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DAL CASO CLAPS AL TOTO VESCOVO

Cozzi chiede «aiuto», Gildo invoca il Papa e conferma l’indiscrezione don Marcello successore di Ligorio che pure Chiorazzo pare volere. Politica clericale e civile: dopo la “Lista dei Vescovi” tutto mescolato in una arrischiata deriva

Il caso Elisa Claps e la vicenda della gestione della riapertura della chiesa della Santissima Trinità a Potenza: se don Marcello Cozzi, sul dimissionario Vescovo per sopraggiunti limiti di età, Salvatore Ligorio, ha chiesto «aiuto» agli altri Monsignori lucani, Orofino, Superbo, Fanelli e Sirufo, per il fratello di Elisa, Gildo, «solo l’intervento del Santo Padre potrà aprire uno spiraglio di ragionevolezza per trovare una via d’uscita». Gildo ha risposto sempre tramite “Corriere della Sera”, cioè la stessa “arma” usata, magari suggerita da quelli che lo «circondano», gli stessi che Cozzi ha scritto di temere, da Ligorio per cercare di assestare colpi alla credibilità della famiglia Claps. Altrimenti difficilmente comprensibile, o quantomeno non immediatamente chiaro, quel «i Claps volevano un risarcimento, noi abbiamo detto no». «La nostra – ha risposto Claps – era solo una provocazione per inchiodare la Chiesa alle sue responsabilità». Richiesta di costituzione di parte civile e chiesa, è un’accoppiata che a Ligorio, e a quelli che lo «circondano», avrebbe dovuto suggerire qualcosa, se non altro e in sintesi, al di là della valenza processuale di allora e nel prosieguo, che il fatto che il cadavere della 16enne Elisa Claps, uccisa da Danilo Restivo nel settembre del 1993, è rimasto nel sottotetto della Trinità per 17 anni, cioè fino al rinvenimento nel 2010, non può coincidere con una oculato gestione, ovvero controllo, degli spazi di competenza della Chiesa. Le versioni di Ligorio parole che possono ferire, ma pur sempre parole. Ciò che per i Claps, come dichiarato da Gildo, rappresenta un vero macigno è la targa commemorativa del potente don Mimì Sabia all’interno della Trinità, quell’etichetta di potente conquistata prima ed al di là del caso di Elisa, mentre in memoria della 16enne nulla. Aspetti che corrono su binari differenti dalle verità processuali e umanamente accessibili senza il martelletto di un Giudice. Come dimostrativo del fatto che la vicenda abbia trasceso il normale perimetro della dialettica, la mescolanza di politica clericale e politica civile. Su don Cozzi Vescovo, anche Gildo Claps conferma. In mezzo, tra le operazioni opache degli ultimi tempi, anche quella della “Lista dei Vescovi”. Pare, Cronache sta approfondendo in cerca di conferme o smentite, che il proposto candidato presidente della Regione, già accettato dal Partito democratico, il fondatore di Auxilium Angelo Chiorazzo, stia, anche tramite missive a chi può, vedi Zuppi, sponsorizzando Cozzi a Vescovo di Potenza quale successore di Ligorio. ci sarebbero almeno altri due nomi tra cui quello di Orofino. Non può non apparire particolarmente strano l’interesse di Chiorazzo per Cozzi Vescovo, ove confermato, se osservato in chiave elettorale. Potrebbe essere la nuova deriva del caso Claps. Un Vescovo in sostituzione di un altro Vescovo, circostanza naturale per i citati sopraggiunti limiti di età, ma condizionata dalla necessità di ridare slancio alla “Lista dei Vescovi” dopo la non buona propoganda per via delle uscite di Ligorio e di quelli che lo «circondano», gli stessi che per don Cozzi lo hanno mandato come un «agnello al macello». Quando quelli che lo «circondano» poi avranno anche il coraggio di uscire pienamente allo scoperto, e non solo di fare istantanei capolino per vedere che succede, magari si scoprirà pure che sono gli stessi che circondano Casa bene comune che è la denominazione laica data alla “Lista dei Vescovi” che ha indicato Chiorazzo come candidato presidente della Regione Basilicata

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