Blog

ULTIMO SALUTO A GIULIA IN BASILICA DI PADOVA

“Il volto di Giulia è stato sottratto alla nostra vista. Resta impresso nell’affetto e nella memoria di chi l’ha conosciuta e apprezzata. Ora noi posiamo lo sguardo su quello di Gesù, il Signore, via verità e vita; in Lui brilla il volto di Giulia, (vicino alla mamma), da Lui si accenda ancora il desiderio che cresca per tutti la passione per la vita”

È GIUSTO INFORMARE 

ADDIO A GIULIA 

Funerali di Giulia. Il vescovo di Padova: «Omelia umana e spirituale»

Monsignor Cipolla anticipa alcuni temi che toccherà martedì nella sua omelia alle esequie della 22enne uccisa dall’ex


{FOTO : Il vescovo di Padova, Federico Cipolla, durante la serata di preghiera per Giulia Cecchettin a Padova il 24 novembre}

Giulia Cecchettin, funerali in diretta tv a Padova: la bara bianca in Chiesa, in migliaia per l’ultimo saluto

1200 PERSONE IN BASILICA

I funerali di Giulia Cecchettin in diretta oggi da Padova: le esequie si celebrano nella Basilica di Santa Giustina. Attese migliaia di persone per l’ultimo saluto.


Presente anche il presidente del Veneto Luca Zaia, che ha proclamato il lutto in tutta la Regione ed ha chiesto di “fare rumore”.
Chi non riuscirà ad entrare in chiesa potrà seguire le esequie dai due maxi schermi all’esterno. La cerimonia sarà trasmessa su Rai 1 e Canale 5.

Intanto, Filippo Turetta, dopo aver ammesso l’omicidio di Giulia, è in carcere: potrebbe guardare anche lui i funerali di Giulia in diretta tv.

A Padova presenti in settemila per i funerali di Giulia

Sarebbero circa settemila le persone presenti a Padova oggi per i funerali di Giulia Cecchettin secondo quanto riferito da fonti di polizia.

 

Funerali di Giulia Cecchettin circa 10000 persone in fila alla Basilica di Padova per l’ultimo saluto

Mattarella: «Serve intenso sforzo per raggiungere un cambiamento culturale radicale che chiama in causa famiglie, società e governi»

Circa 10 mila persone in fila ad attendere il feretro bianco, coperto di rose altrettanto bianche, di Giulia Cecchettin, che è stato accolto da un applauso che per un momento ha fermato il silenzio assordante che dalle 10.30 proseguiva ininterrotto dentro e fuori la Basilica di Santa Giustina a Padova.
Ad accoglierla sulla soglia, i sacerdoti di Vigonovo e Saonara, luoghi che hanno visto crescere la giovane e i familiari di Giulia, papà Gino, la sorella Elena e il fratello Davide.
Sui loro vestiti un fiocco rosso, simbolo della lotta alla violenza contro le donne.
Fiocco che stato distribuito anche alle persone presenti nella Basilica

Un funerale di dolore per tutta la comunità che non si capacita di una simile violenza e chiede una svolta culturale.
Messaggio sulla linea delle parole del presidente della Repubblica Mattarella che, attraverso un video, ha chiesto alla cittadinanza di pensare a

«quanto intenso sia lo sforzo per raggiungere un cambiamento culturale radicale che chiama in causa famiglie, società e governi»

Tra i presenti ci sono circa 40 componenti della famiglia di Giulia, e il ministro della Giustizia Nordio.

#ègiustoinformare


In 10000 hanno accolto il feretro di GIULIA con un lungo applauso tutti con fiocco rosso al petto unitamente a 100 SINDACI in fascia tricolore con i rappresentanti delle istituzioni e governo

🔹Isaia 11

1 Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici.
2 Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore.
3 Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire;
4 ma giudicherà con giustizia i miseri
e prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese.
La sua parola sarà una verga che percuoterà il violento; con il soffio delle sue labbra ucciderà l’empio.
5 Fascia dei suoi lombi sarà la giustizia, cintura dei suoi fianchi la fedeltà.
6 Il lupo dimorerà insieme con l’agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme
e un fanciullo li guiderà.
7 La vacca e l’orsa pascoleranno insieme; si sdraieranno insieme i loro piccoli.
Il leone si ciberà di paglia, come il bue.
8 Il lattante si trastullerà sulla buca dell’aspide; il bambino metterà la mano nel covo di serpenti velenosi.
9 Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte, perché la saggezza del Signore riempirà il paese
come le acque ricoprono il mare.
10 In quel giorno la radice di Iesse si leverà a vessillo per i popoli,
le genti la cercheranno con ansia,
la sua dimora sarà gloriosa.
11 In quel giorno il Signore stenderà di nuovo la mano per riscattare il resto del suo popolo superstite dall’Assiria e dall’Egitto, da Patròs, dall’Etiopia e dall’Elam, da Sènnaar e da Amat e dalle isole del mare.
12 Egli alzerà un vessillo per le nazioni e raccoglierà gli espulsi di Israele; radunerà i dispersi di Giuda
dai quattro angoli della terra.
13 Cesserà la gelosia di Efraim
e gli avversari di Giuda saranno sterminati; Efraim non invidierà più Giuda e Giuda non osteggerà più Efraim.
14 Voleranno verso occidente contro i Filistei, saccheggeranno insieme le tribù dell’oriente, stenderanno le mani su Edom e su Moab e gli Ammoniti saranno loro sudditi.
15 Il Signore prosciugherà il golfo del mare d’Egitto e stenderà la mano contro il fiume con la potenza del suo soffio, e lo dividerà in sette bracci
così che si possa attraversare con i sandali.
16 Si formerà una strada per il resto del suo popolo che sarà superstite dall’Assiria, come ce ne fu una per Israele quando uscì dal paese d’Egitto.

Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Luca 10,21-24

Testo del Vangelo
In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».
E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono»

Funerale Giulia Cecchettin – Omelia del vescovo Claudio Cipolla

Martedì 5 dicembre 2023 – Basilica di Santa Giustina – Padova

Non avremmo voluto vedere quello che i nostri occhi hanno visto né avremmo voluto ascoltare quello che abbiamo appreso nella tarda mattinata di sabato 18 novembre. Per sette lunghi giorni avevamo atteso, desiderato e sperato di vedere e sentire cose diverse. Ed invece ora siamo qui, in molti, con gli occhi, anche quelli del cuore, pieni di lacrime e con gli orecchi bisognosi di essere dischiusi ad un ascolto nuovo.

Abbiamo bisogno di parole e gesti di sapienza che ci aiutino a non restare intrappolati dall’immane tragedia che si è consumata, per ritrovare anche solo un piccolo spiraglio di luce.

Dalla fede cristiana e dalla Parola che il Signore ci ha appena rivolto raccolgo come sostegno alcune parole per orientarci in questi giorni di lutto e di dolore.

L’ Attesa. Domenica è iniziato il tempo dell’avvento, tempo che educa all’attesa, ad alzare lo sguardo oltre il buio: dal tronco ferito e spezzato della nostra umanità spunti un germoglio, come evocava il profeta nella prima lettura. Non sappiamo quando, non sappiamo come, ma è forza che apre vie di riscatto, di affrancamento da ogni forma di negazione della vita.

La conclusione di questa storia lascia in noi amarezza, tristezza, a tratti anche rabbia ma quanto abbiamo vissuto ha reso evidente anche il desiderio di trasformare il dolore in impegno per l’edificazione di una società e un mondo migliori, che abbiano al centro il rispetto della persona (donna o uomo che sia) e la salvaguardia dei diritti fondamentali di ciascuno, specie quello alla libera e responsabile definizione del proprio progetto di vita.

Questo impegno è indispensabile non solo per garantire qualità di vita al singolo individuo ma anche per realizzare quei contesti sociali e quelle reti in cui le persone siano valorizzate in quanto soggetti in grado di dare un contributo originale e creativo.

Il sorriso di Giulia mancherà al papà Gino, alla sorella Elena e al fratello Davide e a tutta la sua famiglia; mancherà agli amici ma anche a tutti noi perché il suo viso ci è divenuto caro. Custodiamo però la sua voglia di vivere, le sue progettualità, le sue passioni. Le accogliamo in noi come quel germoglio di cui parla il profeta. Perché desideriamo insieme attendere la fioritura del mondo nel quale finalmente anche i nostri occhi saranno beati.

Speranza. L’attesa più o meno giustificata di un evento gradito, di un giorno favorevole, è illusoria se consiste nella semplice proiezione di nostre aspirazioni, anche legittime. Come trasformarla in reale cammino verso la felicità? Abbiamo bisogno che la nostra attesa sia arricchita e sostenuta dalla speranza. La speranza è un dono dello Spirito, che ci aiuta a vivere, a cercare, trovare e custodire la vita. Di fronte alla morte di Giulia ma anche a quella di tante donne, bambini e uomini sopraffatti dalla violenza e dalle guerre, emergono tutti i nostri dubbi. Non solo ci chiediamo: davvero ci sarà la vita dopo la morte? Ma anche: ha senso impegnarsi se poi tutto si riduce a poca cenere?

La speranza, che oggi rinnoviamo, per noi cristiani ha un nome e un volto: quello di Gesù, il Signore Risorto. È lui la vita che la morte non è riuscita a ingabbiare, il Giusto che l’ingiustizia non è riuscita a spezzare, il mite e umile di cuore che ha scardinato la violenza del potere.

La speranza, che è Cristo, è più di un antidoto nei momenti difficili della vita. Il profeta Isaia descrive un mondo in cui compaiono una dopo l’altra scene che sembrano avere dell’assurdo e del fantasioso: “Il lupo dimorerà insieme con l’agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il lattante si trastullerà sulla buca della vipera”. Sembra pura utopia immaginare un mondo in cui le tensioni e gli opposti si compongano con una tale armonia.

Le piazze, le aule universitarie, i palazzi, le nostre case possono certo diventare quei luoghi dove poter difendere i diritti dei più deboli e creare le condizioni per una vita sociale e individuale all’insegna della giustizia e della libertà. Ma i cammini intrapresi in questi spazi saranno efficaci e giungeranno a dei risultati duraturi nella misura in cui dentro ciascuno di noi si comporrà l’armonia annunciata dal profeta.

Arriviamo così alla terza parola: Amore: una grande parola, una parola che orienta alla alterità, che cerca il bene dell’altro, dell’altra. Io, con la mia concreta e personale esperienza, non so parlarne se non a partire dal Vangelo e da Dio ma anche per me il riferimento è così alto da sembrare irrealizzabile, come la profezia di Isaia.

I nostri, anche se umani e responsabili, sono sempre tentativi di amore, e noi siamo sempre in cammino e sempre in ricerca della strada migliore.

Forse voi giovani potete osare di più rispetto al passato: avete a disposizione le università e gli studi, avete possibilità di incontri e confronti a livello internazionale, avete più opportunità e benessere rispetto a 50 anni fa.

Nella libertà potete amare meglio e di più: questa è la vostra vocazione e questa può e deve diventare la vostra felicità!

Su questa strada ci incontreremo e potremo aiutarci: si incontreranno i giovani e Dio, i giovani e il Vangelo.

L’amore non è un generico sentimento buonista, quindi. Non si sottrae alla verità, non sfugge la fatica di conoscere ed educare se stessi. E’ empatia che genera solidarietà, accordo di anime e corpi nutrito di idealità comuni, compassione che nell’ascolto dell’altro trova la via per spezzare l’autoreferenzialità e il narcisismo.

Se questo è il nostro sogno, se cerchiamo germogli di speranza e di amore avvertiamo tutti la fatica di questo lavoro interiore. La nostra fragilità rende corto il respiro della speranza e precaria la tenuta dei nostri amori. Attesa, speranza, amore sono la nostra vita bella.

Preghiera altro non è che metterci di fronte a Dio e al mistero della vita e della morte senza nascondere le nostre fatiche ma anche senza rinunciare ai nostri sogni.

Ti preghiamo, Signore, di farci il dono della Pace. È nella pace che i popoli progrediscono in cultura e civiltà, in solidarietà e umanità; è nella pace che le risorse vengono indirizzate per acquisire strumenti che nobilitano la vita delle persone, soprattutto delle più deboli e fragili e scompaiono le disuguaglianze sociali.

Insegnaci, Signore, la pace tra generi, tra maschio e femmina, tra uomo e donna. Vogliamo imparare l’amore e vivere nel rispetto reciproco, cercando anzi il bene dell’altro nel dono di noi stessi. Non possiamo più consentire atti di sopraffazione e di abuso; per questo abbiamo bisogno di concorrere per riuscire a trasformare quella cultura che li rende possibili.

Ti domandiamo, o Signore, la pace nel rapporto tra generazioni, tra giovani, adulti e anziani così che il coraggio e le aspirazioni possano coniugarsi con la sapienza e la profondità di chi conosce la storia e ne interpreta le direttrici. Così che non torni ad essere accolto tra le possibilità a nostra disposizione ciò che già ha prodotto il male.

Donaci, Signore, anche la pace del cuore, del mio cuore e del cuore di tutti i presenti, Chiediamo la pace del cuore anche per Filippo e la sua famiglia. Il nostro cuore cerca tenerezza, comprensione, affetto, amore. La pace del cuore è pace con se stessi, con il proprio corpo, con la propria psiche, con i propri sentimenti soprattutto quelli che riguardano il senso delle azioni che compiamo e il senso della vita. Il nostro cuore è il luogo dove il Vangelo e la Pasqua di Gesù di Nazareth bussano con delicatezza pronti a dispiegare la loro forza umanizzante.

Il volto di Giulia è stato sottratto alla nostra vista. Resta impresso nell’affetto e nella memoria di chi l’ha conosciuta e apprezzata. Ora noi posiamo lo sguardo su quello di Gesù, il Signore, via verità e vita; in Lui brilla il volto di Giulia, (vicino alla mamma), da Lui si accenda ancora il desiderio che cresca per tutti la passione per la vita.

+ Claudio Cipolla,  vescovo di Padova
“La vita di Giulia è stata sottratta in maniera crudele, ma la sua morte può e deve essere il punto di svolta per mettere fine alla terribile piaga della violenza sulle donne

Così Gino Cecchettin, il padre di Giulia, nel suo messaggio letto al termine del funerale della ragazza nella Basilica di Padova.

IN AGGIORNAMENTO 

La lettera che Gino Cecchettin, papà di Giulia, ha letto alla fine dei funerali

«Mia figlia Giulia, era proprio come l’avete conosciuta, una giovane donna straordinaria. Allegra, vivace, mai sazia di imparare». «Il femminicidio è spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita delle donne, vittime proprio di coloro avrebbero dovuto amarle. Mi rivolgo per primo agli uomini, perché noi per primi dovremmo dimostrare di essere agenti di cambiamento contro la violenza di genere».  

Carissimi tutti, 

abbiamo vissuto un tempo di profonda angoscia: ci ha travolto una tempesta terribile e anche adesso questa pioggia di dolore sembra non finire mai. 

Ci siamo bagnati, infreddoliti, ma ringrazio le tante persone che si sono strette attorno a noi per portarci il calore del loro abbraccio. Mi scuso per l’impossibilità di dare riscontro personalmente,  ma ancora grazie per il vostro sostegno di cui avevamo bisogno in queste settimane terribili. La mia riconoscenza giunga anche a tutte le forze dell’ordine, al vescovo e ai monaci che ci ospitano al presidente della Regione Zaia e al ministro Nordio e alle istituzioni che congiuntamente hanno aiutato la mia famiglia.

Mia figlia Giulia, era proprio come l’avete conosciuta, una giovane donna straordinaria. Allegra, vivace, mai sazia di imparare. Ha abbracciato la responsabilità della gestione familiare dopo la prematura perdita della sua amata mamma. Oltre alla laurea che si è meritata e che ci sarà consegnata tra pochi giorni, Giulia si è guadagnata ad honorem anche il titolo di mamma. Nonostante la sua giovane età era già diventata una combattente, un’oplita, come gli antichi soldati greci, tenace nei momenti di difficoltà: il suo spirito indomito ci ha ispirato tutti.

Il femminicidio è spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita delle donne, vittime proprio di coloro avrebbero dovuto amarle e invece sono state vessate, costrette a lunghi periodi di abusi fino a perdere completamente la loro libertà prima di perdere anche la vita.

Come può accadere tutto questo? Come è potuto accadere a Giulia? Ci sono tante responsabilità, ma quella educativa ci coinvolge tutti: famiglie, scuola, società civile, mondo dell’informazione…

Mi rivolgo per primo agli uomini, perché noi per primi dovremmo dimostrare di essere agenti di cambiamento contro la violenza di genere. Parliamo agli altri maschi che conosciamo, sfidando la cultura che tende a minimizzare la violenza da parte di uomini apparentemente normali. Dovremmo essere attivamente coinvolti, sfidando la diffusione di responsabilità, ascoltando le donne, e non girando la testa di fronte ai segnali di violenza anche i più lievi. La nostra azione personale è cruciale per rompere il ciclo e creare una cultura di responsabilità e supporto.

A chi è genitore come me, parlo con il cuore: insegniamo ai nostri figli il valore del sacrificio e dell’impegno e aiutiamoli anche ad accettare le sconfitte. Creiamo nelle nostre famiglie quel clima che favorisce un dialogo sereno perché diventi possibile educare i nostri figli al rispetto della sacralità di ogni persona, ad una sessualità libera da ogni possesso e all’amore vero che cerca solo il bene dell’altro.   

Viviamo in un’epoca in cui la tecnologia ci connette in modi straordinari, ma spesso, purtroppo, ci isola e ci priva del contatto umano reale. È essenziale che i giovani imparino a comunicare autenticamente, a guardare negli occhi degli altri, ad aprirsi all’esperienza di chi è più anziano di loro. La mancanza di connessione umana autentica può portare a incomprensioni e a decisioni tragiche. Abbiamo bisogno di ritrovare la capacità di ascoltare e di essere ascoltati, di comunicare realmente con empatia e rispetto. La scuola ha un ruolo fondamentale nella formazione dei nostri figli. Dobbiamo investire in programmi educativi che insegnino il rispetto reciproco, l’importanza delle relazioni sane e la capacità di gestire i conflitti in modo costruttivo per imparare ad affrontare le difficoltà senza ricorrere alla violenza

La prevenzione della violenza di genere inizia nelle famiglie, ma continua nelle aule scolastiche, e dobbiamo assicurarci che le scuole siano luoghi sicuri e inclusivi per tutti.

Anche i media giocano un ruolo cruciale da svolgere in modo responsabile. La diffusione di notizie distorte e sensazionalistiche non solo alimenta un’atmosfera morbosa, dando spazio a sciacalli e complottisti, ma può anche contribuire a perpetuare comportamenti violenti. 

Chiamarsi fuori, cercare giustificazioni, difendere il patriarcato quando qualcuno ha la forza e la disperazione per chiamarlo col suo nome, trasformare le vittime in bersagli solo perché dicono qualcosa con cui magari non siamo d’accordo, non aiuta ad abbattere le barriere. Perché da questo tipo di violenza che è solo apparentemente personale e insensata si esce soltanto sentendoci tutti coinvolti. Anche quando sarebbe facile sentirsi assolti.

Alle istituzioni politiche chiedo di mettere da parte le differenze ideologiche per affrontare unitariamente il flagello della violenza di genere. Abbiamo bisogno di leggi e programmi educativi mirati a prevenire la violenza, a proteggere le vittime e a garantire che i colpevoli siano chiamati a rispondere delle loro azioni. Le forze dell’ordine devono essere dotate delle risorse necessarie per combattere attivamente questa piaga e degli strumenti per riconoscere il pericolo. 

Ma in questo momento di dolore e tristezza, dobbiamo trovare la forza di reagire, di trasformare questa tragedia in una spinta per il cambiamento. 

La vita di Giulia, la mia Giulia, ci è stata sottratta in modo crudele, ma la sua morte, può anzi DEVE essere il punto di svolta per porre fine alla terribile piaga della violenza sulle donne. Grazie a tutti per essere qui oggi: che la memoria di Giulia ci ispiri a lavorare insieme per creare un mondo in cui nessuno debba mai temere per la propria vita.

Vi voglio leggere una poesia di Gibran che credo possa dare una reale rappresentazione di come bisognerebbe imparare a vivere:

“Il vero amore non è ne fisico ne romantico.

  Il vero amore è l’accettazione di tutto ciò che è, 

  è stato, sarà e non sarà.

  Le persone più felici non sono necessariamente 

  coloro che hanno il meglio di tutto, 

  ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno.

  La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta,  

  ma di come danzare nella pioggia…”

Cara Giulia, 

è giunto il momento di lasciarti andare. Salutaci la mamma. Ti penso abbracciata a lei e ho la speranza che, strette insieme, il vostro amore sia così forte da aiutare Elena, Davide e anche me non solo a sopravvivere a questa tempesta di dolore che ci ha travolto, ma anche ad imparare a danzare sotto la pioggia. Sì, noi tre che siamo rimasti vi promettiamo che, un po’ alla volta, impareremo a muovere passi di danza sotta questa pioggia. 

Cara Giulia, grazie, per questi 22 anni che abbiamo vissuto insieme e per l’immensa tenerezza che ci hai donato. Anch’io ti amo tanto e anche Elena e Davide ti adorano.

Io non so pregare, ma so sperare: ecco voglio sperare insieme a te e alla mamma, voglio sperare insieme a Elena e Davide e voglio sperare insieme a tutti voi qui presenti: voglio sperare che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite e voglio sperare che un giorno possa germogliare. E voglio sperare che produca il suo frutto d’amore, di perdono e di pace. 

Addio Giulia, amore mio.

Addio a Giulia Cecchettin, in migliaia al funerale a Padova.
Persone fuori dalla chiesa di Santa Giustina, dove verranno celebrati i funerali di Giulia Cecchettin, 5 dicembre 2023. ANSA/MARCO ALBERTINI
Il papà: “Mi rivolgo agli uomini, dobbiamo essere per primi agenti di cambiamento”

Funerali di Giulia Cecchettin a Saonara

il parroco Monetti: “Ha parlato col suo silenzio, ha mosso e scosso”
Dopo i funerali di Padova, una seconda cerimonia più intima a Saonara, paese di origine della madre di Giulia Cecchettin, morta un anno fa

Giornata di dolore e di profonda commozione per i familiari di Giulia Cecchettin.

Dopo i funerali nella basilica di Santa Giustina, a Padova, con 10 mila persone presenti tra l’interno della chiesa e il piazzale, il feretro della 22enne di Vigonovo è stato portato anche a Saonara, paesino della provincia euganea di cui era originaria la madre Monica e dove la ragazza ha trascorso l’infanzia.

Il funerale, più “privato”, si è svolto nella chiesa di San Martino.
All’esterno, un maxischermo per consentire alle tante persone accorse di assistere al secondo rito.

Rose bianche e palloncini a Saonara

Ad attendere il feretro di Giulia Cecchettin ancora tante persone, con gli occhi lucidi.

E poi le rose bianche e i palloncini fuori dalla chiesa parrocchiale di San Martino a Saonara, luogo di un momento di raccoglimento e di preghiera riservato solo ai parenti e agli amici più stretti di Giulia Cecchettin.

Giulia ti vogliamo bene”: queste le parole scritte accanto a una gigantografia di Giulia esposta per giorni sulle pareti del Municipio di Vigonovo (Venezia) e della Biblioteca del polo culturale di Saonara (Padova), paesi dove è cresciuta e ha vissuto Giulia Cecchettin

La famiglia della vittima del femminicidio vive a Vigonovo, ad appena 3 chilometri, ed è molto conosciuta in paese.

L’intervento del Comune

Nella chiesa di San Martino possono accedere solo i parenti e gli amici stretti, ma fuori è stato allestito un maxischermo per permettere alle tante persone di assistere alla funzione religiosa.

Una partecipazione sollecitata anche dall’amministrazione comunale, com, che ha anticipato la fine delle lezioni per consentire ai ragazzi di partecipare al funerale.

Le parole del parroco, don Francesco Monetti

Don Francesco Monetti, dopo aver ringraziato i presenti, ha detto che:

“Giulia ha parlato col suo silenzio, ha smosso, ha scosso“

Poi ha aggiunto di confidare che dalla morte di Giulia “cresca un germoglio.
Oggi tutti noi davanti a questa bara siamo chiamati a prenderci cura della vita perché è preziosa. Dobbiamo prenderci cura tutti. Davanti a questa bara voi giovani, che siete il nostro amore più grande, impegnatevi a dire di ‘no’ al conformismo, a non sprecare la vita dietro amori omicidi“.

E ancora: “Impegnatevi a dire di ‘no’ alla cultura dello sballo. Anche noi adulti davanti a questa bara prendiamoci l’impegno a custodire i nostri ragazzi, che non sono solo il futuro ma anche il presente. Accompagniamoli in un cammino di crescita, parliamo loro dei valori, della solidarietà della giustizia del bene comune e del rispetto, di tutti quei valori che impegnavano la vita di Giulia. Porteremo nel cuore il sorriso di Giulia e la sua voglia di vita e ci impegneremo perché quanto accaduto ci renda persone migliori, attraverso dei ‘no’ convinti al male e dei ‘sì’ generosi al bene. E Giulia vogliamo dirti scusa se non stiamo stati sempre attenti. Tu continuerai a vivere nella nostra comunità” 

Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com
error: Contentuti protetti