SI RESTRINGE IL CAMPO LARGO
Con Chiorazzo M5S lontano dall’adesione alla coalizione col Pd: a Conte non conviene. Ecco perché
La partite per le elezioni regionali nel campo largo che gravita intorno al centrosinistra si incrocia pericolosamente con quella delle elezioni europee e, soprattutto, con la sfida per la leadership politica alternativa a Giorgia Meloni. Gli americani le chiamano elezioni di Middle-Term, sono la tornata elettorale che si svolge a metà del mandato presidenziale e di solito valgono molto più di un sondaggio per definire il peso non soltanto dei vari partiti ma anche degli assetti interni ai vari partiti. In questa permanente stagione elettorale italiana le elezioni di Middle-Term sono le elezioni europee. Il risultato delle europee, infatti, non soltanto servirà a Giorgia Meloni per riaffermare la sua leadership politica nel centrodestra ma sarà assolutamente indispensabile a sinistra per definire il perimetro e la guida della coalizione che dovrà sfidare il centrodestra.
CONTE VUOLE PALAZZO CHIGI
In questa partita a scacchi, in palio c’è molto più di Via Verrastro. Le forze politiche sanno che si stanno giocando la poltrona di Palazzo Chigi che vale molto più della Presidenza della Regione. Unire il PD, la sinistra estrema, i moderati e il Movimento Cinque Stelle è un’impresa non da poco. Il centrosinistra non c’è quasi mai riuscito tranne quando scelse Romano Prodi che, non a caso, è stato l’unico in grado di battere il centrodestra a livello nazionale e di portare la sinistra al governo della Nazione. Romano Prodi riuscì ad essere il federatore delle forze politiche che volevano contrapporsi a Berlusconi dando vita ad un campo largo ante litteram che univa i Popolari e Rifondazione Comunista passando per il PDS. Ad oggi nel cosiddetto campo largo la figura del federatore manca. Ed è proprio su quella figura che si gioca la partita delle europee. Il federatore può essere un terzo come fu Prodi o il leader del partito più importante della coalizione come fu per Berlusconi alla nascita del Polo della Libertà e del Buon Governo. Se il Partito Democratico è da sempre capace di trovare nelle sue fila un uomo capa- ce di apparire terzo, Giuseppe Conte può puntare sol- tanto sulla forza elettorale del Movimento Cinque Stelle alle elezioni europee per provare ad ottenere la guida della coalizione. Il successo o la sconfitta elettorale del Movimento è il bivio dal quale passa la leadership di Giuseppe Conte che sa bene che il PD a guida Schlein è fragile e pronto ad esplodere. Per poter ottenere questo ampio consenso, però, il Movimento deve riuscire a non apparire una costola del Partito Democratico. In quel caso, infatti, perderebbe i voti anti sistema che gli sono rimasti vicini. Difficile, infatti, intercettare quel con- senso se ci si mette a traino del Partito Democratico.
L’ERRORE MADORNALE DEL PARTITO DEMOCRATICO DI BASILICATA
Quando Giovanni Lettieri, spaccando il suo Partito, ha deciso di sostenere la candidatura di Chiorazzo alla guida della coalizione ha commesso il grave errore strategico di intestare al PD la candidatura. Chiorazzo, spinto e voluto dalla lista dei Vescovi, oggi è anche il candidato del Partito Democratico. Una situazione che rende più difficile per il Movimento Cinque Stelle l’adesione al progetto politico. Se, infatti, il M5S sostenesse Chiorazzo, dopo che il PD lo ha dichiarato come suo candidato, ammetterebbe una subalternità al PD che Conte non può permettersi. Diverso sarebbe stato se il PD avesse avuto un suo candidato, avesse aperto una trattativa con gli alleati e, definito il perimetro della coalizione fosse stato costretto ad accettare la candidatura civica per tenere tutti dentro.
IL CAMPO NON SI ALLARGA
Ad oggi, infatti, il campo non si allarga: Italia Viva ed Azione sono ancora in atte- sa per decidere, il M5S è d viso ma la sua base movimentista pretende di avere un candidato da mettere al tavolo accanto e contro al nome di Chiorazzo. Restano soltanto il Partito Democratico e la Lista dei Vescovi. La coalizione non si allarga malgrado ancora il centro- destra non abbia ufficializzato il suo candidato. Cosa accadrà quando il centrodestra ufficializzerà il nome e questo nome, partendo dal sostegno del Governo Nazionale e dal dato vittorioso dei sondaggi, iniziasse a corteggiare i moderati e i centristi? Cosa accadrà quando il Movimento Cinque Stelle inizierà ad avere più chiaro che l’eventuale adesione ad un candidato di “palazzo” non sarebbe seguita da parte della classe dirigente e dalla maggioranza dell’elettorato? Cosa accadrà quando il M5S, in prossimità delle elezioni europee, sarà costretto ad aumentare la differenza con il PD per fideizzare parte dell’elettorato? Il rischio che corre il PD è quello di rimanere con il cerino in mano di essere l’unico alleato del civismo vescovile e costretto a supportare un candidato non suo.
IL TATTICISMO DI SPERANZA
L’unico vincitore certo di questa partita lucana è Roberto Speranza. L’ex Ministro, infatti, avendo impedito la possibilità a chiunque del Partito Democratico di giocarsi la Presidenza della Regione ha tagliato le ali alle possibili nuove classi dirigenti che potessero emergere e ha definitivamente ucciso il vecchio notabilato del Partito. Dobbiamo onestamente levarci il cappello davanti alla sua astuzia tattica. Non è da tutti entrare in un Partito e riuscire di fatto a determinarne le scelte a proprio vantaggio nella Regione dalla quale è dovuto allontanarsi per essere eletto parlamentare. La politica è anche tatticismo. Speranza lo sa bene e usa paure e ambizioni altrui per difendere le proprie postazioni. Alla fine, comunque vada, per lui è una vittoria sicura.
Di Massimo Dellapenna