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BASILICATA, FDI LA VUOLE: NO DA TAJANI

L’incertezza alimenta gli avversari e non aiuta il governo: scelte last minute da harakiri all’orizzonte? Rumors vorrebbero chiusa la partita col 3 (FdI)-1 (FI)-1 (Lega) con la Lucania alla Meloni

Se il centrosinistra non ha ancora definito la larghezza del campo, il centrodestra è in una situazione ancora più imbarazzante. Il perimetro del- la coalizione è chiaro. È sempre lo stesso da trent’anni ad ogni latitudine. FdI, Lega e Forza Italia so- no gli elementi costanti della coalizione. I sondaggi li danno in vantaggio e la litigiosità del centrosinistra sembra favorire an- cora di più l’esito elettorale. Non è stato, però, ancora individuato il candidato Presidente. La conferma ufficiale della ricandidatura di Bardi non arriva ancora né tanto meno arriva l’indicazione di un candidato Presidente diverso. Ieri pomeriggio infatti c’è stata una riunione top secret a Roma sulle regionali. Alcune testate online hanno battuto la notizia che il summit romano aveva deciso che a FdI sarebbero andate Sardegna e Basilicata insieme all’Abruzzo. Con il Piemonte a Forza Italia e l’Umbria alla Lega. Una notizia che fa a cazzotti con quanto affermato poco prima Tajani che aveva detto: «Non esiste discussione su Bardi: è il nostro candidato in Basilicata per le prossime regionali. Abbiamo rispettato tutti gli altri, pretendiamo lo stesso rispetto. Non c’è alternativa a lui». E poi aveva ammonito gli alleati: «Io non ho mai detto una parola contro nessun altro candidato – ribadiva il vicepremier- Bardi è di FI ed è il nostro candida- to. Sono polemiche sprecate quelle che sento e scrivono. Spero che tutto il quadro delle candidature alle regionali si concluda in tempi rapidi, c’è ancora tempo, ne stiamo discutendo. Si stanno svolgendo delle riunioni in proposito. Io sostengo la regola della conferma del presidente uscente. Se qualcuno non si vuole più candidare o il partito di riferimento decide di cambiare il suo candidato uscente, allora si può ragionare in maniera diversa ed è giusto così». «Io sono sempre dell’idea che i patti devono essere mantenuti. Quando io mi assumo un impegno, lo onoro sempre», assicurava Tajani che escludeva vertici tra i leader di centro- destra nell’immediato: «Non vedo problemi, la- voriamo bene, al di là delle chiacchiere dei giornali che si inventano liti che non esistono».

UNA MELINA CHE NON FA BENE AL CDX

A pochi mesi dal voto, insomma, il centrodestra in carica ancora non sa chi dovrà essere il candidato Presidente della coalizione. La cosa più surreale è che non è mai esistita una volontà di far sedere le parti a discutere sul territorio. La decisione è interamente accentrata su Roma con tutti gli aspiranti governa- tori costretti a percorrere una quotidiana via del- l’umiliazione per cercare di essere ascoltati, raccogliere una qualche forma di sostegno, rinviare ulteriormente la decisione. Una attesa logorante che indebolisce Bardi (in caso di ricandidatura) e renderà comunque difficile la vita a qualsiasi candidato. La coalizione, infatti, ha due esigenze: la prima è quella di finire dignitosa- mente la legislatura, la seconda di allargarsi. Sotto il primo punto di vista, le “lungimiranti” strategie consiliari di Cicala hanno già costretto la coalizione ad un paio di magre figure mentre ancora più problematiche rischia- no di essere alcune scelte politico-amministrative che pare stiano per essere compiute. Dal punto di vista dell’allargamento della coalizione è di tutta evidenza che ogni rinvio delle scelte lo rende più problematico. Quando sarà individuato il nome sicuramente i centristi, i civici e tanti altri vorranno aprire un tavolo di discussione per entrare nella coalizione. Un tavolo di discussione richiede dei tempi tecnici che rischiano di consumarsi troppo velocemente.

L’INCERTEZZA NON AIUTA IL GOVERNO DELLA REGIONE

Le voci di dentro ci dicono, infatti, che si continua su alcune scelte strategiche a navigare a vista. Senza programmazione ed in qualche caso con sciatteria. Tutto fatto sempre all’ultimo minuto e dovendo forzare le maglie della legge e delle opportunità. Su alcune scelte in particolare speriamo di aver capito male ma, se fosse vero quello che ci viene detto, saremmo davanti ad un tentativo politico di Harakiri mai visto prima per la scelta del metodo, dei tempi e del merito.

Di Massimo Dellapenna

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