CEI ~ CARDINALE MATTEO ZUPPI : CHIEDERE LA PACE E DARE SPERANZA ALL’ITALIA, CON LA FORZA DELLA CARITÀ
La sfida della “cronicizzazione della povertà”
Cei, Zuppi: chiedere la pace e dare speranza all’Italia, con la forza della carità
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Un forte invito a non rassegnarsi alla guerra, all’ “escalation di odio e violenza” che semina morte in Ucraina, in Medio Oriente e in moltissime altre parti del mondo. Così il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), apre la sua introduzione ai lavori della sessione invernale del Consiglio episcopale permanente, che si chiuderanno mercoledì 24 gennaio. L’arcivescovo di Bologna, nella sede di Circonvallazione Aurelia 50, ricorda che la costruzione della pace è certo un dovere dei “grandi” della Terra, “ma chiama in causa ciascuno di noi” che debbiamo essere operatori di pace. Guarda alla visita ad limina della Chiesa italiana, in Vaticano e dal Papa da oggi, cerca di fare chiarezza sul valore del documento Fiducia supplicans, e guarda alla frammentazione internazionale da contrastare con un’auspicata “coesione europea”. Infine dedica tutta la seconda parte del suo discorso alla speranza che la Chiesa italiana deve portare all’Italia dello spaesamento, “sonnambula”, descritta dall’ultimo Rapporto annuale Censis sulla situazione sociale del Paese. Non facendosi intimidire dal pessimismo di chi parla di crisi, ma anzi trovando forza nella sua piccolezza e fragilità, come Davide scelto da Samuele nuovo re d’Israele. Forte della “forza della carità”, che assume “il peso delle sofferenze degli ultimi”.
Operatori di pace, in comunione col Papa
Prendendo sempre spunto dal personaggio biblico del profeta Samuele, proposto dalla Liturgia in questi giorni, Zuppi ricorda il senso della domanda degli anziani di Betlemme al profeta venuto ad ungere il figlio di Iesse come nuovo re: “Sei venuto a portare la pace o la guerra”. “Cosa si aspetta la nostra gente da noi?”, si chiede il presidente CEI. Prima di tutto di non stancarci “di invocare il dono della pace, di educarci alla pace, a partire dalle nostre case, dalle nostre famiglie, dalle nostre comunità”. Per questo le Chiese locali italiane “devono abolire il linguaggio della discordia e della divisione, devono avere parole di pace” e chiamare i fedeli a fare altrettanto. Una parola di pace concreta è, ricorda il cardinale, “l’accoglienza dei bambini ucraini che si sta realizzando grazie alla Caritas italiana”. Nel “ministero di pace” che sta portando avanti con tenacia, prosegue, Papa Francesco “non può essere lasciato solo” dai vescovi italiani. E la comunione con il successore di Pietro va rafforzata nella visita ad limina che si apre oggi, per manifestare quella collegialità che è dimensione necessaria e insostituibile per la Chiesa sinodale.
Fiducia supplicans: una benedizione è misericordia, non legittimazione
Tra le sfide di oggi per l’annuncio del Vangelo, Zuppi cita l’orizzonte della misericordia in cui si pone la dichiarazione del dicastero della Dottrina della Fede, Fiducia supplicans. E richiama un intervento del cardinal Giuseppe Betori suAvvenire, quando chiarisce che le benedizioni sono “una risorsa pastorale piuttosto che un rischio o un problema”, un gesto che “non pretende di sancire né di legittimare nulla”, tanto meno le unioni tra persone dello stesso sesso, ma in cui “le persone possono sperimentare la vicinanza del Padre”. Non si tratta di “un ampliamento del concetto di matrimonio ma di un’applicazione concreta della convinzione di fede che l’amore di Dio non ha confini”, che il Signore vuole che “tutti siano salvi” e che tutti i battezzati godono della piena dignità dei “figli di Dio”.
La crisi delle organizzazioni sovranazionali e la Ue
Zuppi dedica un paragrafo della sua introduzione anche alla crisi delle organizzazioni sovranazionali, Onu in testa, che “faticano a essere punti di riferimento su scala globale”. Anche l’Unione Europea ha bisogno di “maggiore coesione e capacità di azione”, per la promozione della pace, davanti ai conflitti in corso, ma anche per la gestione delle “dinamiche demografiche, il cambiamento climatico, la tutela dei diritti fondamentali, la giustizia sociale di fronte alle diffuse povertà, la cooperazione internazionale” Per fare questo deve richiamare e rinnovare costantemente “le sue fonti ideali e spirituali”, coltivando al sua anima e rifacendosi “ai suoi fondamenti storici e valoriali”, richiamandoli “anche in vista dell’imminente rinnovo del Parlamento europeo”
Italia, tempo delle secolarizzazione ma anche della Chiesa
Il cuore del suo intervento il presidente CEI lo dedica all’Italia, introducendolo con la domanda dei betelmiti a Samuele: “Puoi darci ragioni per guardare con fiducia al domani nostro e dei nostri figli?”. Perché spesso “la speranza sembra offuscarsi”, nel solco lasciato dal Covid tra persone e rapporti. C’è spaesamento anche nella Chiesa, ammette Zuppi, davanti a tanti “indicatori negativi: i numeri decrescenti di vocazioni e praticanti, il diminuito rilievo della Chiesa”. Un “senso del declino” che si diffonde tra sacerdoti, cristiani, “mentre una Chiesa troppo preoccupata, se non rassegnata, diventa poco attrattiva, soprattutto per i giovani”. Ma nell’anno preparatorio al Giubileo del 2025, Papa Francesco chiede di “tenere accesa la fiaccola della speranza che ci è stata donata”. Per questo ha scelto il motto“Pellegrini di speranza”. La Chiesa in Italia, per il cardinale, è chiamata ad essere se stessa “dalla sete di senso e di fede di tanti, dal disorientamento di molti, dal bisogno dei poveri, dalla solitudine orgogliosa e disperata di parecchi, dalle inquietudini”. In questo che “non è solo il tempo della secolarizzazione, ma è anche il tempo della Chiesa!”. Della sua forza di relazione, di gratuità, che “con i suoi limiti, è un grande dono per noi e per l’umanità degli italiani”. Il forte invito di Zuppi è a non farsi intimidire dalla “prepotenza del pessimismo”, da letture della Chiesa “che interpretano la nostra azione come politica”. Ma l’azione caritativa o la missione “non sono mai di parte, perché l’unica parte della Chiesa è Cristo e la difesa della persona, della vita, dall’inizio alla fine”. Sono letture che, per il presidente dell’episcopato italiano, “vogliono dividere vescovi e cristiani, mentre invece sento tanto viva la comunione tra vescovi e popolo e questo vale più dei like dei social”.
La svolta: ascoltare il grido dei poveri
Zuppi ricorda ancora gli anni difficili, “anche in passato per le Chiese in Italia”, ripercorrendo il tempo dal dopo-Concilio fino al Convegno nazionale della Cei del 1976, Evangelizzazione e promozione umana, che ha inaugurato il “metodo sinodale”, passando per il convegno sui “mali” di Roma indetto dal cardinale Poletti, “grande pastore”, nel 1974 in vista del Giubileo del 1975. Il vicario Poletti, ricorda Zuppi, “pose i cristiani di fronte alla povertà di Roma. Un gesto di sapienza pastorale e un messaggio: invece di dividervi e ignorarvi, parlate (e si tennero affollate assemblee di fedeli in cui tutti potevano prendere la parola), ma soprattutto ascoltate il grido dei poveri e delle periferie!”. Progressivamente, con san Giovanni Paolo II, “il popolo cristiano sentì che c’era futuro per la missione della Chiesa”
La sfida della “cronicizzazione della povertà”
“Non dimentichiamo la storia!”, è l’appello conclusivo del cardinale, “perché questa ci conforta”. Non ci spaventino, prosegue, “fragilità e piccolezza! Non sono solo indici problematici, ma anche la quotidiana realtà in cui la Chiesa da sempre vive”, in una società in cui invece “la cifra dei rapporti è l’interesse o si esprime nella conflittualità”. Come scrive Papa Benedetto XVI nell’enciclica Deus Caritas Est, con la carità, “la forza del cristianesimo si espande ben oltre le frontiere della fede cristiana”. Anche lì “ci si accorge della forza della carità, della limpidezza attrattiva della predicazione del Vangelo, che è comunicare Gesù, della preghiera rasserenante pure in momenti dolorosi, della disponibilità dei cristiani e dei sacerdoti a tutti senza preclusione”. Questa, commenta Zuppi, “è una realtà viva nella società italiana”. E la sfida resta la “divaricazione sempre più ampia tra chi è povero e chi è benestante”, disuguaglianze aumentate, per quella che è “come una cronicizzazione della povertà”. Se vogliamo “essere profeti di speranza nella nostra terra”, conclude, “dobbiamo assumere il peso delle sofferenze degli ultimi”, aiutando anche chi governa “a riconoscere le priorità nelle decisioni che riguardano il bene di tutti”.
Confronto sul Cammino sinodale e il ministero del catechista
I lavori della sessione invernale del Consiglio Episcopale Permanente della CEI prevedono un aggiornamento sul Cammino sinodale delle Chiese in Italia e un focus sul Rito di istituzione del ministero del catechista, insieme alla riflessione sulla riforma degli Uffici e Servizi della Segreteria Generale. All’ordine del giorno anche la scelta del tema principale dell’Assemblea Generale di maggio, una comunicazione sul Giubileo e l’approvazione del Messaggio della Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace per la Giornata del primo maggio.