LEGA, PIÙ POLTRONE CHE CULI
Abbandonano tutti, per Pepe non c’è più speranza di puntare alla Regione. Non è un caso che Salvini lo scarichi preferendo il Bardi bis e Solinas in Sardegna
Abbandonano tutti, per Pepe non c’è più speranza di puntare alla Regione. Non è un caso che Salvini lo scarichi preferendo il Bardi bis e Solinas in Sardegna
di Massimo Dellapenna
Nario Aliandro lascia la Lega. Lo fa con una nota scarna e secca con la quale afferma di iniziare un nuovo percorso politico in Forza Italia e specificando “molte promesse sono state disattese. Lascio per rispetto della sacralità della politica più che della militanza partitica”.
La solita frase fatta dei perenni voltagabbana. Non è nulla di trascendentale né di nuovo. Ogni cambio di casacca necessita di una scusa.
“La sacralità della politica” per giustificare un passo via dal Partito è l’ultima delle trovate, la meno intelligente ma sicuramente rimarrà negli annali delle peggiori scuse mai inventate.
Aliandro non era stato eletto. Ha fatto per cinque anni il Consigliere Regionale perché sono stati nominati assessori la Merra e Fanelli. Avvenute le dimissioni della Merra rischiava di tornare al suo lavoro quotidiano ma Pasquale Pepe cacciò dal cilindro il recupero alla Lega di Dina Sileo con conseguente nomina assessorile.
Miracolato per una legislatura, impalpabile nella sua attività istituzionale, ha riscoperto la sacralità della politica a fine mandato.
Non ci curiamo di lui, guardiamo e passiamo oltre.
IL FALLIMENTO DELLA LEGA
Quello che conta, invece, evidenziare è il clamoroso ed evidente fallimento della Lega in Basilicata. Presa da eccitazione elettorale determinata da un consenso che cadeva a pioggia sull’entusiasmo salviniano, cinque anni fa il partito di Alberto da Giussano avrebbe eletto in Consiglio Regionale chiunque.
Il vento soffiava forte a suo favore. Come insegna Seneca, però, non c’è vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare.
Quando il consenso arriva a prescindere dai candidati è possibile sfruttarlo per far eleggere persone di qualità. La Lega, evidentemente, nella composizione delle liste non ha badato al merito ma al caso.
Ad inizio di legislatura i consiglieri regionali erano sei. A fine legislatura ne è rimasto uno solo.
Zullino è passato al gruppo misto, Cicala e Coviello sono andati in Fratelli d’Italia seguendo la direzione del vento più comodo, Donatella Merra ha scelto di lasciare l’assessorato occupato per quasi tutta la legislatura per inseguire un’autonomia di giudizio da seguire caso per caso, Dina Sileo è uscita e, poi, in cambio di un assessorato è rientrata.
Resta in carica il solo Fuina, subentrato a Cariello eletto sindaco di Scanzano, dove pure è risuscito a cadere. E comunque pare anche lui fuori dalla Lega.
UN CONSIGLIERE PER DUE ASSESSORI, DI CUI UN VICEPRESIDENTE
Siamo al paradosso dei paradossi, una situazione mai vista prima. La Lega ha più poltrone che sederi. In Consiglio Regionale c’è un solo leghista. In Giunta ce ne sono due di cui uno con la delega di Vice Presidente della Giunta Regionale.
Siamo a fine legislatura. Questa stagione di governo del centrodestra sarà giudicata dagli elettori e siamo sicuri che non si aprirà nessuna verifica di maggioranza, tranne allargamenti funzionali alle prossime elezioni che però necessiterebbero di un acume politico che al momento pare mancare. Resta il paradosso che neanche Parmenide avrebbe avuto la capacità di inventare e che rimarrà negli annali della politica.
Se la politica avesse un senso, sarebbe la Lega a chiedere a Dina Sileo o a Francesco Fanelli di dimettersi per mandare a casa Aliandro. La Lega non lo farà preferendo navigare a vista. Ma anche perché, proprio da queste colonne, lo avevamo scritto a chiare lettere. Con l’ingresso in giunta della Sileo si recuperava quest’ultima e si salvava Aliandro. Ma per nessuno dei due vi era la certezza di ritrovarseli in squadra alle prossime regionali, soprattutto Aliandro. E così è stato.
UN PARTITO ALLO SBANDO
Quello che resta dell’avventura leghista in Basilicata è un partito allo sbando i cui eletti in Consiglio Regionale si sono divisi tra l’indipendentismo, la collocazione in altri partiti del centrodestra e il sostegno diretto al centrosinistra di Chiorazzo.
Quello che resta è un partito che ha sbagliato tutto ciò che si poteva sbagliare con Mario Guarente sindaco di Potenza immobile e Pasquale Cariello sindaco di Scanzano senza maggioranza dopo pochi mesi.
Quello che resta è la morte della politica.
Pasquale Pepe sogna da governatore ma, intanto, non ha più un partito che lo sostenga, ha perso tutti i pezzi possibili ed immaginabili e quelli che restano non danno grandi segni di efficienza.
Chi è causa del suo mal pianga se stesso. Avrebbe potuto scegliere meglio i suoi uomini quando era nelle possibilità di farlo. Non lo ha fatto. Ora ne subisce le conseguenze.
Il consenso costruito sulla sabbia si è liquefatto, la struttura e gli apparati non esistono più. La Lega di Basilicata non ha più né uno scopo né una ragione sociale né i soci. Sarà anche per questo che Salvini continua a dire che il miglior candidato possibile per la Basilicata e’ Bardi che va riconfermato come Solinas in Sardegna. Insomma dopo l’uscita di Crippa, l’ennesima croce sul Sindaco di Tolve.
Se la Lega lucana fosse una società sarebbe da mettere in liquidazione.
Siamo certi che ci penseranno gli elettori tra pochi mesi. L’ultimo spenga la luce.