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OMICIDIO CLAPS, LA SERIE TV RIACCENDE I RIFLETTORI SUL GIALLO, TRA OMBRE E MISTERI

Nel salotto di Leporace, il giornalista Amendolara, il sociologo Tita e la dirigente di Ricerca Cnr Pellettieri analizzano la questione di cronaca nera

I n una delle ultime puntate del programma di Cronache Tv “Oltre il giardino”, condotto da Paride Leporace e andata in onda sul canale 68 del digitale terrestre, è stato affrontato il caso di Elisa Claps, la 16enne di Potenza scomparsa nella città natale il 12 settembre 1993 e di cui se ne persero le tracce per oltre sedici anni fino a quando il cadavere della ragazza fu rinvenuto nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità, nel centro del capoluogo lucano, il 17 marzo 2010. Per il suo omicidio è stato condannato in via definitiva a 30 anni di reclusione Danilo Restivo, attualmente detenuto in Inghilterra anche per l’omicidio di un’altra donna, quello di HeatherBarnett, una sarta inglese uccisa il 12 novembre 2002 a Charminster, un villaggio nei pressi di Bournemouth. Un fatto di cronaca nera che è ritornato attualissimo alla luce della rilettura della miniserie tv trasmessa sulla Rai “Elisa – Il caso Claps”. Il giornalista Leporace ha introdotto l’argomento sottolineando l’enorme interesse suscitato dalla serie tv, che ha coinvolto non solo il pubblico nazionale (più 3 milioni di spettatori in tutta Italia) ma soprattutto quello lucano, con oltre 100.000 spettatori sintonizzati in Basilicata.

LE «NOTIZIE INESPLORATE» USCITE FUORI CON LA FICTION

Per analizzare la vicenda da più punti di vista, in studio erano presenti il giornalista de “La Verità” Fabio Amendolara, il sociologo e saggista Mauro Armando Tita e la dirigente di Ricerca Ispc Cnr Antonella Pellettieri, attenta osservatrice della vita cittadina e culturale di Potenza. Amendolara – autore tra l’altro del libro-inchiesta a breve in uscita “Indagine nell’abisso della chiesa della Trinità” (edizioni EdiMavi) – ha spiegato che la serie tv «molto aderente alla realtà» ha permesso di «mettere in luce alcune notizie inesplorate, dettagli e procedure delle indagini che all’epoca non emersero con chiarezza». In particolare, evidenzia Amendolara, «quello che era contenuto, ad esempio, nelle richieste di proroga di intercettazione fatte nel 1993 che lascia intuire subito che gli investigatori credessero poco nell’omicidio e molto più nella scomparsa. Tutte le circostanze che erano avvenute al ridosso della scomparsa di Elisa e dell’omicidio di Elisa hanno, per così dire, “costretto” gli investitori e gli inquirenti in quello che poi è diventato un vicolo cieco». Eppure, evidenzia il giornalista lucano, «nella prima informativa, il giorno stesso della scomparsa di Elisa, redatta dall’agente Eufemia veniva fatto esplicitamente il nome di Danilo Restivo come possibile responsabile, ma questo documento, però, arriva in Procura solo 48 ore dopo, con un ritardo inqualificabile». Tra l’altro in uno stato “edulcorato” perché «i documentati conseganti sul tavolo della magistrato appaiono “sbinchettati” e ritoccati a penna». Secondo Amendolara, questo «ritardo compromettente delle indagini iniziali» è stato poi confermato daglistessi investigatori alla Procura di Salerno. «Le teorie del complotto – enfatizza Amendolara – sono franate miseramente poi nel corso degli anni, gli eventi e anche le attività investigative successive lo hanno dimostrato». Per Amendolara però, «ci sono delle circostanze inquietanti, inspiegabili». Una in particolare, su tutte: «Il testimone -spiega il giornalista – che viene ritenuto credibile quando in più occasioni ha dichiarato, senza mai contraddirsi, di averla vista lungo la scalinata in via 4 Novembre – di averla incontrata e di aver scambiato con lei due parole in un orario successivo rispetto a quello dell’incontro in chiesa con Danilo». Una circostanza che poi, spiega Amendolara «viene anche confermata da un altro testimone, poi scomparso successivamente in un incidente stradale e che, quindi, non ha potuto riconfermare quello che aveva raccontato durante i processi, però c’è il suo verbale che conferma praticamente la sua versione dei fatti». «Avvistamenti questi, su tutti gli altri – enfatizza Amendolara – che però hanno spostato l’attenzione dal perimetro della Chiesa», luogo da dove, di fatto, Elisa in quella domenica mattina del ‘93 non varcò mai la soglia dell’uscita. «Ancora oggi – concude Amendolara – è drammatico considerare come saltano fuori dei dettagli molto interessanti che potevano essere utili per risalire quanto meno alle presenze che c’erano state in quel sottotetto e quindi, probabilmente, chi ha aiutato Restivo ad occultare il cadavere di Elisa».

IL CORAGGIO DELLA FAMIGLIA CLAPS

La fiction di Marco Pontecorvo in tre puntate non racconta solo il fatto di cronaca, ma la lotta della famiglia e soprattutto del fratello di Elisa, Gildo, per arrivare alla verità. Mattoncino dopo mattoncino fino a incastrare Danilo Restivo, il ragazzo poco più grande di Elisa, che vide per ultimo la ragazza. Una vicenda straziante e commovente sulle mille sfaccettature del male e sull’amore di una famiglia che lottò in nome della verità. Partendo da questa analisi, il sociologo Tita ha fatto il punto di come il caso sia «rappresentativo di certe dinamiche e mentalità presenti all’epoca in Basilicata», definendo la serie tv «un prodotto di qualità, fatta di realismo e per nulla romanzata», che ha permesso di «far luce su alcuni aspetti rimasti ambigui per molto tempo» fornendo quei dettagli che un po’ tutti noi aspettavamo, vale a dire «quei fronzoli, quelle procedure, quel nascondersi dietro un dito» e dove «emerge tutto il coraggio della famiglia Claps». La scrittrice Pellettieri, che abitava di fronte alla famiglia Restivo, ha raccontato le sue impressioni nel rivedere sullo schermo persone e luoghi che aveva frequentato, sottolineando «la forte somiglianza tra gli attori e i protagonisti reali della vicenda che conosco tutti personalmente» e «la stranezza di questo giovane, Danilo, abbastanza nota in città con l’abitudine che aveva di sforbisce i capelli delle ragazze sugli autobus, un atteggiamento quantomeno strano». Nel corso del dibattito è emerso come, nonostante siano passati molti anni, la vicenda di Elisa Claps continui a suscitare grande interesse e partecipazione emotiva da parte dell’opinione pubblica, soprattutto in ambito locale. «Molti sono i potentini che non conoscono ancora bene la storia di Eli- sa – conclude Pellettieri – e la fiction va oltre il chiacchiericcio che c’è sta- to intorno alla cronaca nera, basandosi su fatti ben documentati e questo non può che essere un bene per la rivalsa della verità nella comunità potentina». Tant’è, le nuove ricostruzioni e interpretazioni che vengono fuori dalla fiction contribuiscono a mantenere viva la memoria di Elisa e possono fornire ulteriori spunti di riflessione, nella speranza che prima o poi si possa fare piena luce sull’intera tragica storia.

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