SPERANZA E LETTIERI SMASCHERATI
“Lista dei Vescovi” e imposizione di Chiorazzo: il dem spiega il dietro le quinte della Direzione farlocca. Regionali e Pd, Margiotta: «Altro che Dinardo, traditi gli impegni presi»
Tutto sbagliato: questo il concetto espresso dall’ex parlamentare e già Sottosegretario di Stato Salvatore Margiotta sull’appoggio in Basilicata del Partito democratico, Margiotta è anche nella Direzione nazionale, alla candidatura, così come proposta da “Basilicata casa comune”, del fondatore di Auxilium Angelo Chiorazzo a presidente della Regione alle elezioni dell’anno prossimo. Margiotta non si è limitato a dare un giudizio all’operato del segretario regionale del Pd Giovanni Lettieri piegatosi al diktat e all’«imposizione» della fronda dem «capeggiata da Roberto Speranza», ma ha fornito ampie motivazioni spiegando il perchè lui e la sua area di riferimento ha abbandonato i lavori della Direzione regionale prima del voto sul sì a Chiorazzo. Lo ha fatto nel corso della trasmissione “Oltre il giardino” in onda su Cronache Tv al canale 68 del digitale terrestre. L’altro ospite del conduttore Paride Leporace, il giornalista Salvatore Santoro. La scelta del Pd, sbagliata concettualmente e nel metodo: «Lettieri ha disatteso gli impegni presi». Tra i riferimenti, l’assemblea regionale di settembre. «Nell’occasione – ha ricordato Margiotta -, la relazione del segretario Letteri è stata approvata all’unanimità senza neanche una discussione proprio perchè sui contenuti c’è stato il consenso di tutti. L’assetto operativo unitariamente condiviso prevedeva, in sintesi, tre co- se: per le regionali l’impegno nella costruzione di una coalizione ampia e aperta anche al civismo largamente inteso e poi stabilite scelte programmatiche ed alleanze, infine, l’analisi dei nominativi per scegliere il miglior candidato. Analisi dei nomi che sarebbe dovuta svolgersi con tutti i partiti della coalizione e avendo come punto di riferimento un programma. Ora è tutto invertito, stabilita la candidatura, Lettieri dice facciamo un programma». Oltre il bisogno, Margiotta ha voluto precisare an- che un altro dettaglio fondamentale di quei principi stabiliti dal Pd lo scorso settembre: «Come da parole del segretario regionale stesso, è stato con- cordato che non si sarebbero accettate candidature pre-confezionate». «Nel caso in cui nel Pd non si fosse trovato l’accordo sul candidato presidente della Regione – ha aggiunto Margiotta – come riportato nel documento approvato, il ricorso allo strumento fondativo del Partito democratico, cioè le primarie». Primarie che adesso, come dichiarato da Lettieri, invece non sono più contemplate. Tutto ciò, con l’aggravante che il cambio repentino in favore della “Lista dei Vescovi”, è av- venuto senza spiegazioni: «Nessuno ci ha detto il perchè di Chiorazzo». Secondo Margiotta, così il Pd «sta indebolendo» il progetto della coalizione larga: «Vedo una fortissima spaccatura nei Cinque stelle, e il punto non è, come si dice nei “corridoi”, ma tanto decide Conte, perchè Conte potrà anche decidere di sì a Chiorazzo, ma il problema è come convincerà il suo elettorato». «Non si può pensare – ha rimarcato Margiotta – che “Basilicata casa comune” ha dato un nome, al Pd è “piaciuto”, e allora si va al tavolo del coalizione dicendo ai cinquestelle piace anche a voi, tanto anche se non vi piace, qualcuno dei nostri poi a Conte lo convince». Margiotta ha respinto anche il paragone, fatto dall’ex ministro alla Salute, Roberto Speranza, tra Chiorazzo e il presidente della Regione, anni ‘95- 2000, Angelo Raffaele Dinardo: «Sta accadendo esattamente l’opposto». «All’epoca partiti forti con personalità forti capirono che bisognava ricorrere all’homo novus, seppur non anagraficamente, e vanno letteralmente a pregare Dinardo per la candidatura. Dinardo, tra l’altro, aveva una personalità totalmente diversa da Chiorazzo. All’epoca i partiti cercarono all’esterno, adesso l’imposizione arriva dall’esterno ai partiti». Oltre le regionali, Margiotta ha dedicato un’ultima riflessione alle comunali di Potenza. «Non sarò io il candidato sindaco – ha concluso Margiotta -. Credo che se non si riesce a fare un progetto ampio con un programma politico per tenere insieme il capoluogo e la Regione, diventerà complicatissimo anche solo fa- re le liste nella città di Potenza. Al momento, con questa spaccatura e data l’assenza di chiarezza, ve- do difficile anche fare le liste per le regionali, quindi peggio per Potenza con questo scenario. Il centrodestra è tutt’altro che sconfitto, ma la partita ce la si può giocare impostando, però, un altro percorso politico e possibilmente coinvolgendo nel centrosinistra anche Azione e Italia viva».