DON ENZO RAIMONDI HA RICHIAMATO LA MASSIMA “NE UCCIDE PIÙ LA LINGUA CHE LA SPADA”
«non è il clamore mediatico che ci riunisce qui ma l’amicizia con Giovanna e la vicinanza ai familiari. Siamo qui per lei»
è giusto informare
ciao Giovanna ultimo saluto
👉🏾 Giovanna Pedretti, in mille ai funerali della ristoratrice
👉🏾 Il sacerdote: “Illazioni come macigni”
👉🏾 Striscione contro stampa e tv
Così don Enzo Raimondi nel corso dell’omelia funebre per Giovanna Pedretti, la ristoratrice 59enne, trovata senza vita due domeniche fa
“Quante note stonate abbiamo dovuto ascoltare in questi giorni. Da un parte il dolore di chi si è sentito attaccare, una persona che ha sempre fatto qualcosa per rendere questo mondo migliore. Dall’altra il giudizio sommario di chi parla senza sapere. Di chi costruisce castelli di carta, di chi dove anche c’è del bene pensa ci sia un tornaconto”
Sulla morte della donna, che era finita al centro di un caso mediatico perché aveva pubblicato una recensione negativa sul suo locale, che veniva criticato per la presenza di gay e disabili, è stata aperta dalla procura di Lodi una inchiesta per istigazione al suicidio. Circa mille le persone presenti per l’ultimo saluto alla donna.
“Ora c’è una famiglia che chiede silenzio abbiamo vissuto l’invadenza, l’insistenza del diritto d’informazione, l’arroganza di chi pensa di poter distruggere. Ricordiamo l’onestà e la generosità di Giovanna. Un errore forse ha fatto Giovanna: aver per un attimo pensato che, oltre agli estranei accusatori che hanno dubitato di lei, potessimo aver dubitato di lei anche noi che la conoscevamo. Bisogna impedire ai leoni di tastiera di distruggere tutto. Ma come impedire ai leoni di tastiera di riversare impunemente sempre il loro odio e la cattiveria gratuita nella rete su chiunque, dimenticando il potere distruttivo che hanno semplici parole ben significato dalla nota massima, ne uccide più la lingua che la spada? Ora è il momento del silenzio. Cosa non abbiamo fatto, cosa avremmo potuto fare?
Siamo convinti che non sia successo nulla di così grave. Ma quante volte Giovanna ha consolato noi, quante volte ci è stata vicina?
Anche il silenzio ora si trasforma in una parola, che dice rispetto”
Fuori dalla basilica di Sant’Angelo Lodigiano c’è questo striscione:
“Stampa e TV: rispettate la famiglia e non fatevi vedere più”
Nei giorni scorsi la famiglia, in particolare la figlia Fiorina D’Alvino aveva attaccato duramente la stampa, accusandola della morte della donna.
Dice in un passaggio dell’omelia di don Raimondi :
“Da una parte c’è una comunità provata, come la nostra, desiderosa solo di essere vicina alla famiglia e di regalare l’ultimo saluto a Giovanna, per restituirle quello che le è stato tolto. Dall’altra il chiedersi come fare per evitare tragedie simili.
Come impedire ai leoni da tastiera di riversare impunemente il loro odio, dimenticando il potere distruttivo che possono avere anche semplici parole, che è il significato della massima
Ne uccide più la lingua che la spada“
“Il rincorrersi, senza alcun filtro, dei sospetti, pesanti come macigni. Costruiti per soddisfare i pruriti di gente ormai frustrata al punto da bramare la narrazione delle disgrazie altrui. Dove il teorema da dimostrare, il dubbio da alimentare è che anche dove c’è del bene si nasconde, alla fine, un interesse, un tornaconto. Facendo così diventare le ombre tenebra”
👉🏾 Lodi. Addio a Giovanna, la ristoratrice morta.
👉🏾 Che cosa ha detto il parroco nell’omelia
Un migliaio di persone ha partecipato stamani a Sant’Angelo Lodigiano ai funerali della ristoratrice 59enne Giovanna Pedretti trovata morta 8 giorni fa nel greto del fiume Lambro.
Nei giorni precedenti la donna aveva ricevuto lodi per aver risposto a tono a una recensione di un cliente che si lamentava di aver mangiato nel suo locale – la pizzeria “Le Vignole” di Sant’Angelo – con a fianco due omosessuali e un disabile e poi era stata accusata sui social proprio di aver inventato quella recensione solo per farsi pubblicità.
Ha detto don Enzo Raimondi nell’omelia :
«Da una parte c’è una comunità provata, come la nostra, desiderosa solo di essere vicina alla famiglia e di regalare l’ultimo saluto a Giovanna, per restituirle quello che le è stato tolto. Dall’altra il chiedersi come fare per evitare tragedie simili. Come impedire ai leoni da tastiera di riversare impunemente il loro odio, dimenticando il potere distruttivo che possono avere anche semplici parole, che è il significato della massima “Ne uccide più la lingua che la spada”»
Nella vicenda di Giovanna Pedretti, ha proseguito il sacerdote :
«c’è il giudizio sommario, senza appello, senza misericordia, di chi parla senza sapere, senza conoscere.
Il rincorrersi, senza alcun filtro, dei sospetti, pesanti come macigni, costruiti per soddisfare i pruriti di gente ormai frustrata al punto da bramare la narrazione delle disgrazie altrui. Dove il teorema da dimostrare, il dubbio da alimentare è che anche dove c’è del bene si nasconde, alla fine, un interesse, un tornaconto. Facendo così diventare le ombre tenebra»
Ha aggiunto :
«Dolore, clamore: due parole così assonanti e dissonanti allo stesso tempo da produrre note stonate che noi abbiamo dovuto, nostro malgrado, ascoltare in questi giorni»
nell’omelia don Raimondi ha parlato poi del dolore
«di chi si è visto messo, radicalmente, in discussone nella propria sincerità e autenticità. Da una parte la famiglia, dall’altra l’invadenza, l’insistenza.
L’arroganza di chi crede di poter distruggere e poi restituire la stima e la dignità di qualcuno ma che, in realtà, non ha avuto nessuna possibilità di far vacillare chi ha conosciuto Giovanna, nel credere alla sua acclarata onestà e generosità»
Ha concluso :
«Giovanna non era sola, non lo è in questo momento. Dio le è stato vicino anche negli ultimi momenti come è vicino alla famiglia, a tutti noi. Ma abbiamo visto il male cosa può fare. Ci sentiamo, a volte, così svuotati che la cattiveria ci dà il colpo di grazia. Lasciamo che Dio ci aiuti a pensare Giovanna libera, serena, tra le braccia del padre»
«Non è il clamore mediatico che ci riunisce qui ma l’amicizia con Giovanna e la vicinanza ai familiari»
aveva detto il sacerdote accogliendo il feretro all’arrivo sul sagrato della Basilica di Sant’Angelo Lodigiano, lungo un lato del quale è stato srotolato lo striscione con scritto: «Stampa e tv rispettate la famiglia e non fatevi vedere più»
È stato il giorno del silenzio e del dolore per la comunità di Sant’Angelo Lodigiano, che si è stretta intorno alla famiglia Pedretti, alla figlia Fiorina e il marito Nello, l’uomo con cui la ristoratrice 59enne titolare della pizzeria “Le Vignole” divideva vita e lavoro.
Una folla enorme, silenziosa si è radunata per dare l’ultimo saluto a Giovanna Pedretti, tantoché in molti non sono riusciti a entrare in chiesa.
È stato invece l’appello dei familiari :
«Non inviare fiori ma devolvere l’equivalente in offerte alla Casa di Riposo di Sant’Angelo Lodigiano o all’Associazione Genitori e Amici dei disabili e Gruppo il Maggiolino»
Omelia, su Giovanna Pedretti sospetti come macigni
“Da gente frustrata che brama la narrazione di disgrazie altrui”
Nella vicenda di Giovanna Pedretti, la ristoratrice trovata a morta a Sant’Angelo Lodigiano
“c’è il giudizio sommario, senza appello, senza misericordia, di chi parla senza sapere, senza conoscere”
Don Enzo Raimondi si è espresso così oggi ai funerali della donna:
“Il rincorrersi, senza alcun filtro, dei sospetti, pesanti come macigni.
Costruiti per soddisfare i pruriti di gente ormai frustrata al punto da bramare la narrazione delle disgrazie altrui. Dove il teorema da dimostrare, il dubbio da alimentare è che anche dove c’è del bene si nasconde, alla fine, un interesse, un tornaconto. Facendo così diventare le ombre tenebra”
Ha proseguito don Enzo Raimondi :
“Da una parte c’è una comunità provata, come la nostra, desiderosa solo di essere vicina alla famiglia e di regalare l’ultimo saluto a Giovanna, per restituirle quello che le è stato tolto. Dall’altra il chiedersi come fare per evitare tragedie simili.
Come impedire ai leoni da tastiera di riversare impunemente il loro odio, dimenticando il potere distruttivo che possono avere anche semplici parole, che è il significato della massima
‘Ne uccide più la lingua che la spada'”
DON ENZO RAIMONDI HA RICHIAMATO LA MASSIMA “NE UCCIDE PIÙ LA LINGUA CHE LA SPADA”
Giovanna Pedretti funerali, la dura omelia del parroco:
«Illazioni come macigni, la gente ama le disgrazie altrui»
La famiglia contro la stampa:
«Non fatevi più vedere»
La donna, domenica scorsa, era stata trovata priva di vita nelle acque del fiume Lambro
L’omelia al funerale
Nella vicenda di Giovanna Pedretti, la ristoratrice trovata a morta a Sant’Angelo Lodigiano
«c’è il giudizio sommario, senza appello, senza misericordia, di chi parla senza sapere, senza conoscere»
Don Enzo Raimondi si è espresso così oggi ai funerali della donna:
«Il rincorrersi, senza alcun filtro, dei sospetti, pesanti come macigni. Costruiti per soddisfare i pruriti di gente ormai frustrata al punto da bramare la narrazione delle disgrazie altrui.
Dove il teorema da dimostrare, il dubbio da alimentare è che anche dove c’è del bene si nasconde, alla fine, un interesse, un tornaconto. Facendo così diventare le ombre tenebra»
Nei giorni precedenti la donna aveva ricevuto lodi per aver risposto a tono a una recensione di un cliente che si lamentava di aver mangiato nel suo locale (la pizzeria Le Vignole di Sant’Angelo) Pizzeria Le Vignole
con a fianco due omosessuali e un disabile e poi era stata accusata sui social proprio di aver inventato quella recensione solo per farsi pubblicità.
Lo striscione per ribadire ai giornalisti di rispettare il momento di dolore, che era comparso, nei giorni scorsi, vicino all’abitazione della donna, che si trova sopra la pizzeria, è stato esposto sul sagrato della basilica.
Don Enzo Raimondi, che ha celebrato le esequie con tutti i parroci di Sant’Angelo, all’arrivo della bara in chiesa ha detto che
«non è il clamore mediatico che ci riunisce qui ma l’amicizia con Giovanna e la vicinanza ai familiari. Siamo qui per lei»
#sapevatelo2024