ASSASSINI, TRINITÀ IMBRATTATA
La tensione resta alta, Libera stigmatizza il gesto anonimo. Forze dell’Ordine a lavoro per rintracciare l’autore o gli autori. Caso Claps: scritta cubitale all’ingresso della chiesa rialza il livell_o dello scontro
Non si placano le polemiche che hanno inondato la Chiesa della Santissima Trinità di Potenza dopo la riapertura lo scorso mese di agosto e la celebrazione della Santa Messa dal 5 novembre. Ieri mattina, l’ennesimo atto di protesta che ha scosso la comunità. È apparsa sul muro laterale della Chiesa la scritta “assassini”. È proprio lì, sul lato che affaccia su via Pretoria, il salotto buono della città, è in bella vista, dove tutti la possono leggere mentre distrattamente passeggiano in una fredda domenica di dicembre. L’autore ha poi allungato la scritta per diversi metri. Imbrattando, molto probabilmente, con lo spray di colore nero la pietra esterna del luogo di culto, qualcuno ha voluto mostrare ancora una volta il proprio dissenso. In queste ore le Forze dell’Ordine sono a lavoro per risalire all’autore o agli autori del gesto. La Chiesa della Trinità è il simbolo di una ferita ancora aperta in città: la tragica scomparsa della 16enne Elisa Claps il cui corpo esanime è stato nascosto nel sottotetto di quella Chiesa per 17 lunghi anni. L’accaduto ha destato scalpore e ha ancora di più diviso la città, se questo possa essere mai possibile, tra coloro che sono al fianco della famiglia Claps che chiede soltanto un “gesto di pentimento” da parte della Curia potentina e quelli che invece sono dalla parte della Chiesa. «Apprendiamo che sulla parete della Chiesa della SS Trinità a Potenza è apparsa la scritta ”Assassini”. Confidando che si possa in qualche modo arrivare a scoprire l’autore o gli autori di un simile gesto, lo condanniamo fortemente» ha fatto sapere Marianna Tamburrino, Referente del Presidio Libera Potenza “Elisa Claps e Francesco Tammone”. «All’indomani del sit in promosso da Libera e dalla famiglia Claps domenica 5 novembre durante la prima messa domenicale (dopo quella del 2 novembre della quale avevamo appreso solo a posteriori), sit in al quale hanno partecipato circa mille persone, Libera aveva già scritto una nota dissociandosi ufficialmente da toni accesi e da alcuni concetti espressi da singole persone; concetti e parole dalle quali abbiamo preso le distanze chiedendo anche scusa per non essere riusciti evidentemente (data anche la grande partecipazione all’iniziativa) a controllare logisticamente la piazza» continua Tamburrino. «Così anche oggi ribadiamo quanto espresso allora e anzi evidenziamo come tali gesti non fanno bene a chi, a cominciare dalla famiglia di Elisa, da anni sta chiedendo una riconciliazione nel nome del rispetto e della verità» conclude Tamburrino. Diverse sono state, negli ultimi mesi, le manifestazioni per ricordare Elisa e chiedere verità dopo trent’anni da quel 12 novembre 1993 che ha per sempre segnato la città e la città ora de- ve riappacificarsi con questa storia, deve tornare ad essere comunità e di certo atti come questo non aiuteranno nella difficile impresa.