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TOMBE FUNERARIE, QUASI 30 ANNI PER IL PREMIO DI RITROVAMENTO

Chiaromonte, iniziata nel ‘95 sbloccata adesso dal Tar la vicenda di uno dei proprietari dei terreni dove furono rinvenuti beni risalenti all’ 8° secolo a. C.

Contrada Spirito Santo del Comune di Chiaromonte, tombe funerarie risalenti all’ottavo secolo avanti Cristo, corredate da numerosi e preziosi oggetti: a distanza di 28 anni e solo previo intervento della Giustizia amministrativa lucana, i titoli di coda in relazione al cosiddetto premio per i ritrovamenti di beni archeologici. La scoperta risale al 1995, il via libera al pagamento del premio in favore di una delle 5 persone coinvolte, al mese corrente del 2023: 28 anni. Nel febbraio del 1995, durante i lavori di costruzione di un fabbricato su terreni ubicati in contrada Spirito Santo del Comune di Chiaromonte, il rinvenimento archeologico denunciato alla Soprintendenza che ha poi ingiunto la cessazione dei lavori in corso, recintato la relativa area e proseguito con tutte le necessarie operazioni. Già dal 1998, la sollecitazione al Ministero della Cultura, per l’attivazione del procedimento finalizzato al conseguimento del relativo premio. A distanza di un ventennio, da uno dei comproprietari dei terreni in questione, l’ulteriore richiesta rivolta alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della Basilicata, di concludere il procedimento. La risposta del Soprintendente: «È in corso il riordino dell’archivio e la verifica di quanto in possesso, per accertare l’effettiva spettanza del premio e poter quindi avviare il procedimento». Era il 2021 e, tra le motivazione addotte dal Soprintendente anche sulla «permanenza» di «dubbi circa la individuazione dello scopritore materiale del rinvenimento avvenuto nel 1995». Per i giudici amministrativi lucani, a rivolgersi al Tar di Basilicata uno dei comproprietari dei terreni, la risposta dal Ministero, «poiché la vicenda risalente nel tempo al 1995», aveva un «carattere chiaramente dilatorio». Concessi, di conseguenza, 180 giorni al Ministero della Cultura, per chiudere la pratica ultra decennale. Non fu fatto, allora la nomina del Commissario ad acta” nella persona di un funzionario della Prefettura di Potenza. Solo con l’intervento del Commissario ad Acta a partire dal marzo scorso e a distanza di oltre 20 anni dal ritrovamento, passi in avanti: acquisizione di valutazioni e stime della Soprintendenza e, infine, i dovuti calcoli. Il valore complessivo lordo del materiale archeologico ritrovato nei corredi funerari è stato quantificato in 26 mila euro, somma rivalutata fino a febbraio 2023 in poco più di 74 mila euro, ridotta a 66 mila e 791 euro, in quanto dovevano essere detratte le spese sostenute dall’Amministrazione pari a 7 mila e 421 euro. Operazione finale: la quantificazione del premio considerando sia che, per le prescrizioni norma- tive, lo stesso non può essere superiore al quarto del valore delle cose ritrovate, e sia che l’uomo che si è rivolto al Tar di Basilicata era comproprietario dei terreni con altre 4 persone. Lineare l’operazione aritmetica: 66 mila e 791 euro diviso 4 ed il risultato diviso 5. Premio per singolo pari a 3 mila e 339 euro. Per una stima e 2 divisioni, dal 1995 si è dovuti arrivare al 2023. Per il Tribunale amministrativo regionale (Tar), il Commissario ad Acta ha concluso l’incarico affidatogli ed il competente Ufficio della sede centrale del Ministero della Cultura, può e deve provvedere solo al pagamento del premio di poco più di 3 mila euro, se colui che si è rivolto ai giudici, accetta

Ferdinando Moliterni

3807454583

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