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IL GRIDO DI AIUTO DI MARCOSANO: «ROVINATO DALLE BANCHE, VOGLIO FARE LUCE SULLA VICENDA»

L’imprenditore materano racconterà la sua storia questa sera ad “Oltre il giardino”: «Ho perso fiducia nella giustizia»

Giovanni Marcosano, è un imprenditore edile di Matera che dal 2012 vi- ve un vero e proprio calvario. “Ro- vinato dalle banche” decide di raccontare la sua storia a “Oltre il giardino” condotto da Paride Leporace e in onda questa sera su Cronache Tv, canale 68 del digitale terrestre. Marcosano affida ad una lettera il suo grido di aiuto. Ne riportiamo di seguito uno stralcio

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La città in cui sono nato non è solo quella che ormai siamo abituati a vedere sui giornali di tutto il mondo, al cinema o in televisione. Matera, purtroppo, è anche la città del primo “aziendicidio”, ovvero omicidio d’impresa, d’Italia ed è per questo che ho deciso di raccontare pubblicamente l’incubo nel quale sono piombato da dieci anni a questa parte. Nel 2005, dopo diversi anni di esperienza lavorativa nel settore edile maturata nell’azienda familiare, all’età di soli 25 anni, decisi di avviare la mia azienda – la Marcosano srl – che aveva come attività lo sviluppo immobiliare e costruzioni, raggiungendo con determinazione e un pizzico di lungimiranza risultati brillanti tra Matera e la Sardegna. Ho sempre scelto di muovermi con risorse economiche private, anche grazie a contatti con investitori importanti ai quali però, una volta maturata una certa robustezza finanziaria, non ho più potuto assicurare le stesse condizioni contrattuali. A seguito di un ulteriore sviluppo delle attività, nel 2012 proposi a mio padre di far con- fluire la sua azienda di costruzioni nella mia, assicurandogli il 40% delle quote e facendomi carico di un mutuo che aveva contratto con un istituto di credito cittadino, volturandolo alle stesse condizioni. Si tratta di un’operazione piuttosto comune, a meno che il creditore non manifesti espressamente il suo diniego. E così fu nel nostro caso. La banca dapprima rigettò la richiesta di subentro, poi revocò il fido concesso a mio padre, intimandogli di rientrare dalle passività entro e non oltre 7 giorni senza giustificazione. Fu in quel momento che ebbe inizio un calvario del quale an- cora oggi sono protagonista: improvvisamente, e senza ragionevoli motivi ed in assenza di rapporti contrattuali, la banca scelse di segnalare in Centrale Rischi della Banca d’Italia una posizione di sofferenza a carico della Marcosano srl, per quello che era e rimaneva un debito di mio padre. Subito dopo questa segnalazione, nasce il mio calvario! Tutte e dico tutte le banche con cui lavorava la mia società cominciarono a chiedere il rientro immediato degli affidamenti concessi (la società godeva di fidi per circa 6,5 milioni di euro) e a negare la concessione di mutui già in avanzata fase istruttoria o addirittura deliberati. Quell’istituto di credito, nonostante i reclami da me presentati al- la Banca d’Italia rappresentando l’accaduto, pur avvertito del danno che tale segnalazione avrebbe comportato alla società e alle im- portanti operazioni immobiliari in corso continuò a segnalare in Centrale Rischi una inesistente sofferenza a mio carico anche nei successivi anni 2015 e 2016 e fino a tutt’oggi. Nel frattempo la mia società aveva cantieri già aperti e dovette rinunciare a macro-iniziative economiche a Matera e nel comune di Golfo Aranci in Sardegna. La mia solidità imprenditoriale, raggiunta grazie ad enormi sacrifici, si sgretolò dalla sera alla mattina, facendomi sprofondare nello sconforto prima, nella depressione e nella malattia poi. Un tasto premuto sulla tastiera di un computer da un direttore di banca, tra l’altro andato in pensione qualche settimana dopo, distrusse la mia immagine di self-made-man di successo, il mio lavoro, la mia vita da imprenditore e tutte le famiglie che lavoravano per la mia azienda. Cercai di attutire il colpo svendendo parte degli immobili realizzati e aspettai ad intraprendere le vie legali nei confronti della banca. Quando mi notificarono il decreto ingiuntivo di tale debito, feci opposizione e avanzai richiesta di risarcimento danni per circa €. 56.000.000, tramite lo Studio Legale Ripoli. Purtroppo avevano deciso di farmi fallire e così fu. Nel 2017 il Tribunale di Matera dichiarò il fallimento della società nominando un curatore fallimentare che prese il mio posto. Preciso che la società fallita aveva negli anni precedenti acquisito le quote di due società immobiliari aventi per oggetto la costruzione di un villaggio turistico di circa 200 abitazioni in corso di realizzazione, controllate al 100% e da me amministrate. Qui un altro calvario: ricevo un decreto ingiuntivo e richiesta di fallimento da parte del curatore della società Marcosano srl, vale a dire dalla proprietà stessa, per un credito inesistente, ovvero un conferimento di futuro aumento di capitale sociale per di più vincolato fino alla fine della costruzione dell’iniziativa edilizia in corso. Il giudice dichiara il fallimento. La causa contro la Banca viene sospesa e rimessa a ruolo. Faccio richiesta ai curatori di presentare istanza ai giudici delegati per il proseguimento della causa motivando i contenuti. La società fallita Marcosano srl viene autorizzata dal giudice, invece il curatore della controllata Vi.RES. srl decise in autonomia di non proseguire la causa nei confronti della banca, senza motivo e discostandosi dalla decisione della società Marcosano srl che la controllava. Così una delle tre società fu estromessa dal giudizio e dall’eventuale risarcimento danni già proposto. Finalmente, nel 2017, Il giudizio proseguì solo per due società su tre e, dopo un lunghissimo percorso giudiziario, nel 2021 il Tribunale di Matera ha dichiarato l’illegittimità della segnalazione in Centrale Rischi a carico della mia società e nel settembre del 2023 ha riconosciuto un danno parziale, di circa 5 milioni di euro rispetto ai € 30.000.000 circa accertati dal tecnico nominato dal Tribunale (C.T.U.), in favore della curatela fallimentare, somma insufficiente a consentire il ritorno in bonis delle società perché il passivo del fallimento è di non molto superiore. Al danno si è aggiunta la beffa, nonostante in sentenza il fallimento delle società sia stato accertato e ricollegato direttamente all’illegittima segnalazione dell’istituto bancario, perché il consulente tecnico nominato dal Tribunale di Matera (C.T.U.) dopo ben 3 integrazioni richieste dal giudice, ha accertato e quantificato il danno subito in euro 29.388.353,00 a fronte della somma di euro 56.107.000,00 richiesta dalla curatela. Ora io mi chiedo: Perché il giudice del Tribunale di Matera ha ridotto così drasticamente l’importo del risarcimento danno accertato dal suo consulente? Perché ha chiesto una perizia tecnica per poi agire senza tenerne conto? Perché non ha accertato nessun danno alle società controllate, pur facendo parte del giudizio con apposita richiesta autonoma di danno? Perché, se ha accertato “l’omicidio d’impresa”, non mi ha riconosciuto il diritto sacrosanto di ripartire come imprenditore? Queste domande oggi si aggiungono a tutte le altre a cui ancora non ho trovato risposta, tra cui la più importante: Perché il direttore della banca ha segnalato la società senza un titolo contrattuale? Non posso pensare ad un errore commesso in buona fede, perché un direttore di banca sa benissimo che per iscrivere un imprenditore in Centrale Rischi deve esserci alla base un rapporto contrattuale. Nel caso di specie, il direttore sapeva benissimo gli effetti che tale segnalazione avrebbe provocato all’interno del sistema economico. Quindi era consapevole che in quel momento avrebbe ucciso un’azienda e un giovane imprenditore, con l’intento di far fallire il gruppo imprenditoriale, così come è successo. Intanto, giorno dopo giorno, io perdo sempre più fiducia nella giustizia. Non basta avermi tolto azienda, dignità e immagine, vogliono togliermi anche la libertà di decidere del mio futuro e del diritto sacro di rialzarmi e ripartire! Non so se riuscirò a rialzarmi come imprenditore ma di certo ci sono riuscito come uomo, anche grazie alla dignità che mi ha sempre contraddistinto, ma proprio per questo, dopo l’ennesimo affronto della giustizia, vi chiedo di aiutarmi a fare luce su questa storia macabra, ed è necessario che tutti gli italiani, sappiano quanto devastante possa essere il potere delle lobby bancarie e che purtroppo Matera non si distingue soltanto per primati positivi.

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