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BARDI-LATRONICO: IL BALLOTTAGGIO

A favore del Gen la volontà di riconfermare gli uscenti. Il silenzio della Meloni sembra aprire all’altra possibilità. Nel caso in cui dovesse essere applicata la logica dei numeri, il 3-1-1 apre le porte all’assessore

Le ferie di Natale in Parlamento stanno per iniziare. C’è ancora da approvare la manovra finanziaria ma questa settimana sarà l’ultima. Poi, salvo sorprese, ci sarà il riposo. Le Istituzioni si fermeranno per qualche giorno. Non si ferma mai, però, la politica anche se, per avere novità sostanziali, dovremo sicuramente aspettare il nuovo anno. Se nel centrosinistra la volontà inarrestabile di Chiorazzo di candidarsi appare inarrestabile quanto netti appaiono i rifiuti dei Cinque Stelle, dei Socialisti e dei moderati di seguirlo, ancora tutta da giocare è la partita nel centrodestra. La finanziaria e le europee imminenti, però, potrebbero spostare il redde rationem e il riequilibrio necessario a dopo le elezioni europee. Nel frattempo sembra prendere piede il principio della riconferma degli uscenti. Giorgia Meloni potrebbe non avere alcuna voglia di litigare con gli alleati. Tajani e Salvini hanno già più volte parlato, il presidente del Consiglio no. Il suo silenzio suona rumoroso come quello di chi sa di avere l’ultima ed efficace parola. I numeri sono tutti dalla sua parte. FdI ha più del doppio dei voti degli alleati e una rappresentanza nelle Regioni assolutamente sproporzionata. Ha subito l’affronto della Sicilia do- ve Forza Italia ha preteso l’indica- zione di Schifani facendo valere la forza dei numeri più del principio di riconferma. Per adesso, però, il Premier tace. È concentrata sulle attività di Governo e sa che la vera sfida si gioca alle elezioni europee con l’obiettivo storico di far nascere un centrodestra europeo che separi i popolari dai socialisti.

CONCAVI E CONVESSI

In passato, quando la leadership del centrodestra era saldamente nelle mani di Silvio Berlusconi, il leader della coalizione più volte ha spiegato di essere stato “concavo e convesso” per assecondare le richieste degli alleati oltre la fredda legge dei numeri. Una lezione che qualcuno a Via della Scrofa potrebbe avere appreso. Nella sede di Fratelli d’Italia qualcuno inizia a pensare che la dimensione storica di un governo a guida destrorsa in un centrodestra a trazione patriottica che riesca a imporre un modello simile anche in Europa val bene qualche presidenza di Regione. Forza Italia serve a Giorgia Meloni per avere un interlocutore affidabile nel Partito Popolare Europeo che possa dire che il centrodestra con i conservatori non è un’utopia, una chimera o addirittura un pericolo. In questo contesto qualcuno sta suggerendo al leader di FdI di concedere agli alleati qualcosa in più di quello che possono ottenere e di lasciare immutati i presidenti uscenti.

STRASBURGO VAL BENE VIA VERRASTRO

Se questo tipo di analisi dovesse essere presa in considerazione e, come sembra, prendere piede per la Presidenza della Regione Basilicata è molto probabile la riconferma di Vito Bardi. Il Generale vuole provare il bis e i numeri sono tutti dalla sua parte. La congiuntura astrale sembra essergli favorevole e la benedizione potrebbe arrivare a metà gennaio quando il centrodestra sarà costretto ad indicare il candidato presidente della Regione Sardegna.

IN ALTERNATIVA C’È COSIMO LATRONICO

L’unico che sembra restare in partita è Cosimo Latronico. L’assessore regionale è già stato candidato alla Presidenza della Regione in passato e ha il peso per poterci provare. A suo favore si sta muovendo Raffaele Fitto. L’ipotesi si tiene in piedi se FdI non dovesse rinunciare al suo ruolo predominante. Nel 2024 si vota in 5 regioni: Sardegna, Piemonte, Abruzzo, Basilicata e Umbria. In quel caso lo schema sarebbe 3-1- 1, che non è un modulo offensivo del Basket ma il criterio di ripartizione in perfetto stile cencelliano. In quel caso Forza Italia prenderebbe il Piemonte con Cirio, la Lega confermerebbe l’Umbria, FdI avrebbe la presidenza di Basilicata, Abruzzo e Sardegna. Mentre sul territorio tutto è fermo si nota un certo attivismo romano da parte di Latronico. Voci di palazzo evidenziano una sua presenza quasi fissa nel triangolo che circonda il Parlamento e i palazzi del Potere. L’ex parlamentare di Forza Italia approdato con Fitto alla corte di Giorgia Meloni non nasconde la sua volontà di chiudere la carriera politica con un incarico prestigioso. Fare il presidente è l’unico incarico che ancora gli manca dopo essere stato consigliere regionale, parlamentare ed assessore. Non avrebbe il placet di tutta la struttura territoriale del Partito ma si sa che la logica del centrodestra non prevede il necessario coinvolgimento dei territori.

Di Massimo Dellapenna

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