SE I BRUTTI ANATROCCOLI COLPISCONO IL CIGNO
La riflessione di Antonella Pellettieri
Mi faccio portavoce della profonda indignazione che abbiamo provato nel vedere il video nel quale alcuni brutti anatroccoli colpiscono con un grande sasso un cigno per vederlo soffrire. Il cigno colpito apre le sue ali e indietreggia spaventato mentre i brutti anatroccoli ridono sguaiatamente. E deduco la profonda povertà culturale de- gli anatroccoli che spero verranno puniti secondo le leggi italiane e, in più, scontino una pena corporale co- sì come a una condanna corporale è stato sottoposto il povero cigno, per- ché bello, sublime, indifeso, particolare e, dunque, da punire. La pena corporale che propongo peri brutti anatroccoli – brutti perché poveri culturalmente – è di farli stare seduti con le gambe sotto una scrivania a studiare per almeno tre mesi. A studiare cosa? Semplice: a leggere e fare ricerca su tutti coloro che nella poesia, nella prosa, nell’arte, nei miti, nella musica, nella danza si sono occupati del cigno. Perché la bellezza del cigno e la sua iconica simbologia ha ispirato i più grandi artisti di ogni tipo d’arte. Dopo i tre mesi di studio – matto e disperatissimo, se comprendono la citazione! – dovranno scrivere una piccola tesi compilativa nella quale raccolgono tutti i riferimenti trovati nei libri sul cigno. Infine, meno poveri cultural- mente e, spero, moralmente, dovranno tornare sul luogo e occuparsi della pulizia del terreno intorno ai laghi raccogliendo cartacce, plastica e tutto ciò che sporca la bellissima Monticchio. Si può sbagliare per mille motivi, si possono commette- re sciocchezze durante l’età giovanile ma la violenza deve essere punita. Sugli animali e sugli uomini…ma i brutti anatroccoli sapeva- no che quel cigno poteva essere Giove che cercava Leda? Sanno che la bellezza e il candore del cigno hanno fatto sì che nascesse la costellazione del cigno? Sanno che il cigno è simbolo della lussuria che viene rappresentata nell’arte dai due lunghi colli che si attorcigliano? Sanno che il maestro di Dante, tal Brunetto La- tini, in un suo libro titolato Tesori descrive la morte di un cigno? Bru- netto Latini scrisse che i cigni percepiscono l’arrivo della morte per- ché una delle pelle del capo si conficca nel suo cervello: con la consapevolezza che la morte sta arrivando, i cigni cantano pieni di dolcezza e questo canto è meraviglioso da sentire e, mentre cantano, muoiono. Questa morte così particolare ha ispirato la musica e la danza ma…non vado oltre! Mi auguro che i brutti anatroccoli di elevata povertà culturale, si trasformino in cigni bellissimi, superbi, candidi, raffinati e di grande ricchezza culturale dopo aver scontato la pena che il codice di leggi italiano prevede per brutture di questo tipo. Nella favola di Hans Christian Andersen del 1843, si vogliono evidenziare le difficoltà che hanno gli adolescenti nel crescere, nel sentirsi non accettati, se mai nell’essere diversi dal gruppo. Un giorno, crescendo, gli anatroccoli bruttini potranno specchiarsi nel lago e scoprirsi cigni. Sia ben chiaro ma meglio precisare, a me piacciono anche gli anatroccoli ma non quelli con le sembianze umane! Chiedete scusa, studiate e crescete in pace con la natura e voi stessi!
Di Antonella Pellettieri