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RISSA REALE, TUTTI CONTRO TUTTI

Ferrone accusa Pittella e Azione chiude alle primarie mentre per Lettieri va tutto bene: Santarsiero va da Schlein. Conte banchetta sulla testa di Chiorazzo. Monaco (Bcc): «Qualcuno vuole far vincere Bardi»

Se non fossimo umili penne di provincia ma uomini di cultura potremmo citare l’Agamennone di Eschilo e i famosi versi nei quali Cassandra anticipa al re degli Achei la sua imminente morte per mano della moglie. «Che mi crediate o non mi crediate, che importa? Tutto si compirà. E tu, pieno di dolore, vedrai che ho detto soltanto la verità», dice l’indovina condannata da Apollo a non essere creduta. Non serviva essere, infatti, né grandi indovini né grandi analisti di politica per intuire che l’inizio della fine della candidatura di Angelo Chiorazzo si era avviata proprio con il sostegno incondizionato del Pd a quella ipotesi. In quello stesso momento il re delle coop da candidato civico si trasformava in candidato del Partito Democratico. Con quella trasformazione perdeva il privilegio di poter essere il federatore per trasformarsi nel porta bandiera di una parte. Con quella stessa azione il Pd decretava il suo suicidio e la morte assistita di ogni ipotesi federativa. Ascoltare i suggerimenti di Roberto Speranza e la sua incondizionata frettolosa fede non hanno portato bene a Giovanni Lettieri. Non sappiamo quanto Salvatore Margiotta ami Eschilo e quanta attenzione abbia rivolto alla figura di Cassandra ma riteniamo che tutto il Pd oggi debba riconoscere che, nell’ebrezza accecante di quei momenti, l’unico a provare ad applicare la logica fu proprio l’ex sottosegretario che provò in quella direzione a spiegare che con quella benedizione si uccideva il progetto.

IL GIUSEPPE CONTE UGOLINO

Come abbiamo già avuto modo di dire il Movimento Cinque Stelle ha il suo Conte Ugolino e si chiama Giuseppe. Il segretario del Movimento ha appena alzato la bocca dal fiero pasto nel quale ha divorato l’ipotesi che Chiorazzo possa essere il candidato del centrosinistra e anche che la coalizione possa andare unita alle prossime elezioni regionali. La politica ha i suoi tempi e la sua logica. La lotta per il prossimo Palazzo Chigi passa nella testa di Conte per la fine prematura della Schlein, la liquidazione europea del Pd e la nascita di un progetto politico guidato dall’avvocato fiorentino. In settimana ha ottenuto che il Pd ritirasse l’appoggio incondizionato a Chiorazzo, rinviando il tutto a ieri. Oggi il Giuseppe Conte Ugolino può godersi lo spettacolo della maionese impazzita mentre alza la bocca dal fiero pasto sulla testa di Chiorazzo.

QUOS DEUS PERDERE VULT DEMENTAT

Non siamo in grado di comprendere se Giovanni Lettieri non abbia ben capito la situazione o finga che tutto vada bene per simulare una situazione idilliaca che non esiste. In ogni caso, quando leggiamo la sua dichiarazione secondo cui si valuta «positivamente la riunione del tavolo del centro sinistra con la volontà dei partiti di stare insieme per costruire una forte coalizione progressista per guidare la Basilicata fuori dalle secche nella quale la ha condotta il governo Bardi» con la conferma del «giudizio positivo sulla candidatura di Angelo Chiorazzo» da «condividere, attraverso il metodo delle primarie di coalizione», non riusciamo a capire se il segretario del Pd fosse presente alla riunione della coalizione. Leggere infatti di soddisfazione e di imminenti primarie pare in netto contrasto con le dichiarazioni di Pessolano che a nome di Azione evidenzia come al tavolo della coalizione il Partito di Calenda abbia «ribadito la posizione di netta contrarietà alle primarie come unico metodo per l’individuazione della leadership dell’ipotetica alleanza per le prossime regionali». E, se il segretario del Pd non ha ben compreso la posizione dei suoi alleati non possiamo che dare ragione a Pessolano quando evidenzia che «il Pd Lucano continua a fare orecchie da mercante, imponendo un candidato che non trova consensi in molti degli altri partiti». Dell’impazzimento della maionese se n’è accorto anche Vito Santarsiero che ha già trovato la soluzione al problema. «Porró alla segretaria Schlein e alla direzione nazionale del partito il tema di atteggiamenti e posizioni inaccettabili nei confronti del Pd lucano soprattutto mentre a livello nazionale si chiudono intese grazie ad un Pd aperto e responsabile verso tutti», dichiara l’ex sindaco di Potenza. Non è chiaro come Schlein possa intervenire per risolvere la questione, tenuto conto che quello che preme a Giuseppe Conte e agli altri potenziali membri della coalizione è proprio depotenziare al massimo il Pd della Schlein. Una lettera che evidenzi le questioni, però, non fa mai male. È esercizio di stile che nobilita la politica e la riconduce ai tempi delle grandi corrispondenze epistolari.

L’ANTIFASCISMO CONTRO PITTELLA

Che la situazione sia assolutamente fuori da ogni controllo lo dimostra la dichiarazione di Ferrone, consigliere provinciale vicinissimo a Speranza che, nel tentativo disperato di cercare una quadra, è costretto a far trapelare nei confronti di Marcello Pittella addirittura una accusa di tolleranza verso il fascismo. «Il campo giusto, per noi, resta sempre quello delle forze progressiste e antifasciste», dichiara con ferma vo- ce Ferrone che aggiunge: «Non comprendiamo come per Pittella, Giorgia Meloni e i suoi dirigenti locali, possano essere uno steccato superabile». L’immagine di Marcello Pittella col fez impegnato in saluti romani non riusciamo proprio a intravederla, esiste solo nella mente di Ferrone e forse di Speranza che, evidentemente, da quando è stato costretto ad andare in Campania per farsi eleggere, ha perso un po’ il contatto con la realtà e la storia politica lucana. Certo è che, se per trovare un motivo di unità, si deve ricorrere a descrivere la Giunta Bardi ed una eventuale Giunta di centrodestra nella prossima legislatura come un pericolo fascista da scongiurare non vediamo grandi prospettive politiche per questo centrosinistra.

SI STA COME D’AUTUNNO SUGLI ALBERI LE FOGLIE

«Livio Valvano che per mesi ha chiesto le primarie per individuare il candidato presidente del centrosinistra, tra il primo e il secondo giro di discussione del tavolo di coalizione cambia idea per un nuovo metodo. La verità è che quello che oggi hanno battezzato metodo altro non è la variante del motto del marchese del Grillo (“Io sono io e voi non siete un… nulla”) a cui la vecchia politica lucana è stata abituata per decenni mortificando la partecipazione popolare. Sull’altare di questa regola nel 2019 il centrosinistra ha rinunciato a concorrere lasciando spazio a Bardi & C., ancor prima, nel 2013, alcuni pezzi hanno mobilitato un sistema di potere trasversale per condizionare la vicenda elettorale e oggi ritroviamo allineati a sostenerla isoliti vecchi sacerdoti del rito del potere, pronti anche a giocare contemporaneamente su più tavoli. Credo che parlare di campo nuovo, giusto, progresso o futuro sia uno sterile esercizio di retorica se prima non si mettono al bando questi comportamenti e chi se ne rende protagonista. Ci sono forze serie che, come emerge anche dal tavolo odierno,stanno facendo un percorso coerente per individuare la migliore soluzione per la Basilicata e non possono accettare di vedere il loro lavoro inquinato da pochi singoli guastatori. Candidarsi per il cambiamento vuol dire anche questo». Sono parole e musica di Lindo Monaco, coordinatore di Basilicata Casa Comune che in un solo colpo decide di accusare i socialisti di Valvano di arroganza e Pittella di manovre trasversali condotte per la sua vittoria delle primarie e di responsabilità nella sconfitta del centrosinistra. Evidentemente per Chiorazzo la misura è colma. Capiamo le sue ragioni. È partito, ha incassato il sostegno del Pd, è costretto ad assistere alla ritirata del Partito dem e alle ennesime ed infruttuose discussioni eterne del centrosinistra. La sua candidatura sta come d’autunno sugli alberi le foglie….e tira un forte vento. Gliel’avevamo detto qual- che giorno fa che attendere sarebbe stato inutile. Chiorazzo decida se vuole partire anche senza coalizione o attendere per prendere atto che la coalizione non c’è e non ci sarà.

IL CENTRODESTRA NON DECIDE

Intanto, il centrodestra prende ancora tempo. Certo nessuno potrà accusare FdI, FI e Lega di essere troppo frettolosi. Si stanno incasellando le questioni nazionali e, quando tutto ciò sarà risolto, la decisione verrà comunicata. Un metodo che non sembra piacere a “Noi Moderati” secondo cui «in assenza di condivisione con il territorio delle ragioni politiche della scelta del candidato presidente e di condivisione dei programmi da proporre ai lucani, nessuno dia per scontata la presenza della lista di Noi Moderati alle prossime competizioni elettorali nella coalizione di cdx». La coalizione moderata, però, agisce così da quando esiste e, visto il frastuono che producono le discussioni corali e incontrollate dell’altra parte politica, difficile dire che il metodo è sbagliato.

Di Massimo Dellapenna

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