CDX, FARE PRESTO IN BASILICATA
FI alla finestra attende l’esito dello scontro fratricida tra Lega e FdI: Bardi c’è, ma i fili li muove Roma
La politica si nutre di pazienza. Quasi mai è importante fare la prima mossa. Sempre è essenziale fare il movimento giusto al momento giusto. È tutta una questione di corrette sincronie che determina la vittoria finale. Il centrodestra tutto ciò lo sa benissimo. Cinque anni fa a metà febbraio ancora non era definito ufficialmente il candidato presidente, si parlava di Bardi ma ancora il nome non era ufficiale. Chiunque si stupisca di questa lunga attesa ignora i tempi della politica, non conosce la tattica che sovraintende le sue decisioni, finge di non sapere che la presidenza della Regione è sempre inserita in un complesso puzzle territo- riale e politico. Chi guida i destini dei partiti deve sforzarsi di avere una visione di insieme, muovere le pedine per cercare di vincere il maggior numero di casematte consapevole che ogni singola battaglia è inserita in un insieme di altre battaglie che determinano la vittoria finale. In questa partita primaverile il centrodestra e Giorgia Meloni si giocano tante battaglie. Le quattro o cinque elezioni regionali in corso sono soltanto uno degli elementi del contendere. A giugno le Europee serviranno per definire il reale peso di Fratelli d’Italia e degli alleati all’interno della coalizione e, ovviamente, consentiranno anche alle forze di opposizione di tarare le proprie rispettive forze in previsione della seconda metà di legislatura.
IL PD SCARICA ANGELO CHIORAZZO
Non appena eletto segretario regionale, forse perché eccitato dalla sua nuo- va dimensione, Giovanni Lettieri forzò un po’ la mano per ottenere il voto del Partito a sostegno di Angelo Chiorazzo. In direzione regionale il solo Salvatore Margiotta provò a tenere ferma la barra della lucidità. L’ex Sottosegretario, infatti, evidenziò come fosse troppo presto, come fosse necessario indicare un candidato di partito per aprire una discussione e che questa preventiva ed eccessivamente prematura benedizione del Pd rischiava di bruciare proprio Chiorazzo oltre che il Pd. Giovanni Lettieri non fu di prodigo ascolto, sospinto nella Direzione del decisionismo da chi voleva chiudere subito la pratica presidenza ottenne un voto unanime con l’assenza di chi non era concorde. Se il voto in una Direzione può essere anche a maggioranza, la logica non ammette maggioranze si nutre di parametri elementari e storicamente stabiliti secoli fa da Aristotele. Tra di essi c’è il principio di non contraddizione ma, soprattutto, quello del “tertium non datur”. Dopo la riunione tenutasi ieri in cui non era nata la coalizione intorno a Chiorazzo, il segretario Lettieri si è affrettato a smentire la nostra ricostruzione definendola errata ed irreale. La nostra ricostruzione potrà anche essere «errata ed irreale» ma il “tertium non datur” è difficile da eliminare nel ragionamento. Fino a ieri il Partito democratico era sulla linea Maginot in difesa della indiscutibilità di Chiorazzo, oggi la candidatura è in discussione. Il Segretario del Pd continua a dire che ne ha un giudizio positivo ma questa valutazione non è condivisa da tutto il suo Partito e, soprattutto, dagli alleati. Tutto ciò ha costretto il Pd a fare marcia indietro sul sostegno incondizionato a Chiorazzo. Forse il verbo scaricare non sarà elegantissimo ma se prima era il candidato e ora non lo è più, evidente- mente qualcosa è cambiato.
IL M5S ESULTA MA “NO A PRIMARIE”
Ad intervenire sulla riunione di “campo largo” tenutasi ieri a nome del M5S è stato Arnaldo Lomuti che, al di là delle frasi di circostanza circa l’esigenza di trovare le ragioni per costruire una coalizione per strappare la Basilicata dalle mani di quello che lui ritiene «il peggior centrodestra» contiene una frase la cui lettura indica in toto lo stallo sostanziale della coalizione. «Si riparta da qui – dice Lomuti – dal rispetto dei valori comuni, dalla condivisione di un programma e di un metodo effettivamente e democraticamente rappresentativi della coalizione». Il linguista direbbe che la parte importante è l’avverbio «effettivamente», collocato tra metodo e rap- presentativo. Il M5S da anni evidenzia, infatti, che le primarie non sono un metodo «effettivamente» rappresentativo per la coalizione. “Le parole sono importanti” diceva Nanni Moretti in “Palombella rossa”. Nell’avverbio «effettivamente» c’è tutto il problema del campo largo e della guerra per la leadership nazionale tra i suoi protagonisti. Il M5S sa che la partita per la guida della coalizione nascente inizierà dopo le europee e sa anche che per poter essere competitivi in quella partita, è necessario che il Movimento arrivi con il massimo consenso possibile dopo le elezioni europee. Per poter ottenere il massimo risultato possibile alle europee il M5S deve apparire fortemente distante dalla vecchia politica, dagli imprenditori con conflitto di interessi agli occhi degli elettori e dalle vecchie logiche politiche. Tra l’uovo delle regionali oggi e la gallina delle politiche domani, Conte sceglie la gallina. Con l’azzeramento delle proposte in campo Conte ha ottenuto il blocco della coalizione. Con l’avverbio «effettivamente» ha già deciso che non esiste un modo per farla ripartire. Se ne parlerà dopo le elezioni europee.
IL CENTRODESTRA AL PALO
La situazione non è differente nel centrodestra. Le elezioni convocate da Solinas in Sardegna hanno iniziato a svolgere la matassa. Fratelli d’Italia ha chiesto ed ottenuto un tavolo regionale e su quel tavolo ragionale ha ottenuto un ampio consenso intorno al proprio candidato Paolo Truzzu. La Lega e il Psd’Az hanno iniziato a fare le bizze ma le dichiarazioni di Crippa sembrano più destinate a consentire una fuga onorevole che a determinare una battaglia (perdente) di principio. Il destino della Basilicata è legato a doppio filo alle manovre Sarde. Se fino ad ora, infatti, la corte intorno a Bardi lo tranquillizzava facendosi forte dell’applicazione pratica del principio della “riconferma degli uscenti”, la vicenda sarda ha determinato che tale strategia non aveva nessun fondamento astratto e, quindi, nessuna ricaduta pratica. Il Generale ha deciso di provare a muoversi da solo. Voci di Transatlantico dicono che in queste ore il Generale è a Roma per una serie importante di vertici nazionali. Nella linea strategica del Governatore uscente c’è quella di provare a spiegare i malintesi che si sono realizzati in questi ultimi due anni e, soprattutto, motivare sulle ragioni di una sua riconferma.
FATE PRESTO
Non siamo nati ieri e conosciamo i tempi della po- litica. Non ci preoccupa la lunga attesa che sta caratterizzando il centrodestra che, per fortuna, è mitigata dal solito eccesso di tatticismo nel “campo largo” ad esso opposto. Solinas per accelerare la soluzione ha convocato i comizi elettorali, obbligando così le forze politiche ad affrontare immediatamente ed in modo definitivo la situazione. In Sardegna, però, esiste una autorevole classe dirigente del centrodestra. Sia la senatrice Zedda di FdI che Cappellacci di Forza Italia hanno, oltre che le loro funzioni regionali, anche un importante peso nazionale. In Basilicata questa precondizione non esiste. Nessuno degli esponenti di punta del centrodestra lucano sembra essere anche un esponente nazionale di primo o di secondo piano. La discussione, quindi, è totalmente ed esclusivamente romana. In questo contesto, noi possiamo soltanto rivolgere auspici a Roma affinché decida quanto prima. Il centrodestra ha un importante vantaggio sui suoi competitor. La stagnazione del “campo largo” non sta aiutando nessuna rimonta ma il tempo non è mai da perdere. Per continuare il cambiamento è necessario non fermarsi e non dare nulla per scontato.
Di Massimo Dellapenna