IL 2023, UN ANNO IN CUI NON C’È STATO NULLA DA FESTEGGIARE
L’Intervento di Arnaldo Lomuti, deputato Movimento Cinque Stelle
Il 2023, sul piano della politica nazionale, è stato l’anno in cui il MoVimento 5 Stelle aveva già previsto tutto e di certo, sotto questo aspetto, non è un anno da festeggiare.
Questo Governo di centrodestra ha voltato le spalle a chi non ha niente, al ceto medio asfissiato dal caro vita, ai nostri giovani ai quali ha saputo proporre soltanto contratti precari. Per non parlare della questione della giustizia che consentirà di far brindare l’ultimo dell’anno a corrotti, evasori, colletti bianchi e a tutta l’industria bellica.
Giorgia Meloni si è sempre compiaciuta del fatto che grazie a lei e al suo Governo, il Paese Italia dovesse crescere più degli atri Paesi europei e che l’occupazione fosse tornata a livelli record. Eppure, gli ultimi dati ci riportano una realtà diversa da come la racconta la prima premier donna della storia della nostra Repubblica, con un PIL che non cresce secondo le decantate previsioni. Se è vero che il tasso di occupazione è aumentato (in misura minima), è altrettanto vero che siamo ai livelli più bassi d’Europa, con un mercato del lavoro che non garantisce tutele e salari dignitosi a tutti. Il super bonus, una misura straordinaria che ha contribuito a far ripartire economicamente l’Italia nel post pandemia, è stato inizialmente difeso dal centrodestra durante il Governo Draghi, per poi essere assassinato una volta al Governo, riportando motivazioni completamente distorte dalla realtà.
Sull’immigrazione si potrebbe scrivere un libro. Da sempre la destra ha fondato la propria fortuna politica sulla paura e sul binomio migrazioni e sicurezza. Ha imputato con estrema facilità ogni colpa ai migranti: dalla disoccupazione alla criminalità, al traffico di droga, al disagio sociale e a molto altro. Lega e FdI, ad esempio, una volta al Governo, hanno promesso soluzioni chiare, semplici e a portata di mano, affermando che avrebbero rivoluzionato la gestione dei flussi migratori. Oggi tutto questo non c’è stato (fortunatamente a partire dal blocco navale). Di fatto, questo Governo sta proponendo soluzioni che non sono nuove ma che conosciamo, invece, da anni, come la strada (già fallita) degli accordi con i Paesi del Nord Africa. Una strada, tra l’altro, già percorsa in passato dal PD, per quanto oggi i “dem” la condannino. E cosa dire del Piano Mattei? Uno dei più grandi spot elettorali della Meloni oggi resta tale, con gli investimenti in cooperazione e sviluppo del tutto insufficienti per essere considerati soluzioni.
Sulla questione energetica troviamo un altro fallimento. Il Governo di centrodestra si attribuisce il grande successo del tetto del prezzo del gas in Europa. Difatti, tutti sappiamo che le trattative su questa misura sono iniziate ben prima del suo Governo. Detto ciò, ancora oggi rincari e speculazioni, annunci a parte, non si sono di certo fermati (basta guardare le pompe di benzina).
Ciò che resta in questo fine 2023 del programma elettorale che la ditta di destra ha presentato agli elettori nel settembre 2022 è la retorica nella sua narrazione trionfalistica.
Purtroppo, slogan, retorica e propaganda stanno registrando un impatto moto forte nella nostra cultura. Abbiamo ministri che parlano di sostituzioni etniche, che negano che l’aborto sia un diritto, che usano Dio, Patria e Famiglia “tradizionale” come stella polare dell’agenda politica governativa. Ministri che partoriscono teorie sul “merito” e che si scagliano contro chi non ha niente. Un Governo che conia termini come “divanisti” pur di giustificare l’orrore politico della cancellazione di fatto del reddito di cittadinanza. Tutto questo ha un preoccupante impatto sociale, soprattutto riguardo a temi come l’inclusione e la giustizia sociale, restringendone fortemente la portata. Eppure sono temi di civiltà che da anni sono sui tavoli politici internazionali, non soltanto europei. Stessa cosa riguardo alle discriminazioni, alle disuguaglianze, ai diritti e alle opportunità.
È chiaro che per buttare giù questa deriva socio-culturale, ogni partito di opposizione è chiamato a un senso di responsabilità. Occorre prendere seriamente in considerazione l’opportunità di trovare unione di intenti per costruire un’alleanza forte, in grado di battere il centrodestra.
L’obiettivo del MoVimento 5 Stelle è quello di realizzare questa alternativa ed è un obiettivo che ci impegna tutti i giorni. Vero è che ci sono temi che ci dividono, come il MES e la guerra, ma ce ne sono tanti e di più che ci uniscono, a partire dal salario minimo. Oggi siamo uniti contro una manovra finanziaria preoccupante, che a fronte delle proiezioni ISTAT determinerebbe un crollo a picco della crescita del PIL, degli investimenti e della spesa delle famiglie. Oggi la stiamo contrastando insieme e uniti. Tuttavia, il MoVimento 5 Stelle non può recitare una parte di servitù ma esige rispetto della propria dignità politica che si rispecchia nella sua storia. Così come riconosciamo agli altri partiti pieno rispetto, soprattutto identitario. Di questo ne siamo garanti. Si inizi da un percorso responsabile di metodo di lavoro. Facciamolo ora.