividono la divisione del territorio.
Ad ogni modo, ogni tentativo di ripartizione viene bloccato dallo scoppio della guerra tra il neonato Stato israeliano e una coalizione di Paesi arabi tra il 1948 e il 1949.
Da quel momento Israele inizia a occupare diversi territori nella regione, la Cisgiordania finisce sotto il controllo della Giordania e Gaza sotto quello egiziano.

Nel 1967, durante la Guerra dei Sei Giorni, l’occupazione israeliana si estende anche alla Striscia di Gaza e alla Cisgiordania.
Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu approva una risoluzione in cui impone a Israele di ritirarsi da questi territori, ma la richiesta non viene accolta e gli insediamenti israeliani continuano a moltiplicarsi.
Nel 1978 Israele firma degli accordi di pace con l’Egitto – i cosiddetti accordi di Camp David – promossi dagli Stati Uniti, in cui viene anche delineato un “quadro per la pace in Medio Oriente”, il quale propone di istituire un governo autonomo in Cisgiordania e a Gaza, applicando quindi pienamente la risoluzione dell’Onu.
Anche questo patto, però, non verrà mai di fatto rispettato.

🔺La “soluzione dei due Stati” dopo la prima Intifada

Venti anni dopo la Guerra dei Sei Giorni, nel 1987 scoppia la prima Intifada, una grande sollevazione popolare palestinese contro l’occupazione di Tel Aviv, in cui non mancano scontri e vittime.
Si rinnovano così gli sforzi diplomatici per arrivare a un accordo tra le due parti che ponga fine alle violenze: è la genesi degli accordi di Oslo (1993), che istituiscono l’Autorità Nazionale palestinese e indicano un processo per il riconoscimento della Palestina come Stato autonomo.
L’ipotesi è quella di tornare a una suddivisione del territorio antecedente al 1967, in cui in sostanza venga riconosciuta l’autorità dell’ANP su Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme Est. Questa volta la formula viene accettata sia dalle autorità ebraiche che da quelle arabe.

🔺Il fallimento della Conferenza di Annapolis

A firmare gli accordi di Oslo sono Yitzhak Rabin, premier israeliano al tempo, e Yasser Arafat, primo presidente dell’ANP.
Entrambi vincono il premio Nobel per la pace l’anno seguente, come riconoscimento degli sforzi per la risoluzione del conflitto.
Gli accordi, però, non sono mai stati effettivamente applicati e le violenze non si sono placate.
Nel 1995 Rabin viene assassinato da un estremista israeliano Yigal Amir, che si opponeva all’accordo

Nel 2000 scoppia la seconda Intifada, che costa la vita a moltissimi civili.
Nel 2007 un nuovo tentativo viene fatto nel 2007, con la conferenza di Annapolis, facilitata dagli USA, che pone come punto di partenza per la risoluzione del conflitto proprio la formula dei due Stati.
Anche in questo caso, però, le trattative si concludono con un nulla di fatto.

🔺Il riconoscimento dello Stato di Palestina 🇵🇸

Nel 2012, con la risoluzione 67/19 l’Assemblea generale dell’Onu ha riconosciuto l’esistenza dello Stato di Palestina, riconoscendogli al tempo stesso lo status di osservatore permanente.
Ma non di Stato membro.
L’anno scorso l’ex premier israeliano Yair Lapid (oggi leader dell’opposizione al governo di Benjamin Netanyahu) ha affermato, sempre davanti all’Assemblea delle Nazioni Unite, di riconoscere la soluzione dei due Stati come “giusta”, a condizione che lo Stato palestinese non si trasformi in “una base terrorista come avvenuto a Gaza”

Ancora oggi lo Stato di Palestina non è riconosciuto come membro a tutti gli effetti delle Nazioni Unite e – secondo diversi commentatori – proprio questa premessa pregiudica da un lato un serio ed efficace negoziato per la pace, mentre dall’altro aumenta la sofferenza del popolo palestinese.

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600º giormo di guerra

#perfortunanonmioccupodipolitica ma una cosa è certa adesso è necessario precisare che trattasi di guerra assurda di Putin con invasione della Ucraina 🇺🇦
Guerra Ucraina 🇺🇦 Russia 🇷🇺

🔺Putin: “Realistiche proposte di pace della Cina per Ucraina”

Lo ha detto il presidente russo, Vladimir Putin, in un’intervista al China Media Group. “Siamo grati ai nostri amici cinesi per aver provato a pensare a modi per porre fine a questa crisi”, ha affermato. “Penso che siano assolutamente realistici e che possano gettare le basi per un accordo di pace”, ha aggiunto. Esplosioni nella notte nella città orientale di Dnipro, con l’allarme antiaereo scattato in sette regioni dell’Ucraina. Lavrov a Pechino, dove ha incontrato il suo omologo cinese Wang Yi

🔺Le proposte di pace avanzate da Pechino per l’Ucraina all’inizio di quest’anno sono realistiche e potrebbero gettare le basi per un accordo: lo ha detto il presidente russo, Vladimir Putin, in un’intervista al China Media Group. “Siamo grati ai nostri amici cinesi per aver provato a pensare a modi per porre fine a questa crisi”, ha aggiunto il leader di Mosca.
Esplosioni nella notte nella città orientale di Dnipro, con l’allarme antiaereo scattato in sette regioni dell’Ucraina. Mosca afferma che bombardamenti di Kiev nel Donetsk hanno causato ieri la morte di un bimbo e il ferimento di altre due persone. Lavrov arrivato stamattina a Pechino, dove dovrebbe incontrare il suo omologo cinese Wang Yi.

🔺Ucraina: esplosioni a Dnipro, allarme in sette regioni

Diverse esplosioni si sono verificate in queste ore nella città ucraina orientale di Dnipro, secondo i media locali. L’allarme antiaereo è scattato nella notte nelle regioni di Dnipropetrovsk, Cherkasy, Chernihiv, Kirovohrad, Kharkiv, Poltava e Sumy.

🔺Mosca: bimbo ucciso da bombardamenti Kiev nel Donetsk

Mosca afferma che un bambino di 10 anni è rimasto ucciso e altri due civili feriti per i bombardamenti ucraini di ieri “in aree popolate della Repubblica popolare di Donetsk (Dpr)”. Lo riporta l’agenzia russa Tass.

🔺Kiev: altre due navi lanciamissili Mosca in Mar Nero

La Russia ha aggiunto altre due navi lanciamissili alla sua flotta del Mar Nero, hanno riferito su Telegram le autorità militari dell’Ucraina meridionale. Due nuove fregate russe sono presenti e in servizio di combattimento attivo nell’area, afferma il rapporto di Kiev specificando che queste navi potrebbero lanciare una raffica fino a 20 missili da crociera Kalibr. Le autorità ucraine avvertono che la minaccia di attacchi missilistici russi dal Mar Nero rimane molto alta.

🔺Cina-Russia: Lavrov a Pechino, incontro con l’omologo Wang

Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, è arrivato in visita a Pechino, dove parteciperà al terzo forum internazionale “One Belt – One Road”. Lavrov ha incontrato l’omologo cinese, Wang Yi, alla Diaoyutai State Guesthouse di Pechino per colloqui in vista della visita a Pechino del presidente russo, Vladimir Putin. L’iniziativa “One Belt – One Road” è stata ideata nel 2013 dal presidente cinese, Xi Jinping, per potenziare progetti commerciali e di investimento multilaterali internazionali con la partecipazione dei Paesi interessati e l’utilizzo di capitali cinesi e stranieri. Il terzo forum internazionale ‘One Belt – One Road’ si tiene a Pechino domani e dopodomani.

🔺Putin: “I tentativi di portare Kiev in Nato hanno causato escalation”

I tentativi di Washington di trascinare Kiev nella Nato hanno aggravato il conflitto in Ucraina: lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin in un’intervista al China Media Group ripresa dalla Tass. Le ostilità nel Donbass sono iniziate dopo il “colpo di Stato del 2014 in Ucraina, mentre il regime di Kiev ha rifiutato di attuare gli accordi di Minsk”, ha detto Putin. “Ciò è stato aggravato dai tentativi degli Stati Uniti di trascinare l’Ucraina nella Nato, che hanno portato all’escalation del conflitto”, ha aggiunto.

🔺Zelensky: “I diplomatici, l’intelligence e le forze di sicurezza ucraine continuano a lavorare per assistere i nostri cittadini in Israele e a Gaza”

🔺Lei in Ucraina, la figlia in Israele: la telefonata durante la guerra tra Anna e Sasha
È diventata virale, sui social, la storia raccontata dalla blogger, scrittrice ed ex giornalista ucraina Anna Gin, la cui figlia, Sasha, era scappata un anno fa dall’Ucraina per costruirsi un futuro in Israele. Ma ha trovato anche lì l’orrore del conflitto. Mentre la mamma, da Kharkiv, vive le stesse sensazioni.

🔺Guerra in Ucraina, a che punto è la controffensiva di Kiev: cosa sappiamo

Per l’ambasciatore russo all’Onu Vassily Nebenzia “la cosiddetta controffensiva ucraina può considerarsi conclusa”. Il generale ucraino Oleksandr Syrskyi ha però precisato che le forze ucraine “sono preparate” e “stanno dando al nemico una degna risposta”. Intanto Mosca punta ad Avdiivka. Secondo una fonte Nato,l’Ucraina avrebbe “recuperato il 50% circa del terreno occupato dai russi in un anno”

🔺Kiev, abbattuti 11 droni russi su 12 e un missile su 5

Le forze di difesa ucraine hanno abbattuto nella notte 11 droni kamikaze su un totale di 12 lanciati dalla Russia e un missile aria-terra guidato Kh-59 su cinque: lo ha reso noto l’Aeronautica militare, come riporta Rbc-Ucraina. I russi hanno lanciato anche un missile balistico ‘Iskander M’, ha aggiunto l’Aeronautica di Kiev.

🔺Guerra Israele-Hamas, ecco come potrebbe complicare la situazione per l’Ucraina

Il timore è che il conflitto in Medio Oriente distolga l’attenzione e il sostegno militare ed economico dell’Occidente da Kiev. Gli Stati Uniti si dicono però determinati a supportare entrambi i Paesi, e rassicurazioni a Volodymyr Zelensky sono arrivate anche dal summit della Nato. Fra i possibili problemi la fornitura di sistemi anti missile Patriot, la cui richiesta se dovesse aumentare sarebbe difficile da soddisfare.

🔺Putin: “Realistiche le proposte di pace della Cina per l’Ucraina”

Le proposte di pace avanzate da Pechino per l’Ucraina all’inizio di quest’anno sono realistiche e potrebbero gettare le basi per un accordo: lo ha detto il presidente russo, Vladimir Putin, in un’intervista al China Media Group ripresa dalla Tass. “Siamo grati ai nostri amici cinesi per aver provato a pensare a modi per porre fine a questa crisi”, ha affermato Putin. “Penso che siano assolutamente realistici e che possano gettare le basi per un accordo di pace”, ha aggiunto il leader russo, lamentando comunque la riluttanza di Kiev a impegnarsi con Mosca.

🔺Wang Yi incontra a Pechino l’omologo russo Serghei Lavrov

Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha avuto incontrato oggi il massimo diplomatico russo Serghei Lavrov, in base a un video postato dal ministero degli Esteri di Mosca.
I colloqui si sono tenuti alla Diaoyutai State Guesthouse di Pechino, in vista della visita a Pechino del capo del Cremlino Vladimir Putin che, nelle previsioni, parteciperà al terzo forum della Belt and Road Initiative – la Nuova Via della Seta – che si terrà domani e dopodomani. Lavrov, invece, come annunciato nei giorni scorsi dal ministero degli Esteri cinese, ha iniziato oggi la sua visita in Cina che si concluderà mercoledì 18 ottobre.

#sapevatelo2023

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